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Perucchini, un cuore bergamasco tra i pali dell’Ancona: dall’oratorio agli allenamenti con Dida, la sua storia

“Mola mia!”. E’ questo il motto di ogni bergamasco. Lo sa bene Filippo Perucchini, portiere dell’Ancona, come testimoniano le sue prime parole ai piedi del Monte Conero: “non vedo l’ora di iniziare a sudare e lavorare”. Promessa mantenuta.

“Mola mia”: due parole per raccontare una carriera

Non mollare mai, è questo il significato di “Mola mia”. Due parole per descrivere gli abitanti delle valli bergamasche. Lavoro, spirito di sacrificio, costanza e determinazione. Questi sono i valori racchiusi nel celebre “Mola mia”. Un forma dialettale che Filippo Perucchini deve aver diffuso anche dentro allo spogliatoio dell’Ancona. Si, perché se il club attualmente si trovano in solitaria al quarto posto è anche merito suo. Sono dieci i clean sheet stagionali per il portiere. Nella vittoria contro la Reggiana non c’è solo la firma di Federico Melchiorri, ma anche quella di Perucchini. Il portiere biancorosso ha sfoderato una prestazione impeccabile. Sempre pronto, attento e reattivo. Dal primo all’ultimo minuto. Concentrazione e dedizione. “Mola Mia!”

Prima e dopo il Milan: il viaggio del “Peru”

Filippo Perucchini quel motto lo sta ripetendo all’infinito. Non ha mai smesso di credere nelle sue capacità. Ha sempre lavorato, fatto sacrifici e saputo reagire alle intere stagioni passate in panchina come successo nelle esperienze di Lecco e Chieti o a Benevento, prima e ad Empoli poi in Serie B. Mola mia. A Bergamo nessuno ha paura di sporcarsi le mani. Così ha fatto anche il “Peru” sin dalla giovane età quando, quasi per caso, nell’oratorio di Bergamo inizia la sua storia. Alcuni emissari dell’Atalanta lo notano mentre gioca con gli amici. Contattano la famiglia, ma tutto svanisce. Nel 2002 un osservatore del Milan che abitava vicino a casa di Filippo passa per caso, lo vede, e scatta la scintilla. Una storia lunga nove anni quella tra Perucchini e il Milan. In rossonero vive un’esperienza di crescita professionale e umana indimenticabile. Giusto il tempo di vivere una stagione in prestito all’Albinoleffe e parte l’esperienza in casa del rossonera. Le sue parate con la Primavera, con la quale vincerà la Coppa Italia, non passano inosservate. Nel 2009, a quattro mesi dal termine del campionato di Serie A, Carlo Ancelotti decide di aggregarlo alla prima squadra. Mola mia.

Il Milan e la Serie B con il Lecce

I nove anni di Milan Filippo Perucchini li descrive con una parola. Semplice, ma efficace: “Grazie”. Un grazie per aver avuto la possibilità di ricevere consigli dagli idoli Nelson Dida e Christian Abbiati. Un grazie perché il Milan gli ha insegnato ad essere un leader ascoltando Paolo Maldini. Grazie perché ha potuto difendere la porta di un campione del mondo come Alessandro Nesta. E perché ha contribuito ad allenare Pirlo e Beckham nei calci di punizione. A soli 17 anni ha potuto assistere da compagno alle giocate di Kaka vedendo da vicino il sorriso di Ronaldinho. Un grazie perché ha capito quanto conta allenarsi sempre al massimo osservando Seedorf. Ancellotti non lo ha mai schierato in gare ufficiali, ma non importa. Gli anni al Milan sono stati la giusta palestra per una carriera ancora da costruire. Da Milano si trasferisce a Lecce in Lega Pro dove tra il 2013 e il 2016 colleziona 52 presenze lasciando un ottimo ricordo. Le prestazioni in maglia giallorossa gli valgono, nel 2016, la chiamata del Bologna che lo ingaggia a parametro zero. Tuttavia, l’esperienza con i rossoblù non ha portato grandi soddisfazioni. Ma niente paura. Torna quindi in Salento dove a 21 anni, con 50 partite giocate, Perucchini trova il riscatto. Lui e il Lecce conquistano la promozione in Serie B, dove ritorna a giocare dopo la stagione vissuta a Varese. Mola mia.

Credit: US Ancona

L’Atalanta e la porta dell’Ancona

Non è un caso che questo inno abbia accompagnato la carriera di un calciatore. Soprattutto se quel calciatore è cresciuto sugli spalti dello Stadio Atleti Azzurri D’Italia a tifare la Dea. Il portiere non ha mai nascosto la sua fede calcistica a tinte neroazzurre. Quelle bergamasche dell’Atalanta. Quell’Atalanta che lo ha visto all’oratorio, ma che non ci ha creduto fino alla fine. Una squadra che, come lui, non ha più paura di nessun avversario. “Mola mia” nella vita e in Serie C con l’Ancona. Per sognare oggi tra i pali dello Stadio Del Conero come ieri all’oratorio. “Mola mia Peru.

A cura di Alvise Gualtieri

Alvise Gualtieri

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