Licenziati DS e allenatore: i granata rifanno tutto da capo | E’ una richiesta precisa del presidente

Pallone Serie A (Imago)
L’allenatore e il dirigente a serio rischio: ecco i nomi dei possibili sostituti e cosa potrebbe cambiare in vista del resto della stagione.
Nel calcio di oggi l’allenatore è molto più di un semplice stratega. È il volto del progetto, il punto di riferimento di spogliatoio e tifosi, il simbolo di una filosofia. Ma è anche il primo a finire nel mirino quando qualcosa non va. In un mondo che vive di risultati e cicli sempre più brevi, il tecnico è costretto a muoversi in equilibrio tra gloria e rischio, tra la possibilità di entrare nella storia e quella di dover fare le valigie da un giorno all’altro.
Gestire una squadra, oggi, significa saper coniugare tattica, comunicazione e leadership. Guardiola al Manchester City è l’esempio più evidente di come un allenatore possa plasmare un club a propria immagine e somiglianza: non solo attraverso il gioco, ma anche creando una cultura vincente. All’opposto, Carlo Ancelotti ha costruito la propria carriera sulla gestione umana, sull’empatia e sulla capacità di far rendere al meglio anche i campioni più difficili da gestire. Due stili diversi, stesso risultato: vincere attraverso la fiducia e la credibilità.
Ma la realtà è spietata. L’allenatore, nel calcio moderno, è diventato il capro espiatorio ideale. Bastano pochi risultati negativi per far saltare un progetto. Un’esempio è José Mourinho, separatosi dalla Roma nonostante avesse riportato entusiasmo è trofei ad una piazza che provava determinate emozioni da tempo. È la dimostrazione che, nel calcio d’élite, la gratitudine ha vita breve.
E in Italia la situazione non è diversa. Allenatori come Rudi Garcia, cacciato dal Napoli pochi mesi dopo lo scudetto di Spalletti, o Thiago Motta ,ritento il responsabile principale del fallimento Juventus, rappresentano la normalità di un sistema che non concede tempo.
L’equilibrio tra visione e sopravvivenza
Essere allenatore significa vivere costantemente sull’orlo del baratro, cercando di difendere la propria idea di calcio senza essere travolti dai risultati. Chi riesce a trovare l’equilibrio tra visione e pragmatismo può costruire un’eredità duratura; gli altri, spesso, finiscono per essere ricordati solo per il giorno in cui sono stati esonerati.
Un ruolo da sempre affascinate e molto complicato, dove a vincere sono i giocatori ma a perdere è solo l’allenatore, senza riconoscerne talvolta la reale importanza. Sarà un caso che a Manchester sponda United finita l’epoca di Sir Alex Ferguson si faccia fatica a tornare protagonisti?

Trapani, in bilico Aronica e Mussi: i possibili sostituti
Ore calde a Trapani, dove sono tornati sotto accusa l’allenatore Salvatore Aronica e il direttore sportivo Andrea Mussi. La panchina dell’ex Napoli è seriamente a rischio proprio come un anno fa, quando venne esonerato dopo il ko interno con il Benevento salvo essere richiamato pochi mesi dopo. Il Presidente Antonini però non starebbe valutando un cambio imminente in panchina, avendo già tre allenatori sotto contratto (Aronica, Torrente e Eziolino Capuano) con un nuovo cambio che andrebbe a pesare ulteriormente sulle casse societarie.
Il possibile approdo di Capuano al Giugliano potrebbe aprire uno spiraglio per l’arrivo di un nuovo allenatore, e i nomi sondati per ora sono l’ex Alfio Torrisi, Alfredo Aglietti, Attilio Tesser e Pasquale Marino.
