Espeche racconta: “La gavetta, la B a 35 anni. Pontedera ora è casa mia”

Il 'comandante' argentino tra passato e presente: l'intervista a LaCasaDiC

17 Novembre 2021

Redazione - Autore

Forte dei Marmi, un presidente argentino, una colonia di connazionali in squadra: è da lì che è partita la carriera in Italia di Marcos Espeche, il comandante classe ’85, difensore del Pontedera.

E lui ci racconta i suoi primi anni in Italia nel campionato di Eccellenza: “Cercavo qualcosa di diverso. Il fatto che ci fosse un presidente di nazionalità argentina come Ciancilla ha facilitato l’accordo, conoscevo molti dei miei compagni con i quali avevo vissuto in un convitto. Ho fatto fatica all’inizio, mi aspettavo qualcosa di più importante appena arrivato in Italia. Mi sono rimboccato le maniche, sono partito dall’Eccellenza e da lì è iniziata la scalata”. Inizia così il suo racconto ai nostri microfoni.

È proprio così: la carriera di Marcos la possiamo dividere in cinque tappe ciclistiche. E dopo Forte dei Marmi arriva Lucca, la città simbolo della sua avventura italiana: “La Lucchese e Lucca significano per me il passato, ma anche il presente dal punto di vista familiare. Sono arrivato qui e sono rimasto sette stagioni in maglia rossonera. Ho esordito a 29 anni nei professionisti, qui ho conosciuto mia moglie e qui è nato mio figlio Santiago. Lucca è casa mia”.

Espeche, centrocampista e difensore centrale

Una delle qualità migliori di Espeche è la sua duttilità. Arrivato in Italia come centrocampista centrale, con il passare delle stagioni ha arretrato il suo raggio d’azione fino a diventare uno dei migliori difensori centrali di Lega Pro. “È verissimo, a Forte dei Marmi e poi a Lucca all’inizio facevo il centrocampista e il mio punto di riferimento era Mascherano. Dal punto di vista caratteriale e tecnico lui e Zanetti sono stati i miei idoli”.

Gubbio, Reggio Emilia e la Serie B

Dopo sette anni a Lucca, Espeche si trasferisce a Gubbio per una stagione prima di toccare l’apice della sua carriera a Reggio Emilia in un modo anche inaspettato: “Era la mia prima esperienza lontano dalla Toscana che era la mia casa, ricordo con grande piacere il goal contro la Ternana, una rete molto simile a quella che ho fatto sabato. E mi è dispiaciuto molto andarmene dopo un solo anno”. Ma il calcio riserva sempre grandi sorprese. L’addio alla maglia rossoblù significa anche l’arrivo alla Reggiana, che al momento della firma sul contratto era in serie D.

“Sono stato il primo acquisto della Regia in quella stagione e la società poi è stata bravissima a chiedere il ripescaggio in C. Si era creata un’alchimia bellissima tra di noi e siamo riusciti a vincere il campionato. È stato come toccare il cielo con un dito. L’esordio in serie B contro il Pisa a 35 anni è stato un momento indimenticabile per me. Sono un tipo testardo, ho sempre creduto in quello che facevo. Il lavoro ha ripagato i tanti sacrifici fatti, la B è stata la giusta ricompensa”.

Pontedera, la famiglia e un sogno da realizzare

Ma la vita calcistica del comandante argentino non è affatto terminata, c’è una nuova sfida. Una nuova battaglia da vincere: Pontedera. Un ritorno in Toscana, a mezz’ora dalla sua Lucca e dalla sua famiglia: “Ho avuto questa possibilità di avvicinarmi a casa e ho colto al volo questa occasione. Mi trovo benissimo, la società è ben organizzata. La squadra è giovane ma ha qualità e stiamo crescendo poco alla volta. Sabato è stato un momento fantastico per me e per i miei compagni, non faccio molti gol e segnarne uno al 96′ decisivo è stata una grande gioia.

C’è rivalità ovviamente perché Pontedera è in provincia di Pisa e con Lucca c’è competizione ma voglio lottare per questa maglia e provare a ottenere qualcosa di importante per questa città e per questa società che mi ha dato così tanta fiducia“.

Il calcio, la famiglia, un sogno nel cassetto da realizzare, Marcos ha le idee chiare. “Nel calcio conta vincere e il mio sogno nel cassetto è vincere ancora un campionato prima di smettere. Nella vita privata invece il mio obiettivo è quello di stare bene con la mia famiglia, veder crescere Santiago che occupa tutto il mio tempo libero. Suonavo la chitarra negli anni scorsi ma ora lui ha precedenza su tutto”.

A cura di Massimiliano Francioni