Roberta Nocelli e la sua Ancona Matelica: “La mia sfida vinta, le lacrime, l’amore per questa comunità”

Le parole della presidentessa del club marchigiano

Nocelli, Ancona
31 Marzo 2022

Redazione - Autore

Passione, eleganza e amore per la propria gente. Roberta Nocelli, presidente dell’Ancona Matelica – a breve “Ancona Calcio”, con la nuova proprietà – è così: lo dimostra il legame unico con la tifoseria, che l’ha spesso omaggiata per via del lavoro svolto in tutti questi anni. Non a caso, infatti, da essere DG del club, Nocelli è diventata presidente, e lo sarà anche con la nuova società di Tiong. Una conferma importante, che dimostra come il suo ruolo sia fondamentale nell’ecosistema dell’Ancona Matelica.

Ancona Matelica, Roberta Nocelli si racconta

Nel corso della diretta su FB con Gianluca Di Marzio, Roberta Nocelli ha parlato a 360° del suo lavoro nel club e del ruolo delle donne nel mondo del calcio. “Mi chiamano ‘Vulcano’, non sono istintiva per niente (ride, ndr) Il nostro sorriso, il nostro buonumore e le nostre arrabbiature hanno sempre uno scopo benefico. Dopo una sconfitta, portare un sorriso o una battuta riaccende subito una nuova speranza. Io non ho mai avuto problemi nel farmi rispettare. Bisogna dare valore alle persone che ci circondano. Questo ci porta ad avere un maggior valore in questo mondo prettamente maschile, perché questa è la situazione”.

Ancona Matelica, Nocelli: “Il mio calcio fatto di persone”

“Le sfide mi caricano. Quest’anno abbiamo fatto tanti cambiamenti. Non è stato semplice ma con tutti i nostri collaboratori ce l’abbiamo fatta. Ognuno di noi ha messo in campo tutto quello che poteva, senza badare a orari e ruoli. L’importante era dare un segnale. E’ stata una sfida davvero. Ma è stato bello vincerla. Un imprenditore serio e maturo come Canil, che non fa proclami, è arrivato fin qui con i fatti e ha capito che la società aveva bisogno di fare un passo avanti. Io sono innamorata dei tifosi. Arrivare ad Ancona e trovare le porte aperte e una fiducia del genere da parte di una città che ha vissuto tanti fallimenti è stato incredibile. Ci vogliono però risorse economiche importanti. Finora c’è stata una gestione seria e oculata. E questo ha permesso a chi ha voluto investire sul nostro club di trovare una situazione importante.

E’ arrivato questo treno ed è un treno che non va perso. Per una città e per una comunità così. Perché Tiong comprerà questo, una comunità. Il calcio è fatto di persone. A inizio stagione abbiamo fatto un accordo con Radio Tua Ancona e vengono concordati gli interventi dei tesserati. Ci sono stati risultati negativi, il pubblico mormorava. In quel momento non è stato facile ma ho sempre raccontato la verità. Per me è bellissimo sempre parlare con i tifosi, ricevere i loro messaggi. Poi a me non mancano le battute… Quindi riusciamo a smorzare alcuni argomenti, per me è un onore parlare con tutti”.

La conferenza di Tiong e le lacrime per l’ovazione dei tifosi

“Le lacrime durante la conferenza di presentazione di Tiong? Ieri abbiamo aperto l’evento con l’assessore allo sport che ha raccontato il percorso fatto insieme. E poi mi ha ‘incoronato’ come la garanzia di questo futuro. Già avevo pianto nel suo ufficio, poi davanti a 300 persone che ti fanno un’ovazione non ce l’ho fatta. Non so nemmeno se merito tutto questo. Per me poter regalare a questa città delle soddisfazioni è il mio scopo. Che non è nè personale, nè per la carriera. E’ per la mia passione e il mio amore incondizionato nei confronti di questa società. E questo ha contribuito a far affezionare le persone a me, a noi. C’è sempre stato molto dialogo con tutti, però trovarsi tutte quelle persone che ti applaudono… Cosa fai? Io non sono un calciatore, non sono l’idolo che scende in campo. Io non sono neanche ricca. Non sono quella che porta il denaro in questa società. Tutto questo mi è sembrato qualcosa di eccezionale. Non potevo mai immaginare che un dirigente potesse ricevere tutto questo affetto come io in quella occasione”.

Retroscena e quel ‘rito’ pre partita

“La cosa più pazza che ho fatto? In meno di una settimana cambiare tutto un posto che nessuno di noi conosceva, tra il 15 giugno e il 21, data della presentazione dell’iscrizione al campionato. Una cosa enorme per noi. Poi un’altra cosa: noi andiamo tutti allo stadio 3/4 ore prima a preparare tutti insieme lo spogliatoio con i magazzinieri. E’ una sorta di rito. C’è chi porta borracce, palloni, carrelli. La cosa più bella che ho fatto invece è stata consegnare in curva ai tifosi la maglia ‘Noi e Voi’. Io dico che il calcio non è un lavoro. Per chi come noi si occupa di tutto, provando a rispondere sempre a tutti per trovare una soluzione a qualsiasi cosa… è di più, un qualcosa che ti assorbe totalmente. Io senza calcio non immagino un altro tipo di lavoro”.