A lezione di vita da Silvio Baldini. Allenatore anarchico con idee ben precise e mai banale. In questi anni seduto sulla panchina ha regalato parole e fatti difficile da vedere nel mondo del calcio. Non per i soldi, ma solo per amore. L’amore per un hobby che deve restare tale dove senza fiducia e un pizzico di pazzia non si può andare avanti. Prima Palermo, poi Perugia: Silvio Baldini si è dimesso per la seconda volta nel giro di tre mesi. Una B conquistata sul campo da condottiero in sella al suo Palermo.
In pochi mesi dal suo arrivo ha creato un gruppo affiatato e unito verso la stessa direzione. Un sogno poi spezzato dall’avvento del City Group. La conferma, ma nell’aria la sensazione che qualcosa potesse non funzionare e il passo indietro. Baldini non ci ha girato attorno, soprattutto nel momento di tornare in pista con il Perugia. Tre partite e via, con l’umiltà di sempre senza pensare ai soldi.
La promozione, le dimissioni e i motivi dell’addio. Baldini spiega a La Gazzetta dello Sport: “I nuovi proprietari non credevano in me. Basti pensare che mi hanno lasciato un anno di contratto mentre a Corini, il mio successore, hanno fatto un biennale. Avevo tre fisioterapisti miei e me ne hanno imposti altri due, insieme a un preparatore atletico di cui non avevo bisogno”.
Nessun rimpianto ma solo la voglia di essere se stesso: “A 64 anni non desidero altro che vivere alla mia maniera, essere fedele a me stesso, al mio bisogno di emozioni forti. Per me la famiglia è tutto, se non sono felice con me, non posso esserlo nemmeno con loro”. Futuro? Baldini non ci gira attorno, come sempre del resto: “Non lo so e non m’interessa. Non penso al futuro, il futuro è la mia decadenza, io voglio vivere intensamente il presente, essere quello che devo essere. Se poi si creano le condizioni giuste…”.
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