Checco Lepore, il figlio di una terra: “Mi sento bene, mi piace aiutare i ragazzi. Futuro? Ho le idee chiare”

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Checco Lepore si racconta a LaCasadiC: la determinazione in giovane età, i sacrifici, e tutta la voglia di giocare a calcio.
Quando Checco Lepore parla del suo percorso, lo fa con la naturalezza di chi ha vissuto ogni singolo passo come un dono. Cresciuto con il sogno di giocare nel Lecce, ha lasciato casa giovanissimo per inseguire una possibilità al Nord, dove “c’erano più opportunità e spazio per i ragazzi”. Il destino di indossare i colori giallorossi: “Mia mamma mi ha sempre raccontato che già dalla pancia scalciavo, lei è una grande appassionata di calcio. All’età di 5 anni mio fratello mi ha messo un pallone tra i piedi: alternavo tra strada e scuola calcio, finché a 10 anni non ottengo il primo provino per il Lecce, la mia squadra del cuore, con cui faccio tutta la trafile delle giovanili”.
La scelta di trasferirsi al nord: “A 17 anni vado a giocare in Eccellenza, a Copertino, chiudendo la stagione con 30 presenze e 3 gol. Dopo quell’anno mi trasferisco al nord, nonostante le varie offerte ricevute da squadre di Serie d del sud. Mi davano 500 euro al mese, con vitto e alloggio in un garage. La mattina lavoravo in una fabbrica di plastica e la sera mi allenavo. Non mi pesava, anzi, mi ha fatto capire il valore del sacrificio e del lavoro”.
Da lì l’inizio di una carriera costruita passo dopo passo: “Ho iniziato così, un po’ alla volta, senza che nessuno mi regalasse nulla. A Varese ho vinto il mio primo campionato con Devis Mangia, poi la Serie B e la C2 da capitano. Quando tornai a Lecce, nel 2009, arrivò la promozione in Serie A. Segnai subito all’esordio in Serie B, era il sogno del me bambino. Poi a marzo mi ruppi la caviglia: saltai le ultime dieci partite. Quando Giacomazzi alzò la coppa, me la passò e mi disse “Portala tu sotto la curva, te lo meriti”. Non lo dimenticherò mai”.
Il ritorno a Lecce: “A Nocera conobbi Gaetano Fontana: mi ha cambiato ruolo, facendomi diventare terzino destro. Gli devo tanto. Sono tornato a Lecce anche grazie a Fabrizio Miccoli: rinunciò a parte del suo contratto per farmi arrivare. Da capitano ho riportato il Lecce in Serie B, è stata un’emozione incredibile, una responsabilità enorme ma bellissima”.
Lepore: “Berlusconi? Un visionario, la sua storia parla da sola”
Dopo il ritorno in B con la maglia giallorossa, arriva la chiamata del Monza: “Non ero sul mercato, il Lecce non voleva cedermi. Ma l’ultimo giorno mi chiamarono Brocchi e Galliani. Non potevo dire di no. Parlare, ascoltare e stringere la mano al presidente Berlusconi e al dottor Galliani è una sensazione forte. Da loro puoi solo imparare. Berlusconi era un visionario, la sua storia parla da sola. A Monza ho giocato con Boateng, Frattesi, Balotelli, Colpani, Carlos Augusto, Di Gregorio. È stato bellissimo, abbiamo vinto ancora e io ho chiuso anche un cerchio personale, perché mia moglie e mia figlia vivevano al Nord”.
La parentesi Lecco: “Dopo Monza andai in prestito a Trieste per sei mesi, poi alla Pergolettese, dove abbiamo raggiunto i playoff per la prima volta nella storia del club. Anche lì è stata una bella soddisfazione. Poi è arrivato il Lecco, dove abbiamo fatto qualcosa di straordinario: dopo cinquant’anni abbiamo riportato la squadra in Serie B. Nessuno ci credeva, ma avevamo un gruppo forte, unito, che andava oltre ogni limite”.
“Mi sento bene, posso dare ancora tanto. Aiuto i giovani a crescere”
Oggi Checco Lepore gioca ad Altamura, chiamato dall’allenatore Mangia, per portare in biancorosso la sua lunga esperienza tra i professionisti: “Quest’estate ho pensato di restare vicino casa e di scendere in Serie D o Eccellenza. Mi hanno cercato diverse squadre, ma poi mister Mangia, che mi conosceva, mi ha convinto a restare in Serie C con l’Altamura. Sto bene, gioco sempre e mi sto mettendo a disposizione di tutti. Mi fa piacere ricevere complimenti anche per come aiuto i giovani, non solo con le parole ma con l’esempio. Li seguo nell’alimentazione, nel comportamento. Io credo nell’esempio concreto, non nelle chiacchiere”.
E sul futuro: “Finché sto bene giocherò. Nel frattempo ho frequentato il corso da team manager e club manager, così da prepararmi anche al ‘dopo’. So che a Lecce non hanno un club manager, e se ci fosse un’occasione la prenderei al volo. Poi mi piacerebbe diventare direttore sportivo, e appena potrò farò il corso”.