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Eziolino Capuano, bordata contro gli avversari: “Chi ha vinto dovrebbe ringraziare Padre Pio” | Poi difende i suoi

L'allenatore Ezio Capuano (credit: IMAGO) - www.lacasadic.com

L'allenatore Ezio Capuano (credit: IMAGO) - www.lacasadic.com

Quarta sconfitta consecutiva tra campionato e coppa per il Giugliano di Ezio Capuano, che nella conferenza post partita rilancia

Le conferenze stampa nel mondo del calcio sono molto più di un semplice adempimento contrattuale. Sono vere e proprie arene mediatiche, dove le parole hanno il peso specifico di un gol all’ultimo minuto. Nel corso della storia, allenatori e giocatori hanno trasformato il podio in un palcoscenico per sfoghi, dichiarazioni d’amore o, più spesso, guerre psicologiche. Questi momenti iconici hanno plasmato la percezione pubblica, creato leggende e, in alcuni casi, deciso il destino di un campionato ancor prima del fischio finale.

Non si può parlare di conferenze stampa senza citare l’epoca d’oro di José Mourinho, l’uomo che ha elevato la dialettica al livello di arte marziale. Il suo arrivo al Chelsea nel 2004 fu sigillato da una frase destinata a diventare il suo marchio: “I am a Special One”. Non una semplice autocelebrazione, ma una dichiarazione di intenti che fissò immediatamente i termini del dibattito, dividendo l’opinione pubblica tra ammiratori incondizionati e acerrimi detrattori. La sua arroganza calcolata ha sempre avuto l’obiettivo di spostare l’attenzione dai giocatori, facendosi scudo per la squadra, e al contempo di innescare una micidiale pressione psicologica sugli avversari.

Un’altra pietra miliare nella storia delle sfuriate è il leggendario sfogo di Kevin Keegan nel 1996. All’epoca allenatore del Newcastle in lotta per il titolo con il Manchester United di Sir Alex Ferguson, Keegan, stanco delle mind games dell’omologo scozzese, perse il controllo in diretta TV. La sua celebre frase, urlata con il volto rosso di rabbia, “I would love it if we beat them! Love it!” (“Lo amerei se li battessimo! Lo amerei!”) è rimasta impressa come l’emblema di una pressione che lo travolse, e che per molti segnò la fine delle speranze del Newcastle in quel duello per il titolo, poi effettivamente vinto dai Red Devils.

In Italia, le conferenze stampa sono state spesso lo specchio di passioni più viscerali e di rivalità infuocate. Ricordiamo bene gli show di Antonio Conte o le lezioni filosofiche, a volte ermetiche, di Maurizio Sarri. Tuttavia, il confronto iconico nel post partita di Inter-Juventus tra Adani e Allegri è impresso negli annali del calcio italiano, nonostante non si tratti di una conferenza stampa ma di un collegamento in studio.

Dal surrealismo all’auto-critica

Le conferenze post-partita, spesso a caldo, sono il luogo dove la frustrazione per una sconfitta o l’euforia per una vittoria si scontrano con le domande a volte incalzanti dei giornalisti. Il risultato è un mix esplosivo che può portare a momenti di autentica comicità involontaria o, al contrario, a dichiarazioni di profonda amarezza. Questi siparietti offrono al pubblico uno scorcio, seppur filtrato, della tensione che si vive quotidianamente nel calcio d’élite.

Uno degli episodi più surreali e bizzarri è quello che ha coinvolto l’ex allenatore del Manchester City, Roberto Mancini, al termine di una partita. Stanco delle incessanti domande sul futuro di Carlos Tevez, l’italiano si limitò a rispondere a ogni singola domanda in modo ironico e ripetitivo con un eloquente: “No, is fine”. Questo tipo di reazione, che varia dal sarcastico all’esasperato, è la testimonianza di come, dietro la facciata professionale, allenatori e giocatori siano persone sottoposte a una pressione emotiva e mediatica enorme, capaci di crollare sotto il peso del continuo scrutinio pubblico in modi inaspettati.

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Ezio Capuano in conferenza stampa

“Chi dice di aver vinto meritando, lo fa in malafede”

Il Giugliano cade a Crotone e subisce la quarta sconfitta di fila tra campionato e coppa. Nella conferenza post gara Ezio Capuano ha avuto modo di rispondere alle domande dei giornalisti sulla prestazione dei suoi ragazzi: “Dopo una partita del genere, un allenatore deve essere orgoglioso di fare questo mestiere. L’avevamo preparato in pochi giorni ma benissimo, costringendo il Crotone a vanire a giocare dentro al campo. Sotto l’aspetto tattico siamo stati impeccabili”.

Continua: Non meritavamo assolutamente la sconfitta, se qualcun dice di aver vinto in maniera meritata lo fa in malafede. È un periodo che ci gira male, abbiamo preso un goal dove il tiro di Gomez sarebbe andato in curva. Il primo tempo abbiamo dominato ma nel secondo? Che ha fatto il Crotone di pericoloso? Nulla”.