“Sapevo di venire in una squadra importante con giocatori forti, arrivavo da un anno poco fortunato. Sono stato abbastanza bravo a restare sul pezzo, con il sorriso“. Consapevolezza e sicurezza nei propri mezzi. Doti di Daniele Paponi, protagonista di un’intervista esclusiva ai microfoni de LaCasadiC.com (la versione completa sarà online nelle prossime ore). Parla del Bari, la maglia che indossa dallo scorso settembre e dove da un mese e mezzo a questa parte si è preso i galloni da titolare: 7 partite di fila dal primo minuto, tre gol pesanti e la fiducia della piazza. “La sento – racconta – qui c’è tanta passione e la proviamo sulla nostra pelle”.
Il primo gol con la maglia del Bari è arrivato a Messina, in un campo e nella porta dove 15 anni prima Paponi aveva segnato una rete iconica. Quella dello scorpione (tacco in tuffo carpiato all’indietro) con la maglia del Parma. “Per me è stato il primo in A, lo porto con me con orgoglio – sorride – il pensiero è venuto prima della partita, anche con i miei compagni ne parlavo. Lì è cominciato il tutto, è stata un’emozione bellissima“. Da quel 29 settembre Paponi è entrato sempre più negli ingranaggi della squadra costruita da Ciro Polito e allenata da Michele Mignani. Il direttore sportivo lo ha chiamato a Bari l’ultimo giorno utile del calciomercato agostano. Scambio con Terrani, passato al Padova, e contratto di un anno con opzione di rinnovo. Come rimettersi in gioco a 33 anni e con 70 reti realizzate in carriera alle spalle. “Ho sentito Polito l’ultimo giorno di mercato: mi ha detto che mi prendeva perché sapeva cosa potevo dare nello spogliatoio” è il manifesto di Paponi. “L’allenatore invece ha tanto equilibrio, è bravissimo a capire il momento del giocatore e i momenti delle partite”.
I gol di questo attaccante globetrotter, passato dalla A alla C fino al Canada andata e ritorno, stanno iniziando a pesare per il Bari. E il tridente con Botta e Antenucci esalta i tifosi: “Ma davanti siamo tanti e tutti bravi – ammonisce Paponi – in questo periodo abbiamo giocato tanto noi e abbiamo fatto bene. Poi con Botta e Antenucci è facile entrare per tutti. Anche prima si faceva bene, siamo stati primi praticamente dall’inizio. La squadra è forte“. Lo dice con il sorriso, lo stesso destinato ad Antenucci che ha paragonato il suo gol di testa a fine novembre al Latina a un tuffo alla Van Basten. “La cena per quel gol? Ne ho già pagata una dopo il primo gol a Messina. Ora magari la prossima la divido con Antenucci, anche lui sta segnando tanto. Ma lo faremo a fine anno, quando conterà di più“.
L’ingresso nello spogliatoio è stato immediato, nonostante le difficoltà. “Siamo partiti con tanti problemi, negli ultimi 2-3 giorni di mercato come sono arrivato io sono arrivati altri giocatori. Il gruppo si è subito unito, ha capito che potevano esserci delle difficoltà e siamo stati bravi. Ma ora guai a fermarsi. C’è da continuare così, la seconda parte di stagione sarà ancora più difficile”. Pazienza è una keyword di questo Bari: “L’esempio è dato con i fatti. Quando vedi che Antenucci sta fuori per tre partite non si lamenta, quando vedi che Paponi sta fuori due mesi e mezzo, Frattali e Di Cesare che si allenano tutti i giorni con enorme regolarità, capisci che sono esempi che ti portano a creare positività. Questo è il nostro contributo. Io a Bari sapevo di dovermi rimettere in gioco”. E lo ha fatto. Con lo sguardo puntato al 2022: “Continuare a fare quello che abbiamo fatto finora, consapevoli del fatto che l’unico primato che conta è quello di fine campionato”.
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