Una questione di famiglia, Stefano Cassani: “Nato con lo sport nel sangue, che emozione la Serie C con il Carpi”

Stefano Cassani, attuale allenatore del Carpi, si è raccontato ai microfoni de LaCasadiC.com.
La Serie C si avvicina alla pausa invernale, quando club e società tireranno le prima somme sulla stagione in corso. Tra le sorprese del girone B c’è indubbiamente il Carpi. I biancorossi, reduci da una salvezza tranquilla durante l’ultimo campionato, hanno deciso di affidare la panchina a Stefano Cassani, che fino a oggi ha guidato gli emiliani al quarto in classifica insieme a Ternana e Guidonia, grazie ai 24 punti ottenuti. Un mese quasi perfetto: tre vittorie su quattro partite giocate, l’ultima contro il Rimini. L’allenatore biancorosso si è espresso così sulla partita e sulla prestazione dei suoi ragazzi: “Queste sono vittorie importanti, a maggior ragione se avvengono nonostante qualche difficoltà, abbiamo saputo reagire da squadra alle avversità“.
Sulla classifica: “Tutto ciò non cambia gli obiettivi. Dobbiamo cercare di ottenere intanto la salvezza, se ci si riesce“. Sulla reazione dei ragazzi: “Erano molto felici, sanno quanto sia difficile in un campionato come questo, giocare e vincere nonostante l’inferiorità numerica per ottanta minuti. In allenamento abbiamo provato questo tipo di situazioni, ma ovviamente per quanto tu possa simulare questi episodi in partita è sempre diverso“.
Ciò che ha sempre caratterizzato Cassani è stata la sua famiglia, che ha da sempre avuto un ruolo fondamentale all’interno della sua vita: “Vengo da una famiglia di sportivi, diciamo che lo sport è sempre stato di casa. Ho la fortuna di aver sentito sempre il loro appoggio e la loro presenza, la cosa migliore che abbiano potuto fare è farmi commetterei miei errori, non essere troppo presenti nella nella mia vita sportiva, in modo da permettermi di sbagliare. Seguono tanto il Carpi in questo momento, ma hanno sempre seguito anche le altre squadre che ho allenato“.
Dal campo alla panchina, con l’obiettivo di allenare: “Il mio percorso calcistico è finito presto, a diciott’anni praticamente avevo praticamente già smesso di giocare. Non avevo grandissime qualità, a parte quelle fisiche, e allora per caso ho iniziato ad allenare i bambini della squadra dove giocavo. Lì mi è subito scattata la scintilla, dalle prime partite mi è nata una passione nuova. Ho capito che era quello che volevo fare, così mi sono dedicato completamente a questa nuova veste“.
L’inizio del percorso
Tornando indietro nel suo passato, Cassani ricorda i primi momenti in panchina: “Mi sono sempre capitate le cose un po’ per caso. Con i bambini era come avere a che fare con dei fogli bianchi, devi partire da zero e lavorare su qualsiasi dettaglio. Da loro ho imparato a non dare nulla per scontato. Passare dai giovani agli adulti è stato un po’ casuale. L’opportunità è nata mentre allenavo gli Allievi nazionali under 16 del Fano, un giorno per pura casualità mi ritrovai a fare il vice di Alessio Tacchinardi. Subito dopo un direttore sportivo mi ha proposto il progetto Del Duca Grama Castiglione di Ravenna. Era un progetto basato sui giovani, io avendo allenato per diversi anni tra Ravenna e Cesena, conoscevo tanti ragazzi adatti a quel tipo di progetto. Alla fine mi ritrovai in Eccellenza e riuscimmo ad arrivare sesti. Grazie a questo cammino è arrivata la chiamata del San Marino, che voleva vincere il campionato“.
Proprio con il Victor San Marino è arrivata la chiave di svolta nella carriera dell’allenatore romagnolo, capace di conquistare la promozione diretta: “Era una squadra che partiva con la volontà di vincere il campionato e salire di categoria. Ci siamo trovati su questo, visto che fare uno step in più era un anche un mio obiettivo personale. Abbiamo fatto un grandissimo campionato, il primo anno di serie D è stato una sorpresa perché non ci aspettavamo di riuscire a fare i play-off immediatamente, è stata una bella avventura. Dopo c’è stata la chiamata di Lentigione, una realtà che è in serie D da tanti anni, che ha visto passare tanti allenatori e giocatori importanti attualmente in serie A. Mi hanno dato l’opportunità di proseguire nella mia crescita, facendomi guadagnare la chiamata di una realtà così importante come Carpi“.

Emozioni e prime volte
Il presente lo vede protagonista invece sulla panchina del Carpi, alla prima vera esperienza tra i professionisti: “La loro chiamata è stata una bella emozione, parliamo di una piazza con una storia importante, che ha fatto la serie A. La squadra veniva da un ottimo campionato, è molto organizzata e con obiettivi chiari, formata da persone competenti. Confrontarmi con questa realtà per me era molto importante, all’inizio ero molto emozionato per ogni cosa, sono stato accolto veramente bene da tutto l’ambiente“. Sulla trattativa che lo ha portato al Cabassi: “Dopo la telefonata con il direttore Bernardi sono arrivato a Carpi e ho avuto un colloquio con il presidente Lazzaretti. Per me era una grossa opportunità, sono grato a loro per la fiducia che hanno riposto nella mia figura, che si affacciava per la prima volta in questa categoria”.
Un approccio tattico moderno, capace di genere entusiasmo. Ecco da dove nasce la sua filosofia calcistica: “Ho iniziato a allenare nel 2009, in quel momento storico l’allenatore che ha fatto un po’ innamorare tutti è stato Guardiola. Lui è uno stimolo continuo per tanti e nel momento in cui inizi a fare questo lavoro non puoi non studiarlo. Ma devo ammettere che mi ha entusiasmato parecchio anche l’Atalanta di Gasperini, credo che abbia fatto divertire tanti, o ancora il Foggia di De Zerbi. Penso che cercare di rubare le cose più belle e più stimolanti sia una cosa corretta“. Parlando invece di Serie C, Cassani si esprime così: “Nel nostro girone l’Ascoli sta facendo vedere cose interessanti, è una squadra che mi ha incuriosito tanto. Contro di loro abbiamo disputato un’ottima partita, è stata la gara che fino a ora mi ha fatto divertire di più“.
E sui possibili riti scaramantici prima dei match: “Spesso nascono e poi finiscono sul momento stesso. Cerco di non dargli molta importanza, se non per far ridere i ragazzi, ma ammetto che quando mi capita di indossare lo stesso berretto poi vinciamo (ride ndr). Gli obbiettivi? Cercare di fare punti nelle prossime partite e arrivare alla sosta natalizia in una buona posizione di classifica”. Un percorso caratterizzato da tanta intraprendenza, ancora agli inizi. Studio e passione, con l’obiettivo di percorrere una strada precisa. Consapevole delle difficoltà che fino a ora hanno forgiato l’uomo, prima dell’allenatore.
