Ascoli, Passeri: “Trasferta vietata? A Rimini situazione inspiegabile”

Passeri - Credit Ascoli Calcio - www.lacasadic.com
Il Dispaccio del presidente Passeri post Rimini-Ascoli, la questione trasferta e il primo vero snodo della stagione
Quella di Rimini era sembrata una gara contratta, meno brillante del solito: la tensione, il peso di una sconfitta e un pareggio alle spalle. Invece, Passeri, riguardando la sfida, nota tutt’altro: “Un piccolo capolavoro dell’allenatore con il suo staff tecnico, dei ragazzi, e di tutta la struttura“. Un lavoro collettivo, lucido e preciso, che ribalta le sensazioni iniziali.
L’Ascoli era entrato in campo teso, concentrato, senza i soliti sorrisi. La pressione, anche quando non dichiarata, pesa nelle gambe. Ma minuto dopo minuto quella rigidità si era sciolta, lasciando spazio al gioco, alla filosofia bianconera che tornava a splendere: la combinazione Damiani-Silipo-Damiani è stata la fotografia perfetta del calcio che vuole l’Ascoli. Qualche istante dopo arrivava Gori, un gesto agonistico manifesto di questa squadra: “Non si molla un centimetro, niente fino all’ultimo decimo di secondo. Eccoci, siamo noi. Più forti di prima, tecnica e determinazione ci hanno dato ragione“.
Il Rimini lotta, spinge, vive sul campo una reazione emotiva figlia del proprio caos societario. Ma l’Ascoli è stato superiore: tecnico, solido, convinto dei propri mezzi. Il percorso di crescita non si ferma, anzi si arricchisce di una tappa fondamentale.
Il presidente non si nasconde: “Abbiamo vinto il male peggiore, il cancro del calcio dove pochi maldestri, per proprio interesse o per deficienza congenita, dividono piazze, società, media, io li chiamo i guastatori seriali, da noi non provano più nemmeno ad avvicinarsi, che non c’è niente da guastare, non trovano spazio, siamo una cosa sola, una città e una squadra con gli stessi obiettivi“. Un messaggio potente, che arriva diretto al cuore dell’ambiente bianconero.
Questione trasferta e il paradosso del calcio moderno
A Rimini Passeri conferma una situazione quasi distopica: “500 spettatori sparpagliati in uno stadio ben più capiente, con il pensiero immediato che se ci avessero aperto la trasferta saremmo stati almeno 1000, se non il doppio, numeri che avrebbero portato anche un beneficio al Rimini, che oggi ha problematiche societarie conclamate. Ma prima che economico il fulcro della questione è che il calcio senza tifo a breve sarà sostituito dalla Play Station, perché senza sentimento e senza anima il calcio muore“. E i divieti preventivi, basati su ipotesi o presunti incroci, rischiano di svuotare il senso stesso di questo sport.
Il presidente è netto: “A mio avviso, stiamo esagerando, signori, noi tifosi abbiamo le nostre colpe ma non è così che si risolvono i problemi odierni, tra l’altro di gran lunga inferiori ai rischi di qualche anno fa. Esistono ormai mezzi e strumenti per controllare praticamente ogni cosa, e individuare tutti; invece, si preferisce chiudere e girare la testa, così uccidiamo il calcio, soprattutto quello delle categorie inferiori“.

Ascoli, Passeri e l’Arezzo: il primo vero snodo della stagione
L’Ascoli e Passeri non si nascondono: la prossima sfida con l’Arezzo sarà un test importante, forse non decisivo, ma di peso specifico enorme. La voglia è chiara: misurarsi con una squadra che molti indicano tra le più forti del campionato. Il presidente però rilancia: “Per ora, nessuno gioca meglio di noi. Nemmeno il Ravenna“. Autostima vera, basata sulle prestazioni.
Il messaggio conclusivo del presidente dell’Ascoli è una chiamata alle armi, civile e appassionata: riempire il Del Duca, sostenere una squadra che sta crescendo, vincendo e convincendo. Lo stadio come casa, come appartenenza, come arma in più. Perché questo Ascoli vuole continuare il suo percorso, ma vuole farlo insieme al suo popolo.
