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Antonio Romano, il “Gerrard” del Napoli che impressionò Benitez

Il suo gol al 14′, il secondo in campionato, purtroppo non è servito per vincere lo spareggio salvezza contro la Fermana. Al 51′ Blondett ha infatti pareggiato i conti e così l’Imolese resta penultima in classifica a quota 31 punti, distante sette lunghezze dalla salvezza diretta senza passare per i playout. Tuttavia Antonio Romano, centrocampista classe 1996, ha vissuto un altro pomeriggio da protagonista. 28 gare da titolare sulle 31 a cui ha preso parte, pedina inamovibile da quando a gennaio è arrivato a Imola dalla Pistoiese.

La storia di Antonio Romano, per tutti Gerrard

Cresciuto a Caravita, frazione di Cercola, Antonio Romano è uno dei tanti scugnizzi della periferia di Napoli venuti su con l’amore per il pallone. I primi calci li ha dati alla scuola calcio dell’Europa Massese, poi nell’estate del 2008 la chiamata del Napoli. La maglia azzurra gli si cuce addosso già a 12 anni dunque, un sogno che si realizza per chi si ritrova a giocare nella squadra della sua città. Più trequartista che centrale o interno, agisce soprattutto a sinistra nel 4-2-3-1 del suo allenatore Gennaro Sorano. Guarda caso lo stesso modulo di Rafael Benitez, che in quegli anni (dal 2013 al 2015) guiderà la prima squadra del Napoli. Altra coincidenza è il soprannome che Romano si guadagna nella categoria Giovanissimi, dove per tutti è “Gerrard” considerate le sue capacità nel nuovo modulo, il 4-3-3, di contrastare gli avversari e inserirsi senza palla.

La notte di Cesena e i complimenti di Benitez

Il percorso nelle giovanili del Napoli va avanti per Romano, che perde uno scudetto in finale contro la Fiorentina. Poi la grande notte, quella del 14 agosto 2013. Nel “Memorial Lugaresi” allo Stadio Dino Manuzzi di Cesena, la squadra di casa batte 1-0 quella di Benitez, priva dei tanti titolari impegnati con le rispettive nazionali. Callejon sbaglia un rigore, ma il volto più bello è quello di Antonio, in campo per 85′ al fianco di Donadel. Tanti i complimenti di Benitez, che lo chiama “ragazzo” quando gli dà qualche consiglio e che a fine partita lo elogerà davanti ai microfoni di Sky: “Sappiamo che ha un gran potenziale, deve lavorare molto. Continuando così arriverà in Serie A”. Lì ancora non è arrivato, al massimo si è fermato a qualche presenza in B col Carpi. Poi tanta Serie C con Santarcangelo, Prato, Casertana Pianese, Turris, Pistoiese e – appunto – Imolese. Ma si sa, non è mai troppo tardi.

Redazione

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