Apre la partita segnando di testa, chiude i giochi con l’assist per Jacopo Cerasani: Bernat Guiu ha trascinato la Pergolettese alla vittoria 2-1 contro la Triestina. 23 anni, catalano, ciuffo biondo-castano e tanta grinta. Attaccante, ma in realtà vero e proprio jolly: può giocare ovunque. Ci torneremo. Era arrivato a Crema nell’estate 2021, colpo a sorpresa con provenienza Gimnastic de Tarragona. “Sono al terzo anno qui, mi sento a casa“, racconta a LaCasaDiC.
Ora prende per mano i gialloblù: è uno dei protagonisti silenziosi di una squadra che convince. 7 punti in quattro partite: “Per prima cosa pensiamo a salvarci…”, poi sorride. Gli occhi lasciano trasparire voglia di sognare. E in questo caso il sogno si chiamerebbe play-off – replicando le due stagioni precedenti. Intanto, Guiu – “si pronuncia Ghiu” – si gode il ritorno al gol: “Ne avevo bisogno, un centravanti deve segnare. In campo mi sento bene contro questi avversari tosti: mi piacciono i difensori che picchiano”. Testa bassa e lavoro sporco: un attaccante atipico, che corre per novanta minuti più recupero. Di sacrificio.
In verità, Guiu gioca davanti, ma non da sempre: alla Pergolettese era arrivato come mezzala. E nelle giovanili ha avuto un passato sulla fascia. “Sono nato come esterno. Posso giocare in mezzo, e al Nastic, quando mi allenavo con i grandi in Segunda Division, facevo il terzino. Fare l’attaccante mi piace, ma il mio primo obiettivo è aiutare la squadra dove serve”.
L’highlight della sua vita sarà sempre uno. Camp Nou, 12 settembre 2020. Amichevole tra Barcellona e Nastic de Tarragona. Al minuto 76, Guiu, tifosissimo del Barcellona dalla nascita, entra in campo: per l’occasione, terzino sinistro. “Avrei fatto anche il portiere pur di giocare”, scherza. “La notte prima non ho dormito dall’emozione, la mia famiglia era commossa. Stavo giocando contro la mia squadra del cuore e contro il mio idolo, Lionel Messi“.
A proposito di Messi, Guiu ci racconta: “Una mia grande passione sono i tatuaggi e in futuro vorrei tatuarmi Leo sulla gamba, con la Coppa del Mondo fra le mani. Per noi catalani e tifosi del Barcellona è come un dio, una divinità“. La butta lì: scherza, ma non del tutto. Ed è pronto a tornare in campo. Correre, lottare, fare gol: “E’ ciò che mi fa star bene”.
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