Vicenza, a Novara nel ricordo di Paolo Rossi: quel gol che valse l’inizio di una storia unica

Paolo Rossi con la maglia della Nazionale / gdm / www.lacasadic.com
Era il 19 dicembre del 1976, e il Vicenza sbancò Novara grazie al sigillo di un futuro campione del mondo
La domenica? Problemi grossi: segna Giordano o Paolo Rossi? Cantava così, Stefano Rosso, ne L’Italiano che ancora oggi ricordiamo e ascoltiamo. Perché, tra le sue linee sottili, un pezzo della nostra storia calcistica riprende vita. L’indimenticabile carrasco do Brasil: Pablito. L’eroe dell’82, il sorriso d’oro come l’ambito premio poi alzato al cielo, la capacità di poetizzare ogni gol grazie al solo esserci sempre. In purezza. Attaccante vero, uomo grande…e due colori che, tuttora, ne portano in alto il nome: quelli del Vicenza.
Sì: i primi calci li tira a Prato, frazione di Santa Lucia. Ma saranno il bianco e il rosso a regalargli un motivo per crederci. Quando nessuno credeva, a dirla tutta: l’esperienza precedente, alla Juventus, aveva lasciato più dubbi che certezze. Complici gli infortuni, il poco spazio, annessa contrarierà della famiglia al trasferimento bianconero. Una serie di fattori che hanno accelerato il processo di separazione tra le parti (che poi, storia nota, si riprenderanno al volo). Aprendo, parallelamente, una nuova corsia di possibilità: direzione, il Lanerossi.
Anno, 1976/1977: è l’inizio di un viaggio destinato ai racconti. Dopo un breve periodo a Como, il Vicenza ne preleva le prestazioni. Ed subito festa: il ragazzo, sotto porta, costruisce una nomea di rapace che attrae in silenzio. Per poi arrivare al cuore di tanti, nelle radioline di tutti, sulle tv di alcuni: insomma, Paolo Rossi era un ragazzo come noi, diventato parte di noi. Specificatamente, con una partita di quella stagione magica: era dicembre, nevicava a dirotto, i biancorossi si giocavano a Novara una fetta delle proprie ambizioni. La Serie A era già nei progetti.
Quel match, dal canto suo, non fece altro che confermare la forza del gruppo, allenato da Giovan Battista Fabbri e coadiuvato dal presidente Giuseppe Farina. Quel match, giornata 13 di un torneo iconico, consegnò al calcio italiano il tredicesimo sigillo di un giovanissimo Paolo Rossi. Che aprì le danze, che sbracciò per il sogno di arrivare, e che alla fine arrivò lì. In cima. A guardare il mondo dall’alto verso il basso. E partì tutto, o quasi, da un Novara Vicenza di ghiaccio e gala.
Vicenza, devi sfatare il tabù “Piola”
Fu proprio questa, l’ultima vittoria del Vicenza sul manto verde del Silvio Piola. Che, successivamente, calò le saracinesche: i biancorossi non hanno più saputo vincere a Novara. 34 anni dopo il confronto del ’76, le due squadre si ritrovarono faccia a faccia sempre in Serie B. Ma il risultato, questa volta, premiò i piemontesi, che si imposero con un secco 3-0. Stesso decorso due stagioni più in là: il Novara vinse 3-1 tra le sue mura e diede adito al trend. Proseguito, sulla falsariga, nella stagione 2015/2016: finì addirittura 4-0 per i biancazzurri.
Tutto qui? Non esattamente: il Novara, quando vede biancorosso, si trasforma. Vinse in B anche nel 2016 (2-1), per poi continuare a farlo persino in C, dove le due squadre competono da oramai un triennio. Al Piola, però, non si passa: un tris nel 2022, poi due pareggi a riequilibrare il confronto. Ma la posta in palio resta altissima, a maggior ragione dati i precedenti sopraelencati. Ci sarà da divertirsi, il prossimo 7 dicembre.

Fino ai giorni nostri
Che raccontano una storia totalmente diversa: il Vicenza, oggi allenato da Fabio Gallo, sta letteralmente divorando la concorrenza del Girone A. Parola ai numeri: 16 partite, 42 punti, simbolico titolo di campione d’inverno già in saccoccia e una dose di serenità che allieta il viaggio. Ancora lungo, certo, ma sicuramente ben avviato. Il secondo posto di Union Brescia e Lecco dista ben 12 lunghezze.
Il Novara, invece, sbraccia a centro gruppo. La squadra dell’ex Inter Andrea Zanchetta, infatti, occupa l’undicesimo posto con 19 punti, sospeso tra il sogno di volare e la paura di cadere. I piemontesi sono a una lunghezza dai playoff ma, contestualmente, cercano ossigeno, perché la zona playout dista solo 4 punti. Piccola curiosità: il club ha raccolto ben 10 pareggi, la più alta percentuale d’Europa (62%).
