Un viaggio nel segno della semplicità e della coerenza: Auteri e il calcio

La storia dell'allenatore

auteri
21 Giugno 2022

Redazione - Autore

Veterano del calcio, a suo modo filosofo. Le sue parole colpiscono subito, la sue idee hanno portato risultati sul campo. Forse in questo mondo servirebbero più Gaetano Auteri. E forse, sarebbe un pianeta migliore. “A pensar grigio, siamo diventati pallidi”, dichiarava in un’intervista rilasciata a Gianlucadimarzio.com. Zero calcoli, un uomo concreto. Soprattutto una persona sincera, senza filtri e maschere. Una personalità fondata sul reciproco rispetto. Una personalità che lo ha condotto oltre le 700 presenze in panchina. La cifra tonda l’ha raggiunta in questa stagione, con il Pescara, nel match di campionato contro l’Olbia. Un viaggio immenso e la cui fine è ancora lontana. Sul viso il racconto delle sue esperienze. In testa la voglia di continuare a insegnare calcio.

La carriera da calciatore

Da calciatore ha militato soprattutto in Serie B e C, iniziando la sua carriera nel Siracusa nel 1979. Proprio li, dove è nato nel 1961. Tre grandi stagioni, condite da emozioni e da dolori. Come quelli che lo colpiscono alle ginocchia e che lo portano al ritiro dal calcio giocato all’età di soli 31 anni. Nel mezzo, le esperienze al Genoa, al Varese di Marotta, Palermo, Licata, Monza e Sicula Leonzio. Quest’ultima sarà l’ultima squadra della sua carriera da allenatore. Nel futuro un nuovo disegno. Un nuovo ruolo da ricoprire. Dal campo Auteri passa alla panchina. Idee, coerenza e personalità.

La profonda semplicità di Auteri

Un uomo semplice, che si riscopre nei piccoli particolari della vita. Vissuta fino in fondo, senza strafare, nei suoi insegnamenti quotidiani, nella gioia del vedere crescere i suoi talenti. È così da sempre, da quel Palermo-Virtus Igea di Coppa Italia Serie C. Era il 17 agosto del lontanissimo 2000. La prima di un grande e lungo viaggio. Un palmarés da invidiare, un uomo da cui imparare. 5 campionati vinti di cui 3 di Lega Pro, l’ultimo successo nella stagione 2015-2016 sulla panchina del Benevento. Sullo sfondo un’idea di calcio spontaneo e pulito. Il suo calcio.

Il suo 3-4-3, più che una regola, è un tatuaggio nella sua carriera professionale. Il suo gioco offensivo, mai arrendevole, moderno, ha dominato spesso i campi della terza serie e non solo. Una vita giocata sulle emozioni, tra le gioie e i dolori. La capacità di rialzarsi, ogni volta. Un cammino segnato dalla ricerca della bellezza del pallone: “Il calcio mi fa sentir bambino, felice e appassionato. La sana brama di vittoria è vita pura. Ma vincere significa esser superiore all’avversario, dell’uno a zero tutti dietro la linea della palla, cosa me ne faccio?”. Parole in cui si nasconde il suo essere, il suo modo di vivere e intendere il calcio. Un saggio senza tempo. Un signore come pochi, in un gioco che merita ancora i suoi insegnamenti.

Uno sguardo al futuro

E il futuro è ancora da scrivere. Auteri vuole continuare a insegnare calcio. E questo sport, ha ancora bisogno di lui. Diverse le possibilità per l’allenatore. Il Messina, qualora riuscisse ad iscriversi al prossimo campionato potrebbe affidargli la panchina, ma è soltanto un’opzione. All’orizzonte, potrebbe esserci anche il Catania. Il Gruppo Maestri, interessato a rilevare il titolo sportivo dopo il fallimento, ha infatti spiegato in un comunicato le sue prossime mosse nel caso in cui tutto dovesse andare in porto. L’obiettivo numero uno per la panchina, sarebbe proprio Auteri. La certezza è che l’allenatore e il calcio continueranno insieme. Ancora una volta.