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Impreciso, nervoso e spento: il Catania affonda a Castellammare

Crisi senza fine per il Catania di Luca Tabbiani che esce sconfitto per 1-0 dalla trasferta del Menti e si ritrova a dieci punti dalla vetta (con una gara da recuperare) al termine di una prova incolore. Alla Juve Stabia è risultato decisivo il gol di Meli, abile a sfruttare una bella azione orchestrata da Candellone al 31’. Non bastano ai siciliani le iniziative del solito Chiricó e del rientrante Dubickas. Nel finale espulso Silvestri.

Un attacco che non decolla

Otto punti, tre sconfitte, due vittorie, due pareggi e sette gol fatti in sette giornate. I numeri di Luca Tabbiani alla guida del Catania raccontano di un campionato ben al di sotto delle aspettative. Soprattutto se si pensa al mercato estivo, impreziosito dagli importanti arrivi di Chiricó, Marsura, Di Carmine e Zammarini tra gli altri. Un rendimento deludente, quello dei rossazzurri, aggrappati alle giocate individuali, sempre più vittima di amnesie difensive e di una manovra spesso più frenetica che avvolgente.

Pochi gli indizi positivi: buon debutto dal primo minuto di Zanellato, vicino al gol al pari di Chiricó in una gara avara di occasioni, ed incoraggiante ingresso di Dubickas nel forcing finale. Decisamente troppo poco per promuovere una prestazione che ha lasciato più di qualche campanello d’allarme nonostante un passaggio al 4-3-1-2 che, avvenuto attorno all’ora di gioco, ha fatto registrare nel finale una timida reazione. Finale influenzato ancor più negativamente dall’espulsione allo scadere di Silvestri.

Catania, testa al Taranto

È ripartire l’imperativo dei siciliani, chiamati ad un netto cambio di marcia già dalla sfida casalinga del 22 ottobre contro il Taranto, importantissima anche per riconquistare nuovamente un pubblico che, dall’avvento della proprietà Pelligra, ha sempre mostrato un sostegno concreto ed incondizionato al pari dei gloriosi anni in Serie A. L’ambizione di competere per la vetta del girone C, prerogativa assoluta della piazza, ha bisogno di concretezza. Catania, adesso, non può più aspettare.

Damiano Tucci

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