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Avellino, stagione anonima e tifosi infuriati. Tutti i punti interrogativi dopo il flop

Salvo all’ultima giornata. Non è di certo questo il traguardo che l’Avellino puntava a tagliare all’inizio di una stagione sciagurata, che si è conclusa con la sconfitta casalinga (2-0) contro il Monterosi Tuscia. La conferenza del 4 maggio 2022 dopo l’eliminazione al secondo turno della fase dei gironi dei playoff, per mano del Foggia, è stato il primo spartiacque negativo. Il “via tutti” ordinato dalla proprietà si è tramutato in un disastro più che in una rivoluzione propedeutica a una rinascita.

Avellino, l’inizio della fine

La stagione è iniziata con la scelta di affidare l’incarico di allenatore a Roberto Taurino. Un allenatore emergente per un progetto in cui avrebbero dovuto trovare spazio più giovani sia per abbassare il monte stipendi sia per ripatrimonializzare l’organico. La direttiva di azzerare la rosa della stagione precedente si è rivelata, però, un’arma a doppio taglio nel momento in cui al direttore sportivo Enzo De Vito è stato chiesto di procedere senza incentivi all’esodo. Spogliatoio strabordante di giocatori, prime contestazioni per i mancati arrivi: bloccati dalle partenze difficoltose. Alle promesse non sono corrisposti i fatti con tanta confusione tra l’annuncio di un budget illimitato e un calciomercato che ha lasciato intendere tutt’altro. Il ritiro in sede è stato un boomerang: lanciato con l’idea di avvicinare i tifosi alla squadra e abbattere i costi è tornato indietro con un clima di scetticismo presto assorbito da squadra e staff tecnico.

Avellino, Taurino a Rastelli senza la bacchetta magica

Col senno del poi i supporter hanno avuto ragione perché l’Avellino ha palesato sin da un balbettante avvio di stagione tutte le sue lacune. Partito per “andare in Serie B razionalizzando le scelte”, ha rapidamente perso terreno dalle battistrada Catanzaro e Crotone. Il primo a pagare è stato (come sempre) l’allenatore: Roberto Taurino, esonerato dopo il pari casalingo contro l’Audace Cerignola (1-1) alla nona giornata. Al suo posto Massimo Rastelli, che era stato “scartato” in estate per l’ingaggio oneroso. Ritorno in pompa magna, contratto sino al 30 giugno 2024 con clausola di rinnovo automatico per un’ulteriore anno in caso di esonero. Partenza sprint, Avellino issato fuori dalla zona playout fino a quella playoff. Alla lunga, però, qualcosa si è rotto e il girone di ritorno è stato disastroso.

La salvezza per un gol nella differenza reti e ora tanti nodi da sciogliere

L’Avellino, che ha fatto inferocire i suoi sostenitori in più di una circostanza durante il campionato, è stato contestato con l’ausilio di circa 300 fischietti, dalla sua gente, nell’ultima partita. Quella in cui è stato steso da una doppietta di Costantino e ad essere applauditi, sportivamente, sono stati gli ospiti per l’impresa. Tirando le somme, se alla Viterbese fossero restituiti due punti e al Monterosi Tuscia uno, l’Avellino sarebbe salvo per la miglior differenza reti nella classifica avulsa con Turris e Monterosi Tuscia. Questione di un gol. La squadra riprenderà ad allenarsi il 3 maggio. Per non preparare nessun appuntamento. Non resta che ripartire. Da dove si vedrà con un allenatore blindato, un direttore sportivo ai saluti, un nuovo direttore dell’area tecnica in arrivo (Salvini è più di un’idea) e una proprietà che ha chiuso con la peggior annata del suo triennio.

A cura del corrispondente Marco Festa

Redazione

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