Auteri, non sei l’unico: da Ancelotti a Tuchel, tutti gli allenatori esonerati dopo aver vinto

Carlo Ancelotti, Gaetano Auteri, Marco Giampaolo
La scelta del Benevento di esonerare Auteri dopo una vittoria ha sorpreso tutti. Ma non è un caso isolato, anzi: la storia, recente e non, è piena di storie simili.
Una roboante vittoria esterna, una classifica che sorride e un futuro che, dall’altra parte della rete, attendeva solo risultati ancor più grandi. Poi, all’improvviso, lo strappo. Il punto di non ritorno. In poche parole, anzi, in una che racchiude tutto: esonero. Succede a Benevento, ed è storia oramai nota: Gaetano Auteri non è più l’allenatore giallorosso. Eppure, il campo non lo direbbe affatto.
I campani, infatti, erano reduci dal tris rifilato al Foggia allo Zaccheria, e mai avrebbero pensato di dover ripartire da una nuova guida tecnica. Perché, dati alla mano, non sembrava proprio esservi il bisogno: la squadra occupa il terzo posto e scorge persino la vetta del Catania, distante solo due lunghezze. Il cambio della guardia, difatti, ha sorpreso chiunque mastichi buonsenso e progettualità. Ma non è un unicum nella storia del calcio.
E non è nemmeno un caso isolato, dato che, in questi primi mesi di stagione, è già accaduto. Necessario dunque fare un piccolo passo indietro, della durata di…24 ore. Ebbene sì: ieri, lunedì 10 novembre, la Nuova Sondrio ha infatti comunicato l’addio di Marco Amelia proprio all’indomani di un successo. Quello conquistato, la domenica precedente, contro il Milan Futuro di un altro campione del Mondo come Massimo Oddo. Categorie diverse, decorso affine, tanti e leciti dubbi.
Accade ai piani C e D, ma è accaduto anche ai massimi livelli del gioco. Esempi pratici? Molti e, alcuni, di spessore: da Ancelotti a Tuchel, da Simoni a Ballardini. Ecco alcuni esempi di allenatori destituiti dopo aver raggiunto i tre punti.
Chi come Auteri? I casi Ancelotti e Simoni
Per risalire a uno dei fatti recenti più eclatanti, bisogna sicuramente riavvolgere il nastro. Torniamo al 2019, per la precisione al 10 dicembre. La data che segnò un piccolo spartiacque nella storia recente del Napoli. Che, dopo un anno e mezzo teso, decise di esonerare Carlo Ancelotti, dando poi via a un nuovo ciclo (affidato prima a Gattuso e poi a Spalletti). La particolarità? L’addio dell’allenatore di Reggiolo venne comunicato all’indomani del poker rifilato al Genk in Champions League. L’ultimo impegno di un girone concluso al primo posto e senza sconfitte, ma il culmine di un rapporto nevrotico, interrotto – conseguentemente – pochi istanti dopo il triplice fischio.
Tutto qui? Non esattamente: un’altra delle nostre eccellenze subì la medesima “ingiustizia”. Parliamo del compianto Gigi Simoni, al tempo guida dell’Inter. C’era Ronaldo il Fenomeno, c’era un certo Baggio ma, al vertice della piramide, c’era anche un Moratti nel pieno della verve presidenziale. Incontenibile e incontentabile, sempre. Persino con la squadra – sì partita a rilento – in graduale crescita. Lo testimoniarono le vittorie contro Real Madrid e Salernitana, distanti soli quattro giorni l’una dall’altra. Gli stessi che però, anno 1998, valsero il licenziamento dell’allenatore. E che, di lì a poco, diedero il via a una girandola senza meta: i nerazzurri, sballottati tra Lucescu, Castellini e Hodgson, arrivarono solo ottavi in Serie A.

Dalla Serie A alla Francia: tra Giampaolo e Tuchel
Come detto, la storia presenta molte di queste particolari sfumature. Rimanendo in Italia, ne balzano all’occhio altre due. La prima, l’esonero di Marco Giampaolo dal Milan che arrivò – anch’esso – al termine di una vittoria. La ricordiamo tutti: i rossoneri vinsero, sudando, contro il Genoa, e non confermarono l’allenatore ex Sampdoria. Esonerato e rimpiazzato con Stefano Pioli, che – altra storia nota – arrivò fino in cima.
Qualche anno prima, simile destino per Davide Ballardini. I rosanero, a inizio 2016, vinsero contro l’Hellas Verona ma salutarono il classe ’64, salvo poi richiamarlo ad aprile. E all’estero? Sì, è successo anche lontano dai nostri confini. Specificatamente a Thomas Tuchel, nel 2020: il tedesco, allora allenatore del PSG, venne cacciato nonostante il successo contro lo Strasburgo e una finale di Champions League disputata in pieno Covid.
