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I primi passi nell’Atalanta, poi l’affermazione in Lega Pro: Campobasso, Magnaghi è un colpo da novanta

Simone Magnaghi Credit_ Gazzetta Lucchese Copertina __ www.lacasadic.com__

Simone Magnaghi Credit_ Gazzetta Lucchese Copertina __ www.lacasadic.com__

I rossoblù ufficializzano l’esperto attaccante ex Lucchese.

Il calcio. Quella straordinaria capriola della vita che regala a tutti la possibilità di lottare per qualcosa. Un sogno ad occhi aperti, un compagno di viaggio fedele, un veicolo di valori, ambizioni e sogni in divenire. Una prateria di possibilità, insomma. Dove perdersi è bellezza, restarvi è privilegio e affermarsi è responsabilità. Non importa su quale palcoscenico: quello che conta è lasciare sul verde la propria firma. Un segno che resti: proprio come ha fatto Simone Magnaghi, da anni un’istituzione della Serie C.

E il viaggio del classe 1993 ha ancora tante tappe in programma. Se ne amerà il finale lo dirà il campo, ma intanto l’attaccante, in barba al tempo che scorre, coltiva quotidianamente lo stesso desiderio di imporsi. Nonché la consapevolezza che a Campobasso può rilanciarsi, per giunta nel campionato che ha saputo far proprio attraverso gol e spirito. È infatti ufficiale da pochi minuti il suo passaggio in rossoblù dal mercato degli svincolati, dodicesima avventura in una carriera da specialista dell’area piccola.

Come confermano i numeri della sua ultima stagione passata alla Lucchese: nonostante le difficoltà del club rossonero (costretto di fatto a ripartire dall’Eccellenza), Magnaghi ha agguantato la doppia cifra, realizzando 12 gol e mettendo a referto 2 assist in 29 partite. Dati realizzativi alla mano, la sua seconda migliore annata dopo i 16 centri nelle 37 gare disputate a Pontedera (stagione 2021/2022). Numeri importanti per una piazza, quella molisana, che adesso sogna il definitivo salto di qualità: con Magnaghi, si può.

Nonostante anche lo stesso diretto interessato abbia incontrato difficoltà lungo il tragitto verso il professionismo. Cresciuto nel vivaio dell’Atalanta, il calciatore nativo di Lovere ha infatti faticato a trovare la sua dimensione, bazzicando senza meta alla ricerca di continuità. Che, adesso, spera possa consolidare in quel di Campobasso, con l’obiettivo di rinforzare il suo status di bomber. Questa volta senza più voltarsi indietro. Il calcio, del resto, è una splendida capriola della vita. Non importa quanto larga: perché saprà sempre portarti alla felicità.

Assaggi di Zingonia, il girovagare in C e l’exploit di Pontedera

Il percorso di Simone Magnaghi, come detto, parte da Bergamo, sponda Atalanta. E Zingonia, si sa, è da sempre (anche nei suoi anni meno fulgidi) un riferimento per la crescita dei giovani: il ragazzo, infatti, assorbe direttamente dal laboratorio nerazzurro metodi e nozioni. Nonché una certa propensione al gol: ne segna dieci  con l’Under 19, guadagnandosi subito il salto tra i grandi. Ad accoglierne i propositi è inizialmente la Tritium, dove in Serie C raccoglie 5 presenze nella stagione 2011/2012. Trampolino di lancio formativo che lo accompagna fino all’Esperia Viareggio, una delle sue avventure più redditizie. Parlano i dati: 30 partite, 7 gol, 2 assist e titolo di capocannoniere della Coppa Italia di categoria grazie ad ulteriori 5 centri in 8 gare. Doti replicate in copia carbone a Venezia, due anni dopo: al Penzo Magnaghi racimola 7 reti in 35 presenze, prima di capitombolare in un girovagare scarno. Con la Cremonese segna solo 2 volte in campionato (più 4 centri in Coppa), a Taranto si assesta sui 6 gol tra le due competizioni, mentre a Pordenone (pur conquistando la promozione in Serie B) spalma 10 reti su due stagioni. Per migliorare il suo record dovrà attendere l’occasione Teramo nel 2019/2020: 29 partite, 8 gol, 3 assist. Ma sarà Pontedera a regalargli la stagione dell’exploit.

Terminato a fatica un campionato in Alto Adige con la maglia del Sudtirol (3 gol in 30 partite), Magnaghi prende al volo il treno diretto verso l’ambiente granata. La Toscana, nelle sue fattezze semplici e nel suo calore ibrido, permette all’attaccante di schiarire i pensieri, di riordinare le idee e di incidere più volte il suo nome nei pressi della rete. Come al solito, è bene appellarsi ai numeri: la campagna 2021/2022 di Simone parla esclusivamente la lingua del gol. Ed è rivolta ai palati più fini del calcio cadetto. Un assolo da 37 partite, 16 gol e 4 assist che lo rilancia e manda in visibilio il “Mannucci”, permettendo al club di mantenere la categoria. Un assolo che rimane tale, per l’appunto: il classe ’93 non viene riscattato, torna a Pordenone e disfa nuovamente le valigie. Ma non cambia regione: si sposta a Lucca, qualche chilometro più a nord. E non cambia nemmeno lo score personale: dopo una prima annata complessa, nella seconda ritrova continuità e, soprattutto, la doppia cifra. Segna 12 gol in campionato, alcuni di pregevole fattura, e vede il viaggio proseguire. Con la fame del leader: quello che ha rappresentato per i rossoneri nell’ultima, durissima, stagione.

Il leader di Lucca

È storia nota: la Lucchese ha attraversato un periodo molto complicato e controverso. Che, difatti, ne ha sancito il declassamento in Eccellenza nonostante la salvezza raggiunta nella passata Serie C. Ma la situazione del club toscano era diventata sempre più intricata, tra debiti, stipendi non pagati e punti di penalizzazione in campionato, trascinando la società sino alle porte di un fallimento annunciato. La squadra ripartirà dalle retrovie del nostro calcio, certo, ma la piazza non dimentica chi ha anteposto il cuore alla ragione per il bene della causa. Simone Magnaghi è stato un vero leader in quel di Lucca. Il primo a metterci la faccia, l’ultimo a mollare. Senza mai perdere il sorriso, come mostrato proprio davanti alle nostre telecamere: “da oggi chiamatemi presidente”, disse ai compagni al termine della partita di playout vinta contro il Sestri Levante. Una smorzata alle tensioni interne della società che ne risalta unicità, spessore umano e sensibilità: è da sempre risaputo che, all’interno del gruppo, Magnaghi abbia sempre nutrito di considerazione, stima e fiducia per la sua capacità di toccare i tasti giusti. Il Campobasso, dunque, potrà contare su un gigante d’oro per inseguire i suoi obiettivi. Dentro e fuori dal campo.

Il club rossoblù ha presto sciolto le riserve, cimentandosi nel mercato low cost per individuare pietre miliari. Il reparto svincolati, si sa, può regalare colpi funzionali a costo zero, con il solo fiuto dell’occasione giusta. Una di queste portava proprio la firma di Magnaghi, privo di alloggio. Un nome ghiotto, nuovamente nel pieno delle energie, quota over di un campionato che storicamente richiede esperienza e leadership: insomma, il profilo ideale per Zauri, che ha tra le mani un pezzo da novanta della categoria. Questo perché il valore del giocatore resta alto, indiscutibile. Non solo per i numeri (100 gol precisi in carriera), ma soprattutto per quello che può portare alla realtà molisana. In primis i gol, e anche di caratura: il tiro dalla distanza resta un marchio di fabbrica, come si è avuto modo di vedere contro la Ternana nell’ultima stagione. Un gol dai 30 metri che resterà ben impresso nei ricordi della fu realtà rossonera. Bellissimo, non di certo l’unico: ne ha fatti tanti. Anche di più semplici: è il suo mestiere, concretizzare. Per farlo, però, ha bisogno di appoggio. Quello che lui stesso sa fornire ai compagni attraverso protezione fisica della palla (è alto 188 cm e pesa 80 kg), movimenti, fraseggio e imponenza nei duelli aerei. Caratteristiche che lo hanno accompagnato anche nelle selezioni Under della Nazionale Italiana e che, ne siamo certi, lo accompagneranno fino in Molise. D’altronde, il lupo perde il pelo ma non il vizio.