Pucino: “Nella scorsa estate solo Polito ha creduto in me. Questo Bari rispecchia Mignani”

Il difensore biancorosso si racconta in uno speciale focus

3 Marzo 2022

Luca Guerra - Autore

“Nella vita comportarsi in un certo modo significa ancora qualcosa, soprattutto se trovi persone che credono in questi valori. E così, dopo tanti anni a buoni livelli in B, quest’estate ho trovato una sola persona ad aspettarmi, il direttore Ciro Polito“. A raccontare il retroscena è Raffaele Pucino, difensore del Bari, nel corso di un Focus diffuso sui social del club. Pucino ripercorre i suoi primi mesi in biancorosso, sottolineando le radici del rapporto con l’attuale ds. “Il direttore venne a Sassuolo nel mercato di gennaio come terzo portiere, ma aveva la leadership di un giocatore importante – spiega – aveva carisma, ti trascinava dando valore a qualsiasi cosa”. I due si sono poi ritrovati ad Ascoli: “Io stavo vivendo una parentesi poco felice ad Ascoli e gli dissi che sarei dovuto scappare da lì – ricorda Pucino – poi ci fu l’esonero del vecchio allenatore, venne mister Sottil e scattò una scintilla. Sia il direttore che l’allenatore mi ritenevano un elemento importante. Io ho continuato a dare il meglio di me stesso giocando anche sotto infiltrazioni, l’ho fatto pur sapendo che non mi sarebbe stato rinnovato il contratto. Se non mi fossi comportato così, il direttore non mi avrebbe rinnovato la fiducia quest’anno”.

Pucino e il Bari: “Gruppo unito, rapporto speciale con Terranova”

Cresciuto con il basket (” Ma ho subito capito che non era il mio sport- sorride – poi ho provato il nuoto, obbligato da mia madre, ma anche quello è durato pochissimo, detestavo entrare in piscina”) Pucino a Bari sta vivendo la seconda esperienza in Serie C dopo quella di Alessandria. Nel mezzo ci sono oltre 250 presenze tra A (3 con il Sassuolo, ndr) e B. Alla base del primato biancorosso nel girone C, ammette, c’è il gruppo: “Fino a un mesetto e mezzo fa ci riunivamo spesso in settimana facendo cene di squadra, era diventata una cosa che ci faceva star bene, ci divertivamo tanto. Poi, venuta nuovamente fuori l’emergenza Covid, siamo stati costretti a stare più attenti”.

Tra i rapporti speciali c’è quello con Emanuele Terranova: “La nostra amicizia parte da lontano, quando eravamo entrambi a Sassuolo: quello per lui fu un anno particolare perché gli successero due cose molto brutte, l’infortunio al ginocchio e la scomparsa del papà. In quel periodo presi le valigie e andai per poco più di un mese a casa sua, in quei momenti bisogna stare vicino alle persone a cui vuoi bene. Quelle sono cose che restano”. Nello spogliatoio invece “Di Cesare sulle prese in giro è il numero uno, a lui piace punzecchiarti con le parole non tanto con gli scherzi, ma lui sa che con me può farlo perché abbiamo un rapporto importante”.

“Mignani persona pacata e decisa”

Parole dolci per il suo allenatore, Michele Mignani: “Questo Bari rispecchia quello che è il suo allenatore: Mignani è una persona pacata e molto decisa in quello che fa. Lo considero un bravo allenatore – ammette – conosce la forza della sua squadra, ci lascia liberi di esprimerci e ha equilibrio. Difficilmente ho sentito urlare il mister o fare sfuriate, a meno che non ci vede proprio calare nell’allenamento come è potuto succedere qualche volta. Non è mai andato oltre una determinata linea, quelle sono cose che il giocatore ti riconosce sempre. Lo considero una persona buona, un allenatore bravo che sa la forza della propria squadra. Ci lascia liberi di esprimerci“.