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Perugia, inizia il Tedesco-bis: dal campo alla panchina, storia di un amore mai finito

Giovanni Tedesco (IMAGO)

Giovanni Tedesco (IMAGO)

Il Perugia si affida a una colonna del suo passato per rinascere: Giovanni Tedesco è il nuovo allenatore dei biancorossi.

Ci sono storie che non finiscono mai. Fanno giri immensi, e poi ritornano. Sempre. Oltre il tempo che passa e le vesti che cambiano. Oltre tutto e oltre tutti. Con un solo, chiaro, intento: emozionare chi legge. Proprio come Giovanni Tedesco. Proprio come il Perugia. Un uomo che vive per il biancorosso e un Grifo ferito che, dopo 27 anni, ha bisogno ancora del suo capitano. Insomma: è il binomio perfetto. Nel posto giusto, nel momento più difficile. Ma ideale, per ritrovare insieme spirito e retta via.

Sulla falsariga di quanto accaduto in quel lontano 1998, che oggi azzera la distanza segnando l’inizio di una seconda complicità. Scenario noto: sarà il classe ’72 il nuovo allenatore del club umbro. Fondamentale, e di molto, appellarsi al proprio passato, per costruire la strada che porta al futuro. Oggi, una salita infida; domani, chissà, una piacevole discesa. Sarà il campo a dirlo, anche se il rapporto tra le parti suggerisce qualcosa di ancora più profondo, che merita  attenzione. Il Perugia e Tedesco sono già stati tante cose.

E aspettarsi che sia ancora così viene quindi spontaneo, dati i trascorsi. Imperativo riavvolgere il nastro, per ripercorrere sei stagioni di simbiosi e di crescita, di risultati storici e di imprese memorabili. Quelle perseguite e poi realizzate sotto la stoica guida di Serse Cosmi. Impossibile, a tal proposito, dimenticare la conquista della Coppa Intertoto della stagione 2003/2004. Grazie, soprattutto, a chi c’è sempre stato: Tedesco prima degli altri. E non perché, in quella trionfale serata europea contro il Wolfsburg, segnò anche lui uno dei gol vittoria. Ma, soprattutto, per l’attaccamento, l’appartenenza e la costanza sempre dimostrata. Al servizio di una sola causa. Anzi, di una sola ”casa”: Perugia.

Seconda pelle e terza dimora, dopo i natali di Palermo e le carezze di Malta, perla mediterranea che ne ha cullato i propositi da allenatore. Quei panni che ha vestito per tanto tempo, una volta appesi gli scarpini, e che adesso tornerà a vestire proprio dove tutto è iniziato. Al ”Curi”.

Gli inizi a Firenze, Perugia, il ritorno da allenatore: la parabola di Tedesco

Era un altro calcio, era un’altra Serie A. Era il Perugia di Gaucci, che sbracciava tra i grandi e regalava attimi da cartolina. Ma era, e sarà sempre, il Perugia capace di appassionare. Sarà proprio questa, la prima mission (im)possible di Tedesco: costruire un’identità chiara e solida. Lo richiede la categoria, lo richiede la classifica, che al momento vede i biancorossi al penultimo posto, con 3 punti raccolti in 10 partite. Ora spazio a Tedesco: a lui la speranza. O meglio: a lui la fascia. Non fisica, ma simbolica.

Proprio come fatto per sei lunghe stagioni. Dal 1998 al 2004, dicevamo: un arco temporale arricchito con ben 169 presenze e 24 gol. Statisticamente ed emotivamente, l’esperienza più significativa della sua carriera, iniziata alla Reggina e proseguita a Firenze, prolungata a Foggia e a Salerno e in seguito sbocciata proprio con la maglia umbra. Nel mezzo, tante emozioni e momenti storici.

Il Perugia al murales di Lionel Messi – credit: AC Perugia

Imparare a conoscersi

Dopo sei anni al ”Curi’, né Genova né la sua stessa Palermo riuscirono a dispensargli le stesse sensazioni. Come reinventarsi? Facile: Tedesco inizia la carriera da allenatore. Accumulando tanta, tantissima, gavetta: parte a Foligno, sperimenta Malta, ritorna a Palermo e, seppur per poco, dirige in Serie A. Tre partite e due pareggi più in là, però, è tempo di un nuovo viaggio: torna a Malta e ci resta per altre sei stagioni, vincendo anche una Coppa Nazionale alla guida del Birkikara. Poi, il Qatar; infine, Perugia.

Il rientro in Italia arriva dieci anni dopo l’ultima volta. E’ cambiato davvero tutto: dal rosanero al biancorosso. Ma una cosa è rimasta intatta: la passione. Per provare a regalare a una storia già bella, un secondo capitolo altrettanto affascinante.