In Serie C piccoli “Allegri” crescono: “Se volete lo spettacolo andate al circo” | È la reincarnazione di Max

Massimiliano Allegri, ex allenatore della Juventus /Agency Imago
Altri allenatori crescono nello sport. Un nuovo Allegri e si muovono dai campi come la Serie C: ecco di chi si tratta
Massimiliano Allegri è oggi considerato uno degli allenatori simbolo del calcio italiano. La sua carriera è costellata di successi e di momenti che lo hanno consacrato tra i tecnici più rispettati e influenti del panorama calcistico nazionale e internazionale.
Conosciuto per la sua capacità tattica e per l’abilità nel gestire squadre ad alto livello, Allegri ha saputo trasformare gruppi di giocatori in squadre vincenti, dimostrando una comprensione profonda del gioco e un’attenzione meticolosa ai dettagli.
Nel corso degli anni, ha guidato club importanti, conquistando numerosi trofei che hanno arricchito il suo palmarès e consolidato la sua reputazione. La sua esperienza gli consente di affrontare ogni partita con equilibrio e lucidità, adattando le strategie al contesto e agli avversari. Oltre alle qualità tattiche, Allegri è noto per la sua capacità di motivare i giocatori, mantenendo alto il morale del gruppo anche nei momenti più difficili.
Il suo stile di allenamento combina disciplina, organizzazione e flessibilità, rendendolo capace di valorizzare le individualità senza perdere di vista l’obiettivo collettivo. Non sorprende che sia considerato un punto di riferimento per molti giovani allenatori che guardano a lui come modello di professionalità e successo. Con i suoi risultati e il carisma dimostrato in panchina, Allegri continua a essere un simbolo del calcio italiano, capace di lasciare un’impronta duratura nella storia dello sport e di ispirare intere generazioni di giocatori, tecnici e appassionati.
Allegri e le frase iconiche
Massimiliano Allegri è senza dubbio uno degli allenatori più iconici del calcio italiano. Vincente e stratega, ha guidato per anni la Juventus, conquistando numerosi Scudetti e Coppe, e prima ancora il Milan, di cui oggi è nuovamente l’allenatore. Sotto la sua guida, le squadre hanno spesso sfiorato la gloria europea, arrivando due volte vicinissime alla conquista della Champions League. La sua esperienza e capacità tattica lo hanno reso un punto di riferimento per il calcio italiano e un modello per giovani allenatori. Allegri ha anche parlato di temi delicati come l’omosessualità negli spogliatoi, sottolineando la differenza tra vita professionale e privata. “Non ho mai avuto o saputo di calciatori omosessuali nei miei spogliatoi. C’è ancora un muro, ma la situazione sta migliorando. Suggerire il coming out? Dipende dal calciatore: inizialmente potrebbe creare piccoli problemi, ma poi diventerebbe normale”.
Non manca la sua passione per i cavalli, coltivata fin da bambino a Livorno con la nonna. Allegri spiega il concetto di “corto muso”: basta che il musetto del cavallo arrivi davanti, non importa di quanto, per vincere. Questa filosofia si riflette anche nella gestione dei giocatori: chi ha dato il massimo, come Benatia, viene poi mandato “al prato” per riposare e recuperare energie. L’ippica, secondo Allegri, ha molti punti in comune con il calcio: disciplina, strategia e attenzione ai dettagli. Nonostante la chiusura degli ippodromi e il declino della disciplina, per lui resta una passione e un esempio di valori applicabili anche nello sport. Così, tra calcio e cavalli, Allegri mostra ancora una volta la sua visione attenta, pragmatica e vincente.

Il nuovo Allegri in Serie C
Tre partite, due vittorie e un entusiasmo alle stelle. Il Giugliano, sotto l’attenta guida di Ezio Capuano, sembra aver cambiato passo. E non è un caso che, dopo la sconfitta di Monopoli, abbia conquistato il massimo della gioia sia contro il Benevento (in Coppa Italia) che contro il Siracusa. Non sono nient’altro che traguardi figli di un orgoglio che il condottiero ex Taranto alimenta sul campo…e anche fuori. Come testimoniato dall’intervista appena rilasciata a La Gazzetta dello Sport. ”Il calcio è entusiasmo. Dopo 38 anni in panchina volevo smettere. Ho vissuto dieci mesi di sofferenza per la traumatica separazione con il Trapani. La famiglia mi ha convinto a ripartire. Oggi sono rinato. Mi sveglio ogni mattina per andare allo stadio e fare felice la città”.
Quella di Giugliano in Campania, una sfida inedita, che Capuano commenta così: ”Sarò come un chirurgo. Voglio rimettere in piedi una squadra che prima di me faticava a camminare. Indosserò il camice, ma resto sempre un allenatore del popolo”. La cura, al momento, sembra funzionare. A testimoniarlo, i sopracitati numeri concordi. Il segreto? Questo: ”Ho trovato un gruppo di uomini, prima che di calciatori. Al Giugliano c’è uno spogliatoio compatto, unito. In carriera mi è capitato spesso di arrivare in squadre che vivevano situazioni difficili. Ai ragazzi ho subito detto che ‘vincere è un desiderio di tutti, sapersi preparare alla vittoria è invece un privilegio di pochi”. Poche parole, un obiettivo chiaro: lasciare il segno.
