Coraggio e idee, il calcio secondo Alessandro Formisano: “Pianese? Il mio piccolo Paradiso”

Alessandro Formisano, crediti Pianese Calcio, www.lacasadic.com
L’allenatore della Pianese si è raccontato ai microfoni de LaCasadiC.com in vista della gara d’esordio ai playoff.
La carriera di Alessandro Formisano, allenatore della Pianese, è stata caratterizzata fin qui da un unico aggettivo: precoce. Dalla panchina alla vita privata, tappe bruciate velocemente in mezzo a tanti sacrifici. Il presente, intanto, lo vede ai nastri di partenza dei prossimi playoff con la squadra toscana, un traguardo storico per un club che è solamente al suo secondo anno tra i professionisti: “Ho sensazioni positive, contro l’Arezzo (l’ultima della regular season, ndr) è stata una gara intensa, decisa da un fuoriclasse come Pattarello. Adesso vogliamo goderci il momento, consapevoli delle difficoltà del percorso”, racconta a LaCasadiC.com.
Una guida giovane, ma ambiziosa, che attraverso il lavoro e le idee è riuscito a realizzare qualcosa di importante: “Sono arrivato a Piancastagnaio lo scorso dicembre, il primo obiettivo era la permanenza in Serie C. Diciamo che il mio percorso è partito realmente alla prima partita di ritorno, nella gara d’andata con l’Arezzo avevo avuto pochissimo per preparare tutto -rivela-, abbiamo costruito la nostra salvezza a partire dalla sfida con il Perugia. L’ottavo posto finale ci rende orgogliosi”.
E proprio Perugia ci riporta agli esordi, alle prime volte tra i ‘grandi’: “Anche lì sono arrivato a stagione in corso e dopo l’esperienza con la formazione Primavera -ribadisce-, ma il contesto era diverso. La piazza non era contenta dei risultati, nel girone di ritorno abbiamo collezionato 33 punti centrando anche il quarto posto, poi siamo usciti al primo turno nazionale contro la squadra che ha vinto i playoff: la Carrarese. Poi è chiaro che quando subentra una nuova proprietà le pretese possano cambiare. Mi erano stati chiesti i playoff ed eravamo in piena corsa per raggiungerli. Inoltre, in ogni gara, avevamo 3/4 prodotti del settore giovanile tra i titolari”. E sulle differenze tra i due subentri il pensiero è netto: “A Perugia il contesto aveva bisogno di una scossa, alla Pianese c’era invece un ambiente già sano e forte che richiedeva solo rispetto e pazienza. Io e il mio staff siamo stati bravi a farci accettare dal gruppo, portando un’idea di calcio diversa ma con qualche leggera similitudine rispetto alla gestione precedente”.
Tempo e costanza, forse i veri segreti dietro un cammino così positivo: “Lo spogliatoio era già rodato, veniva dalla vittoria del campionato di Serie D. In campo circa 8/11 erano titolari della stagione precedente, abbiamo puntato soprattutto sui concetti di transizione. E i ragazzi hanno accettato queste nuove chiavi. Siamo anche andati ben oltre le nostre potenzialità, per una realtà come la nostra le idee sono il vero punto di forza. Nonostante le cessioni di Boccadamo e Odjer -dichiara-, abbiamo comunque alzato l’asticella. Merito di un grande gruppo, che si è sempre messo a disposizione.
Oltre gli schemi
Nessun canone, nessuno schema, un pensiero fisso nella mente di Formisano: “Da quando alleno ho sempre cercato di imprimere coraggio ai miei calciatori, a prescindere dal risultato. Non possiamo prescindere da una mentalità offensiva, la Pianese ha sempre giocato a viso aperto con tutti. Non mi piace pensare a modelli predefiniti, dipende tutto dalla concezione dei momenti di gioco. Per me -chiarisce-, quando la palla è tra i piedi dell’avversario si tratta di un momento altamente offensivo per la mia squadra, e viceversa come un momento difensivo. Non amo i concetti canonici. Verticalità, aggressività e duelli, questo è il mio calcio”. Una carriera giovane, che parte però da lontano: “Io lavoravo e studiavo –rivela-, e oggi sono laureato in Scienze Motorie. Ho cambiato qualche indirizzo perché lavorando e vivendo da solo non era così semplice organizzarmi”.
Ed è proprio in quelle giornate così intense che scatta la prima scintilla: “Durante quegli anni mi sono occupato anche dell’organizzazione di eventi sportivi amatoriali. Proprio in quelle occasioni ho inizio a stare con i ragazzi, allenandoli nelle scuole calcio. Stavo sul campo dalle 6 di pomeriggio fino alle 2 di notte, tutti i giorni. Così è maturata l’idea di fare l’allenatore (ride, ndr). Ma il vero colpo di fulmine -dichiara la guida della Pianese-, è scattato durante l’esperienza vissuta all’interno di una struttura che era di proprietà del Benevento Calcio. L’incontro con la famiglia Vigorito ha cambiato le mie consapevolezze, a loro devo tutto. Mi hanno dato la possibilità di fare questo lavoro”.

I passi giusti
L’età, invece, non è mai stata un problema: “Le esperienze nei settori giovanili di Casertana, Benevento o Perugia mi hanno consentito di arrivare pronto in prima squadra. Sono abituato a rapportami con i giovani, mentre cerco di rubare sempre qualcosa dai più esperti. Soprattutto quell’esperienza che non ho potuto accumulare da calciatore. Per me l’età è solo una concezione meramente anagrafica, ho sempre bruciato le trappe e a 19 anni ero già in panchina. Oggi sono anche papà. So che devo crescere tanto, ma non ho fretta. Ho sempre fatto i passi giusti, e la Pianese è stato il passo più giusto della mia carriera”. Sono diverse, invece, le fonti d’ispirazione. Sia sul piano tattico che comunicativo: “Dico sicuramente Antonio Conte, ha un grande carisma, ma seguo anche Gasperini per la proposta di gioco. E c’è anche Massimiliano Alvini -precisa-, che merita una menzione speciale. L’ho conosciuto a Perugia, gestisce le squadre in modo meraviglioso”.
“Ha sempre una parola di conforto per tutti -prosegue-, mi ha folgorato. È un uomo straordinario, con un’umanità diversa, che si rialzerà. Nel mio piccolo anche io cerco di essere come lui”. Il pensiero finale è poi dedicato al presente: “Alla Pianese ho trovato una società straordinaria, con un presidente eccezionale. Un piccolo Paradiso. Contro il Pineto, ai playoff, sarà sicuramente una bella partita. Loro avranno a disposizione due risultati su tre, ma andremo lì con i nostri soliti concetti. Chiunque passerà lo avrà meritato”. E sui sogni: “Penso solo a crescere ancora, nell’ultimo anno ho vissuto due stagioni in una. Il campo dirà dove potrò arrivare”. A piccoli passi, cercando di cogliere ogni singola opportunità. Un giovane sognatore che, con coraggio, ha già saputo lasciare il segno.