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Dalla FeralpiSaló all’US Brescia, quali sono i precedenti?

Il Brescia rinasce grazie alla FeralpiSaló ma quali sono i precedenti?

Come tutti noi ormai sappiamo, dopo la lunga diatriba durante lo svolgimento dei playout in Serie B, il Brescia, nonostante una salvezza conquistata meritevolmente sul campo, ha subito quattro punti di penalizzazione che lo hanno fatto scivolare negli ultimi tre posti della classifica, segnando così la retrocessione.

La squadra lombarda, già in una situazione economica non rosea, ha subito un durissimo colpo con la condanna dei quattro punti e la conseguente retrocessione. Un colpo talmente duro da non far iscrivere il club alla Serie C, dicendo addio al cacio professionistico. Dopo oltre 114 anni di storia nel calcio italiano.

Nonostante la caduta, il Comune e la sindaca di Brescia hanno preso in mano la situazione, giungendo all’unica opzione plausibile per permettere al Brescia di continuare a esistere: Trasferire il titolo sportivo da una città di provincia a Brescia. Soluzione estremamente contestata dai tifosi ma l’unica percorribile.

Così si è fatto avanti Giuseppe Pasini, presidente della FeralpiSalò, offrendo una nuova possibilità di ripartire. Il Consiglio d’Amministrazione della FeralpiSalò ha votato il trasferimento del club di Lega Pro nella vicina città lombarda. Questa nuova realtà avrà una nuova denominazione US Brescia, oltre che una nuova sede legale. Dando così al Brescia una nuova opportunità per tornare tra i grandi.

Il regolamento

Ma facciamo chiarezza sul regolamento e su che modalità è potuto avvenire la creazione dell’ US Brescia. Innanzitutto specifichiamo che non si tratta di una fusione tra due o più club, come successe per coincidenza alla FeralpiSalò, che nel 2009 la squadra nacque a seguito della fusione tra l’A.C. Salò Valsabbia e l’A.C. Feralpi Lonato. Da qui il nome FeralpiSalò. Bensì stiamo parlando di un trasferimento del titolo sportivo da una città di provincia al capoluogo di provincia, che segue il procedimento dell’articolo 18 delle NOIF (Norme Organizzative Interne della F.I.G.C).

Questo articolo prevede che entro il 15 luglio, per le società professionistiche, si può cambiare denominazione e sede legali, trasferendo quest’ultima presso il capoluogo di provincia su autorizzazione della F.I.G.C e del suo presidente, Gravina. Per ottenere l’autorizzazione, le società devono rispettare criteri ben precisi. La società deve essere affiliata alla F.I.G.C da almeno due stagioni, non aver già cambiato Comune né subito fusioni o scissioni nel biennio precedente e trasferirsi in un Comune confinante, salvo eccezioni per i club professionistici. Questo è esattamente ciò che è accaduto per la nuova US Brescia, ma ci sono altri precedenti storici?

Il Vicenza insieme ai suoi tifosi (Foto_ Sartore) _ www.lacasadic.com
Il Vicenza insieme ai suoi tifosi (Foto_ Sartore) _ www.lacasadic.com

I precedenti storici

Ebbene sì. Nel calcio professionistico e dilettantistico ci sono molti altri casi, come quello appena successo al Brescia. Nel 2018 lo stesso destino toccò al Vicenza. Dopo il fallimento, l’imprenditore Renzo Rosso acquistò il ramo societario del Vicenza, passandolo al Bassano, squadra di sua proprietà. Successivamente grazie all’articolo 18 delle NOIF con deroga speciale, fece trasferire la sede della società a Vicenza, cambiando denominazione, che tutt’ora possiede, in L.R. Vicenza Virtus. Anche il Südtirol ha passato una storia simile anche se leggermente più complessa. Il Südtirol di oggi affonda le proprie radici nello Sport Verein Milland, polisportiva dai colori giallo e nero. Fu un gruppo di investitori locali a rilevarne il solo ramo calcistico, con un obiettivo chiaro: risollevare le sorti del Bolzano, club storico ma ormai in profonda crisi, che avevano tentato invano di acquisire. Scelsero così la via alternativa: acquisito il Milland, ne cambiarono nome e identità, adottando i colori biancorossi e rinominandolo Südtirol-Alto Adige. La svolta definitiva arrivò nel 2001, con il salto in Serie C che voleva dire entrare tra i professionisti: il club trasferì la sede sportiva a Bolzano, assumendo la denominazione attuale di Fussball Club Südtirol.

Sempre in Serie C c’è la Pergolettese. Prima chiamata Pergocrema 1932, nel 2012, a seguito di problemi finanziari, è stata dichiarata fallita. Nonostante il fallimento, grazie al presidente della Pizzighettone, venne trasferita la sede a Crema, dando vita alla Pergolettese. Anche la Sambenedettese condivide un percorso simile. Dopo essere stata esclusa al campionato di Serie D nel 2021, la Sambenedettese si trovò in grande difficoltà e dovette aspettare il centenario della società, nel 2023, per rivedere la luce. In quell’anno, infatti, il presidente del Porto d’Ascoli Calcio, Vittorio Massi — club appena salito storicamente in D — cambiò la denominazione e i colori sociali, diventando così la Sambenedettese Calcio, riportando la squadra nella sua città. Nel calcio, queste disavventure purtroppo non sono rare. E anche quando si riparte, resta sempre un po’ dell’amaro per ciò che è andato perso.