Ajeti si presenta: “Padova merita di stare almeno in B”

Le prime parole del difensore: "Mi sono allenato da solo a Basilea, sono al 70%"

ajeti
17 Novembre 2021

Redazione - Autore

Arlind Ajeti è un nuovo giocatore del Padova. Dopo l’annuncio, è tempo di presentazione per il difensore ex Crotone e Torino. Visite mediche già svolte nella scorsa settimana e subito in campo agli ordini di Pavanel per trovare la giusta condizione prima dell’esordio con la nuova maglia. Accordo raggiunto fino al 30 giugno 2022 con opzione per un’altra stagione. In caso di promozione in B, il rinnovo sarà automatico.

Le prime parole di Ajeti con la maglia del Padova

“Non c’è stato bisogno di motivazioni particolari: ho scelto Padova e il Padova per la sua storia e perché so come si lavora in questa realtà. Ringrazio la società per avermi concesso questa possibilità: voglio sfruttarla al massimo”. Così Arlind Ajeti nel suo primo giorno in biancorosso:  “Credo in questo progetto – ha dichiarato il difensore – non sono preoccupato dalla classifica: il SudTirol corre, è vero, ma il campionato è ancora lungo. Molto lungo”.

Ajeti si dice poi sorpreso dalla qualità della rosa: “Ci sono tanti giocatori forti, il tasso tecnico è davvero alto. Del gruppo conosco solo Nico Kirwan: lo scorso anno vestivamo la maglia della Reggiana”. Si ritrovano a mesi di distanza, anche se sono arrivati in Veneto maniera diversa. Kirwan è stato uno dei primi acquisti del ds Sogliano ed è pienamente inserito nell’organico, Ajeti arriva da svincolato per rinforzare una retroguardia che ha recentemente perso Valentini per infortunio.

“Mi sono allenato da solo a Basilea”

“Nel mio contratto con la Reggiana c’era la clausola che in caso di retrocessione sarebbe stato attivato lo svincolo – spiega – Mi spiace sia andata così, anche perché poi il Covid ha complicato alcune trattative che speravo andassero in porto durante l’estate. Così mi sono allenato da solo, a Basilea, dove vive la mia famiglia. Ogni giorno, assieme al mio preparatore, per mantenere forma e lucidità. Ora? Mi sento al 60…anzi, diciamo al 70% della condizione ottimale. Questi primi allenamenti con il Padova mi stanno dicendo che devo lavorare molto per presentarmi al meglio in campo. La fatica però non mi spaventa”.

Se la preparazione andrà bene, Ajeti dovrebbe esordire il prossimo 24 novembre: all’Euganeo è in programma la sfida tra Padova e Viterbese per i quarti di finale della Coppa Italia di C. Già, la Serie C. Una categoria che Ajeti non conosce: in Italia ha già vestito le maglie di Frosinone, Crotone, Torino e Reggiana mettendo in fila oltre sessanta presenze tra Serie A e Serie B. Io credo che il calcio sia uguale sempre, in ogni categoria: per ottenere i risultati conta come si comporta la squadra, come si affrontano assieme gli avversari. Sono fiducioso perché il gruppo in cui sono entrato sta facendo di tutto per ottenere la promozione”.

Vincere e tornare in Nazionale

Vincere anche per un sogno personale: Ajeti punta a riconquistare la maglia della nazionale albanese con cui ha già venti presenze. L’ultima convocazione è arrivata lo scorso giugno. Spero di mettermi in evidenza con il Padova per giocare ancora per le Aquile: far parte della Nazionale è un orgoglio per ogni calciatore”. Tanto più per Arlind, fratello maggiore di Albian Ajeti, attaccante del Celtic Glasgow, che ha invece scelto di difendere i colori della Nazionale svizzera. “Abbiamo preso una decisione diversa – spiega il difensore del Padova – Entrambi abbiamo giocato con le selezioni giovanili elvetiche: io dopo l’Under 21 ho scelto di rispondere alla chiamata dell’Albania. E sono contento della strada che ho fatto”.

Una strada benedetta anche da Ajeti senior, il papà che fu calciatore del campionato jugoslavo prima di trasferirsi in Svizzera partendo dal Kosovo albanese. “Sono cresciuto nel Basilea – racconta Ajeti, che con i rossoblu elvetici ha vinto quattro campionati e una coppa di Svizzera, giocando in Europa League e Champions League – Poi è arrivata l’Italia: sono felice qui, il calcio mi ricorda quello albanese. Per l’attaccamento dei tifosi e per la passione che si respira negli stadi e in ogni campo d’allenamento”.

A cura di Carlo Della Mea