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Avellino-Giugliano, un derby nel silenzio che fa rumore

Avellino-Giugliano si gioca a porte chiuse e in un clima surreale, che rievoca nefasti ricordi di altre partite senza pubblico. Quelle a causa del Covid. Stavolta, però, non c’è nessun virus di mezzo. Gli spalti sono vuoti per i fatti violenti accaduti a Foggia lo scorso lunedì 7 novembre. Per i disordini e gli incidenti che si sono verificati prima, durante e dopo la partita sia dentro sia fuori lo “Zaccheria”. Per le colpe di pochi teppisti hanno pagato tutti. E lo scenario rischia di ripetersi perché dopo il giudizio del CASMS si attende che cali la mannaia del Giudice Sportivo.

La vittoria dei teppisti e la doppia beffa per i veri tifosi dell’Avellino e del Giugliano

Doveva essere una festa di sport la prima partita della storia in Serie C tra i biancoverdi e i gialloblu. Si è tramutata in una sconfitta per il calcio. Senza mezzi termini ed alcuna retorica. Un’autentica beffa anche perché Avellino e Giugliano stanno condividendo dall’inizio della stagione stesso stadio. Il “Partenio-Lombardi” ospita infatti dalla prima giornata la squadra allenata da Raffaele Di Napoli, che è stato vice di Zeman sulla panchina dell’Avellino, in attesa che il “De Cristofaro” sia reso adeguato per ospitare partite di Lega Pro. Con nessuna colpa da pagare, i tifosi del Giugliano sono dovuti restare fuori, privati della possibilità di incitare i propri calciatori che e la propria squadra tornata nel professionismo dopo 18 anni. Cancelli chiusi per loro così come per gli altri. Come gli abbonati e chi abitualmente acquista il biglietto per godersi una partita e si è ritrovato costretto a starsene a casa.

Avellino, il prefetto Spena: “Dispiace la frangia violenta doveva pensarci prima”

Nessuna manifestazione all’esterno dello stadio come prima della partita dello scorso 15 con l’Audace Cerignola (costata la panchina a Taurino). In quell’occasione gli ultras contestarono la società entrando in Curva Sud con un quarto d’ora di ritardo. Le forze dell’ordine hanno comunque presidiato la zona per essere pronti a fronteggiare eventuali intemperanze, che non si sono verificate. Anche perché è in arrivo una pioggia di Daspo, l’attenzione è altissima dopo quanto accaduto a Foggia e anche i più critici nei confronti assunto hanno desistito. “Dispiace per i tifosi dell’Avellino, ma anche loro come quelli del Foggia che si sono resi protagonisti di fatti gravi avrebbero dovuto pensarci prima” aveva commentato lo scorso venerdì il Prefetto di Avellino Paola Spena.

L’orologio lanciato da Galderisi, l’aggressione a Toni e i tornelli montati male: i precedenti tra porte chiuse e trasferte vietate

Porte chiuse, trasferte vietate. Avellino-Giugliano riporta le lancette indietro al “Tombolato” di Cittadella off-limits per i sostenitori irpini il 18 febbraio 2017 in Serie B. Allora il provvedimento fu assunto in seguito all’aggressione all’auto dei dirigenti dell’Hellas Verona tra cui c’era anche il campione del Mondo Luca Toni. Come dimenticare poi un Avellino-Bologna della lontana stagione 2007/2008 decisa, ironia della sorte, da Salgado. Doppio ex di Avellino e Foggia. Galeotto fu in quella circostanza il lancio di una bottiglietta dalla Tribuna Terminio che colpì l’arbitro Ayroldi della sezione di Molfetta in occasione di Avellino-Lecce 0-2, decisa da un calcio di rigore trasformato da Valdes e da una rete di Munari. 

La 2007/2000 fu pure la stagione di un’altra partita a porte chiuse, Avellino-Ascoli 0-2. Niente violenza. Incredibile ma vero, determinanti furono i neo-nati tornelli installati in maniera sbagliata. Andando a ritroso ci sono da annoverare pure 2 gare a porte chiuse contro San Marino e Lanciano nella stagione 2006/2007. E solo grazie all’accoglimento del ricorso all’iniziale squalifica per 4 giornate. Il motivo? L’allora allenatore dei biancoverdi Giuseppe Galderisi lanciò un orologio all’arbitro Lioce della sezione di Molfetta dopo un pirotecnico 3-3 tra Avellino e Ternana. Il primo settembre 2007 Avellino-Mantova finì 0-1. Costarono cari ritardi nei lavori allo stadio. Un triste salto nel passato che è tornato presente.

A cura di Marco Festa

Redazione

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