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Arezzo, Mawuli: “Giocare senza curva è come avere un vuoto dentro. A Perugia li vogliamo con noi”

Mawuli con la maglia dell'Arezzo

Mawuli con la maglia dell'Arezzo, crediti SS Arezzo, www.lacasadic.com

Le parole del centrocampista

Il centrocampista ghanese dell’Arezzo Shaka Mawuli Eklu, ospite di Amaranto Channel, ha parlato ai microfoni dell’emittente del suo personale rapporto con i compagni, descrivendo il momento magico che stanno vivendo squadra e tifosi.

Per Mawuli sono state 12 fin qui le presenze in campionato, giocando almeno un minuto in ogni partita. Sintomo e sinonimo della fiducia che Bucchi e compagni hanno nei suoi confronti, che il centrocampista ghanese cerca di ripagare in ogni modo quando scende in campo: “In questi anni ho avuto la fortuna di lavorare con allenatori che mi hanno dato fiducia e mi hanno aiutato a crescere. Venivo da un infortunio importante, ma grazie al lavoro quotidiano, alla società e ai compagni, ho ritrovato serenità e motivazione”

“Mi piace stare con i miei compagni, parlare, scherzare, ballare. Quest’anno ho trovato anche Varela che ama ballare quanto me! Siamo come una famiglia. Penso che una delle mie qualità sia proprio questa: riesco a capire le persone e cerco sempre di imparare da loro. Ho 27 anni e due figli, quindi la testa ce l’ho sulle spalle.”

Un gruppo che si diverte e che fa divertire, come dimostrano anche le esultanze dopo i gol: “Dopo il gol ero stanchissimo, ma ho visto tutti i miei compagni fare quel gesto e mi è piaciuto tantissimo. Non era una cosa preparata, non tutti erano d’accordo all’inizio, ma quando Momo l’ha fatto, gli altri lo hanno seguito. È stato un momento bellissimo, mi sono unito a loro con entusiasmo. Questi gesti spontanei raccontano tanto del nostro gruppo.”

Mawuli: “La curva ti spinge a dare di più”

Durante l’intervista Mawuli si è soffermato sull‘importanza del supporto dei tifosi, e di come avere la curva al seguito faccia tutta la differenza del mondo per una squadra: Entrare in campo e vedere quel settore vuoto è stato un momento di dispiacere. Quel giorno c’era solo Gabriele, che credo abbia rappresentato tutti i tifosi impossibilitati a venire. Ma per un giocatore è qualcosa che ti tocca nel profondo. In curva ci sono persone che lavorano, che sudano, che mettono il cuore per la propria squadra. La maglia che noi indossiamo è fatta anche delle loro storie, di anni di passione. C’è gente che da quarant’anni segue l’Arezzo in ogni trasferta.”

Sono loro che ci spingono, nel bene e nel male, quando vinciamo, pareggiamo o perdiamo. C’è chi canta per 95 minuti senza nemmeno guardare la partita, e poi chiede agli amici com’è andata. Questo è amore puro. Per noi giocatori, la curva è importantissima. I tifosi sono l’altra metà del cuore del gioco. Quando mancano, lo senti. Contro il Campobasso, ad esempio, ero stanco al 75’, ma sentendo la curva cantare, anche sul 4-1, ho trovato la forza per fare una corsa in più. Volevano di più, e noi volevamo darglielo. Domenica ci aspetta una partita importantissima, e mi piacerebbe avere la curva con noi, i nostri tifosi con noi. Perché ci danno tanto, e noi vogliamo dare tutto per loro.”