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Cellino: “Brescia? Col ca**o che lo ricomprerei. 115 anni di storia e solo 10 in A, non è colpa mia”

Massimo Cellino

Massimo Cellino / Credit IMAGO

Torna a parlare l’ex presidente di Brescia e Cagliari che, ai colleghi dell’Unione Sarda, ha parlato proprio dei due club di cui è stato numero uno.

Nello studio multimediale dell’Unione Sarda, Massimo Cellino è ospite del nuovo format “La voce sarda”. Un fiume in piena l’ex presidente del Brescia che, inevitabilmente, ha parlato anche della sua ultima avventura dietro la scrivania del club lombardo: “La cappella nel centro sportivo del Brescia? Diciamo che l’ho pagata cara.

Mi hanno spiegato che il maligno si accanisce con chi fa qualcosa di importante per la Chiesa. Io l’ho costruita perché avevo fatto un voto all’Immacolata, in caso di promozione in Serie A. E se vado a Brescia, la prima cosa che faccio è andare a pregare in quella cappella. Anche se il maligno si è accanito in una città dove la bestemmia è troppo diffusa. Una cosa che non ho mai tollerato”.

E sull’acquisizione del club: “Io ho preso il Brescia perché sono stato allettato all’inizio. Ero convinto che ci fosse una società molto più organizzata. Invece mi sono reso conto che c’erano molti più debiti di quelli che mi avevano dichiarato. C’erano 12 milioni di debiti Iva e me li hanno chiesti il giorno dopo che sono arrivato. Sono riuscito a salire in Serie A, poi è arrivato il Covid. Ma soprattutto c’è stata tanta cattiveria, tanta malvagità, io non riesco proprio a capirlo. Però è il posto malvagio.

Se una società, in 115 anni, ha fatto 10 anni di Serie A e 105 in altre categorie, non è colpa di Massimo Cellino. C’è il maligno là dentro. A parte il fatto che il compleanno del Brescia è il 17 luglio. Se l’avessi saputo, col c** che l’avrei comprato”.

Cellino: “Io vittima di circostanza negative”

E ancora: “Io sono vittima di una serie di circostanze negative, con una Sampdoria che non deve retrocedere perché ha 200 milioni di debiti e ha garanzie con delle banche e con la Federazione, che l’ha iscritta l’anno precedente, impropriamente, al campionato. Questa è la realtà. Con un commercialista bresciano che mi vende i titoli con la quietanza dell’ufficio delle Entrate, con la supervisione federale della Covisoc. E un giorno prima dell’iscrizione mi dicono che è tutto falso e che devo tirar fuori 8 milioni in 24 ore per iscrivere la società, retrocessa in Serie C. Non ce li avevo. Se l’avessi saputo li avrei procurati, non ce li avevo.

Non ho potuto iscrivere la squadra. È quello che volevano loro. Ed è quello che è successo. Se avessi avuto tre punti in più sarebbe retrocessa la Sampdoria e non il Brescia. La mia è disgrazia è stata la coda del diavolo. Errori? Ne ho fatti tanti. Quello che non rifarei è andare a prendere il Brescia“.

Squadra Union Brescia / Credit: Union Brescia / www.lacasadic.com
Squadra Union Brescia / Credit: Union Brescia / www.lacasadic.com

“Ecco perché ho venduto il Cagliari a Giulini”

Un passaggio anche sulla cessione del Cagliari: “Tommaso Giulini è stato l’unico, con un prezzo molto più basso di altri, concreto. Devo dire la verità. Mi ha conquistato con una bottiglia di whisky. Venne a Leeds a trovarmi e mi portò una bottiglia di Blue Label.

Io sono un sentimentale e il whisky mi piace. Fu un incontro simpatico, perciò feci di tutto per dare a lui il Cagliari.