Lecco, partito il maxi bonifico: “1 MILIONE E 250 MILA EURO” | Certe cifre non si vedono neanche in Serie B

Sipos con la maglia del Lecco, Credits Huiala _ Calcio Lecco, www.lacasadic.com
Cifre altissime e diatribe: è il caso dell’anno? In C è un tema che crea discussione ormai da tempo.
A volte le città crescono attorno a un simbolo, un punto di riferimento che unisce generazioni e passioni. Lecco, incastonata tra lago e montagna, non fa eccezione. Qui, il calcio non è soltanto sport: è identità, orgoglio, appartenenza. Ma ogni simbolo, per restare vivo, ha bisogno di basi solide. E quando queste basi iniziano a scricchiolare, quando la burocrazia rallenta il passo dell’entusiasmo, la tensione cresce silenziosa, fino a esplodere. Dietro l’apparente calma di un autunno lombardo, cova un malcontento che non riguarda solo pallone e reti, ma la dignità di una città intera.
Eppure, in campo, tutto sembra funzionare. Una squadra che corre, che sogna, che convince. I tifosi tornano sugli spalti, le sciarpe sventolano e il nome di Lecco risuona con forza nei tabellini. Ma al di fuori del rettangolo verde, c’è un altro gioco in corso: quello delle carte bollate, delle concessioni, dei lavori promessi e mai iniziati. È una partita che si gioca tra uffici comunali e corridoi di potere, dove la passione rischia di soccombere sotto il peso della burocrazia.
Dentro le ombre del calcio moderno
Ogni storia di calcio ha i suoi protagonisti invisibili: amministratori, dirigenti, tecnici. Persone che non finiscono sui giornali la domenica, ma che ne determinano il destino il lunedì mattina. È qui che le parole contano, e quando vengono travisate, diventano mine pronte a esplodere. In questa vicenda, le dichiarazioni sono volate da una parte e dall’altra come palloni impazziti: accuse, chiarimenti, precisazioni. Tutti dicono di voler il bene della città, ma intanto nulla si muove.
C’è chi parla di rispetto, chi di responsabilità, chi di numeri. Eppure, al centro resta sempre lo stesso nodo: chi deve fare cosa, e perché non è ancora stato fatto. Un impianto che avrebbe dovuto risplendere come orgoglio cittadino si è trasformato in un campo di battaglia amministrativa. E allora, inevitabilmente, qualcuno ha deciso di rompere il silenzio, di mettere nero su bianco la propria versione dei fatti.

Lecco, Aliberti: “Pronto al confronto con le istituzioni”
E alla fine la risposta è arrivata. Forte e chiara. In pieno stile Aniello Aliberti, presidente del Lecco. Club che sul campo vola (terzo posto a -5 dalla vetta) ma che, fuori da esso, deve ancora combattere contro i paletti comunali. La questione è ampia e il patron ha deciso di rilasciare un’ulteriore nota ufficiale per chiarire la sua posizione.
Il comunicato, diffuso il 6 novembre, si apre con parole di difesa e trasparenza, tocca i nodi della cabina elettrica e dei lavori dello stadio Rigamonti-Ceppi, e si chiude con un invito alla verità: “Sono stanco di combattere contro i mulini a vento. Voglio solo dare dignità a una squadra e a una città che non meritano di giocare in uno stadio così degradato”.
