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Benevento, Auteri: “La squadra non mi ha seguito. Se il presidente vuole posso andarmene anche adesso”

Benevento, Auteri conferenza stampa (www.lacasdic.com)

Benevento, Auteri conferenza stampa (www.lacasdic.com)

Le parole dell’allenatore

Nella serata di oggi, lunedì 5 maggio, l’allenatore del Benevento è stato ospite a Ottogol programma condotto da Sonia Lantella su OttoChannel. Tanti sono i temi trattati dall’allenatore: dal suo futuro fino alla sconfitta contro la Juventus Next Gen.

Auteri ha le idee chiare sul suo futuro: “Se dipendesse da me… Non ho mai avuto bisogno di contratti, mi sento in debito qui. Sto pensando di dare un esempio, se la società vorrà rescinderei subito questi due mesi rinunciando al minimo. Sempre se non si arrabbia il Presidente. Potrebbe essere d’ispirazione per qualcun altro, che farebbe  un moto di dignità. Nella vita cercare solo i soldi… Ci sono i diritti, ma nessuno deve dimenticare i doveri. Se non stai bene in un posto mi è capitato di strappare i contratti, se non c’è sintonia e unità d’intenti. Ci alleneremo per molto tempo ancora e lo farei ugualmente, con o senza contratto. Questo mancato senso d’appartenenza ti fa capire che tanti giocatori qui non stanno bene. Restare? Ho due risposte, una d’istinto e una di ragione. Con entrambe ho fatto stupidaggini. Il rapporto con Vigorito è una cosa, il lavoro è un’altra.

L’allenatore si è soffermato sulla sconfitta di domenica contro la Juventus Next Gen. Un 1-5 al Vigorito che è costata l’eliminazione dai playoff: “La partita di ieri è l’epilogo di quanto seminato nel 2025. Perché il calcio dovrebbe gratificarti se non semini bene? Non sempre è stato messo tutto quello che il gruppo aveva nelle proprie corde. A partire dal ritiro, attraverso i principi e lo spirito comune, la solidità e la voglia di giocare un calcio intenso, abbiamo dimostrato di poter essere competitivi. Quando quest’alchimia si è sfaldata per mille motivi più che seguire i criteri c’è stata qualche svasatura, un liquido che deborda: lì cominciano i problemi. Il calcio ha delle regole molto semplici, tutti si devono occupare ognuno del proprio lavoro. Poi quando c’è un po’ di commistione… Quest’epilogo è giusto, è inutile parlare della partita. Non serve. E’ stata una partita in salita, moralmente ce la siamo meritati. Perché il calcio ci avrebbe dovuto gratificare quando non semini attaccamento alla maglia e unità d’intenti?“.

Ieri avevamo qualche problema. Tosca non c’era Capellini ha giocato con uno stato influenzale risolto all’ultimo momento. Il problema non è nelle scelte. Mi viene difficile fare delle analisi. Ho sempre detto che dimostreremo di essere forti quando saremo in grado di codificare le situazioni e metterle in pratica. Se avessimo giocato un calcio speculativo avremmo preso meno punti. Quando si sono perse delle certezze. Io ho sempre detto di non avere problemi ma non ho capito la squadra. Non ho mai conosciuto un giocatore che ha coscienza profonda e da solo riesce a trovare le soluzioni. Mi sono reso conto, colpa mia, di non essere più seguito o poco seguito. Li ho sempre entusiasmati, interessati al lavoro che facevamo. Questo è una diretta conseguenza del calcio. Ognuno deve essere al proprio posto. Quando mi hanno detto che alcuni hanno festeggiato dopo il mio esonero non volevo crederci. Quando i calciatori non funzionano e parlano male dei giocatori vuol dire che non va bene qualcosa. Nel calcio ci sono troppe tutele. I giocatori andavano aiutati. Poi alla fine si inseguono solo obiettivi personali. Anche quando sono tornato ho percepito alcuni disfunzioni all’interno del gruppo. Non può funzionare così. Si perde il concetto di squadra. Se ti alleni come si deve e giochi da squadra puoi arrivare dove vuoi. L’abbiamo fatto fino a quando c’era partecipazione, voglia di confrontarsi“.

“Abbiamo fatto delle valutazioni”

L’allenatore si è soffermato anche sui possibili cambi che potevano arrivare durante il mercato di gennaio: “Dal punto di vista delle valutazioni sul gruppo le ho sempre fatte in un modo o nell’altro, ma già da luglio. Prisco, per esempio, non lo conoscevo. E’ venuto in ritiro, il Presidente mi aveva detto di visionarlo. Ho visto qualità in lui, era positivo e sarebbe stato bene nella squadra: guardate quello che ha fatto. Il nostro periodo particolare è capitato a gennaio, quando bisognava fare mercato. Ne ho sentite di tutte, che non si voleva andare in Serie B e che la società non voleva spendere. Il mercato è coinciso con quei 10-15 giorni, tra Potenza, Altamura, Foggia e Monopoli. Eravamo una squadra in salute che stava inciampando, mercato non mercato”.

“Se ho chiesto calciatori a gennaio? Non risponderò mai, è una domanda estrema a questo punto. Dire delle cose col senno di poi… abbiamo fatto delle valutazioni in alcuni momenti, dovevano anche rientrare dei giocatori, ma i fatti ci dicono che non sono state corrette. Questo gruppo finché ha avuto unità di intenti collettiva… anche con la Juve nella gara d’andata siamo andati in svantaggio, ma poi l’abbiamo ribaltata. Ne abbiamo ribaltate tante così, perché la Juve era coesa e corale, avevamo criteri e li mettevamo in pratica. E’ la prima volta che mi è capitato di avere la percezione di non essere seguito. Motivi? Ce ne sono tanti. Ho pensato che la squadra avrebbe avuto bisogno di coraggio, invece le vere motivazioni erano altre: quando un compagno si permette di giudicare un altro compagno e si vanno a inseguire solo obiettivi personali, senza mettersi a disposizione, si perde il concetto di squadra. A un certo punto abbiamo perso il concetto di squadra“. 

I giovani

Non poteva mancare un commento sui giovani: “All’inizio fanno fatica, poi una volta capita la Serie C si integrano al meglio. Io per la prima volta ho capito di non essere seguito. I perchè sono tanti, molti si possono dire altri no. Quando un compagno si permette di giudicare un altro compagno per seguire obiettivi personali non si arriva ai risultati. A un certo punto abbiamo perso il concetto di squadra“.

E sulla squadra: “Ho sempre avuto rispetto dei calciatori che ho allenato al di là delle qualità. Prima ero un fondamentalista. Quando trovavo gente non allineata, dopo una fase di dialogo intervenivo. Come intervieni quando torni? Ci sono delle partite che devi giocare, cerchi di risolvere e prendere atto. E’ una forma apparente. Avvengono episodi quotidiani sui compagni ma devono arrivare dall’allenatore. Quando pensi ai playoff pensi in maniera positiva che avrai bisogno di tutti. In questi ultimi giorni mi è venuto in mente di prendere alcuni e metterli da parte ma poi ci ho ripensato. Quello che abbiamo seminato in questi mesi l’abbiamo raccolto. Di solito i calciatori parlano bene degli allenatori. Esperienze ne ho fatte tante. Il campo è sacro. A un certo punto l’abbiamo persa“.

“L’io prevale sul noi”

L’allenatore si è poi soffermato sulla situazione critica che ha colpito la squadra: “Ci sono altre situazioni che riguardano l’aspetto fisiologico. Quando ti allontani in pochissimo tempo dell’obiettivo è difficile. L’aspetto dominante è che fino a quando siamo stati in sintonia, abbracciati, fino a quando tutti hanno svolto la loro parte con la voglia di sposare l’obiettivo non ci sono stati problemi. Ma quando l’io prevale sul noi…

Sugli episodi che potevano cambiare la stagione, la risposta di Auteri è chiara: “Contro la Cavese abbiamo giocato una bellissima gara. Andiamo in difficoltà emotiva perchè regaliamo una situazione sul calcio d’angolo e andiamo in difficoltà. Abbiamo anche sofferto con alcuni giocatori che sono usciti un po’ male fisicamente. A Giugliano non abbiamo raccolto. A Foggia grande difficoltà con alcuni giocatori con la febbre. Questo era la gestione di un momento particolare. In quel periodo ho sempre detto che avevamo perso coraggio ma la realtà è che mancava la dedizione al lavoro“.

auteri benevento cdc interno
Gaetano Auteri, allenatore del Benevento in sala stampa

“Mi è dispiaciuto la contestazione verso la società”

Ma come si fa a trovare l’entusiasmo? La risposta di Auteri è semplice: “Nel girone di ritorno non abbiamo vinto una partita. Già dalla sfida contro il Giugliano sembra che tutto sia dovuto. Mi permetto di suggerire a tutto l’ambiente che l’ambito dove si sta va sempre valorizzato. Si sono fatte cose incredibili in passato. Può capitare a tutti che fanno fatica a emergere perchè cambiano le categorie. Chi vuole veramente bene deve prendere atto e andare a sostenere suoi campi polverosi. Ieri mi è dispiaciuto che qualcuno contesta questa proprietà. Prendetevela piuttosto con i giocatori o con l’allenatore ma non con la società. Io ho scelto di venire qui oggi. Ieri non ho fatto la conferenza perchè è venuto il presidente a parlarci e si è fatto tardi. Ho accettato critiche. Ma tutto si può fare tranne che prendere coscienza della realtà. Benevento ha un grande prestigio“.

Lamesta era un idolo. Io sono stato contestato per un calcio di rigore che non ha battuto. Adesso è un altro giocatore. Dietro di loro c’è anche un aspetto personale. In questo tanti compagni di squadra non l’hanno aiutato nei momenti di difficoltà“.

“Il rispetto dei ruoli è fondamentale”

A conclusione: “Cose platealmente scorrette non ci sono mai state, se sono state fatte sono state fatte in modo subdolo. Parlo del periodo più critico, me ne sono accorto subito. C’era insicurezza anche nelle cose più semplici in allenamento. Li vedevo paurosi, cercavo di confrontarli. Poi ho capito i motivi. Quando gli dai la possibilità di parlare e di esprimere un giudizio… lo possono fare anche tra di loro.  Il rispetto dei ruoli è fondamentale. In Serie C i contratti lunghi li fanno solo i giovani altrimenti si fanno solo contratti di un anno. Tu ti devi guadagnare stagione dopo stagione. Gli alibi fanno male. Una volta terminati i contratti prendi coscienza della realtà“.

Da chi si può ripartire? “Il campo in un arco di tempo adeguato come il girone d’andata ha espresso dei valori, poi li ha espressi al contrario. C’è una via di mezzo. Il potenziale è il primo periodo, ma c’è sempre un percorso formativo anche personale. Bisogna sempre vedere che cosa vuoi fare e che cosa vuoi ottenere, sapendo sempre che li devi educare alla professione e all’atteggiamento. Quando con poco ottieni tanto ti convinci che quella è la via da seguire, ma ci sono delle tappe obbligate. Nessuno di noi risolve i problemi da solo, è un gioco di squadra. Talia è un giocatore di qualità, Perlingieri quando capirà alcune cose potrà esserlo. L’ho detto più volte, quando diventerà più “uomo”… Ci sono Nunziante e altri, tutti ragazzi di valore per la categoria. Poi è difficile dire che cosa potranno fare, sicuramente dovranno fare un percorso adeguato fatto di tante piccole cose messe insieme e non solo obiettivi raggiunti o economici. Quando ho avuto squadre per vincere non mi sono mai nascosto e l’ho detto, dipende quello che si vuole ottenere ma come forma mentis ho che si gioca sempre per vincere, seppur con i giusti equilibri. Cerco sempre di ottenere il massimo dai miei giocatori““.