Catania, Forte: “Qui è come a Napoli, questa piazza è un mondo a parte”

Francesco Forte esulta con la maglia del Catania/ Credits: Catania FC/ www.lacasadic.com
Le parole dell’attaccante del Catania a La Sicilia: il suo momento d’oro e le ambizioni dei siciliani.
Francesco Forte si è raccontato ai colleghi de La Sicilia. Un amuleto per i siciliani: 6 gol e 6 vittorie, quando lo “squalo” segna il Catania vince sempre: “Siamo uniti, altrimenti non avremmo ottenuto questi risultati. Al di là del numero è importante che vinca il Catania. Io ragiono così, è il domani che conta. I gol sono il pane quotidiano per un attaccante, ma più che fare la conta o tracciare bilanci, prospettive personali, penso al Crotone che sarà il prossimo avversario.
Prima di tutto serve una grande prestazione da parte di tutti. Certo che se mi piazzo al momento giusto e segno… Ripeto faccio la punta. Il gol più importanti fin qui realizzato? Sicuramente al Massimino, contro la Salernitana“.
E sulla sua crescita: “So quanto ho lavorato per arrivare al Catania in forma, so quanta fatica ho fatto per conquistarmi ogni mattoncino da aggiungere al puzzle del gruppo. Con grande umiltà ho ragionato, e continuo a ragionare, per progredire giorno dopo giorno. So quanta fatica abbiamo fatto per vincere una partita, per me è solo una conseguenza del lavoro”.
Di seguito le sue parole.
Forte: “Catania è un mondo a parte”
E ancora: “Catania per me è un punto di partenza, ma anche di arrivo. Devo conquistare la fiducia della dirigenza, del tecnico e dalla gente. Ma, sì, vorrei continuare a lungo con questa maglia. Al di là della categoria, Catania è un mondo a parte. Quando ho saputo che potevo approdare in Sicilia ho pensato che era un’opportunità importante senza precedenti. Io credo veramente possa essere una svolta. La mia svolta? In Belgio, al Beveren. Perché avevo vissuto un anno e qualche mese a livelli importanti e quando sono tornato in Italia ho capito di aver portato con me un bagaglio tecnico e umano non indifferente”.
Un passato importate tra Pisa e Inter: “Allenatori come Gasp e Ranieri, poi è arrivato in prima squadra Stramaccioni che mi aveva allenato in Primavera. Con la squadra giovanile avevamo vinto scudetto e la prima edizione della Champions giovanile. Mi portò in A ed esordii nel 2013 col Palermo e in Coppa ho giocato la semifinale con la Roma di fronte a 85mila persone. Ho cercato di rubare i segreti a Milito, ma anche a tutti gli altri campioni con cui mi sono allenato: da Maicon a Sneijder, passando per Cassano. A Catania c’è un amore per la maglia che faccio fatica a trovare altrove. Questo amore deve essere ricambiato. Ci sono stati anche momenti difficili e ci sta, ma vale la pena lottare per dimostrare di meritare la fiducia del pubblico. L’unico paragone che posso fare è Napoli. Catania è come Napoli”.

“Ecco perché quando esulto faccio il segno dello squalo”
E infine: “Cerco di dare tutto in campo. Sì, il cento per cento per non avere rimpianti. Se le qualità della squadra emergono tanto meglio. Questa è una caratteristica comune a tutti i compagni. Toscano è un grande allenatore e prepara le sfide con particolari che ti permettono di prevalere. Siamo in 22 che ragioniamo allo stesso modo e il merito è di chi sta vicino a noi: dai dirigenti ai tecnici, fino tutto il personale che ci segue continuamente. L’esultanza per Cicerelli? Un modo per portarlo in campo con noi. Per tutti noi il concetto di squadra è importante, è la componente che ti predispone al sacrificio. Il fatto che alcuni dei ragazzi non siano presenti in campo per dare una mano pesa a tutti noi. Sono giocatori importanti tecnicamente e moralmente. Ci mancano dentro lo stanzone e così quando possiamo li portiamo accanto a noi con il simbolo assoluto: la maglia.
Ambiziosi lo siamo tutti, questo è assodato. Ma bisogna restare umili, mai gonfiare il petto e lavorare come abbiamo sempre fatto. Lo squalo? Quando ero nelle giovanili dell’Inter guardavo Negredo, spagnolo del Manchester City e mi hanno paragonato a lui”.
