La vittoria è una lunga Pazienza: “Così il mio Cerignola è tornato in C”

L'intervista all'allenatore della squadra gialloblu appena promossa in Lega Pro

Michele Pazienza Cerignola
28 Aprile 2022

Luca Guerra - Autore

“Non vi nascondo che ho passato tantissime notti in bianco, la mia ossessione era guidare la squadra alla vittoria ed era ciò che io e il mio staff volevamo. Quell’urlo liberatorio al termine della partita contro il Bitonto è stato anche per questo. Michele Pazienza riassume così la gioia per il ritorno tra i pro dell’Audace Cerignola, squadra condotta alla vittoria del girone H di Serie D. Al suo arrivo nell’estate del 2020 si era presentato così: “Sarà un gruppo che dovrà rispecchiare il mio carattere: con la determinazione in carriera ho sopperito alle carenze tecniche e sono riuscito a stare per anni in Serie A”. Quasi due anni dopo questo giovane allenatore nato a San Severo, non troppo distante da Cerignola, e che detto no a proposte dal nord per tornare nella sua Puglia dopo una vita in Serie AUdinese, Napoli, Fiorentina, Juventus e Bologna alcune delle tappe – è sulla copertina di un trionfo. E si racconta a LaCasadiC.com.

Ore 18 di domenica 24 aprile. Cosa ha pensato?

“Ho pensato all’inizio di questo percorso, due anni fa. Sono arrivato in una piazza che aveva sposato la filosofia del ringiovanimento ma arrivava da stagioni in cui aveva inseguito il primo posto. Bisognava buttare le basi per programmare qualcosa per il futuro e secondo me lo abbiamo fatto in maniera egregia, lavorando in silenzio e con la massima serietà. Siamo stati bravi nelle difficoltà: i tifosi ci sono stati molto vicini, sono stati bravi ad adattarsi alle dinamiche cambiate rispetto agli anni precedenti. Quest’anno siamo andati in ritiro con il 90% della squadra a disposizione e i risultati si sono visti”.

32 risultati utili di fila per questo Cerignola: quanto la inorgoglisce?

“Sicuramente è un filotto che ci dà la dimensione di ciò che questi ragazzi hanno deciso di fare esponendosi, prendendo una posizione e spiegando che avrebbero fatto di tutto per vincere questo campionato. Ci hanno messo impegno, abnegazione e gran parte del merito di tutto questo va a loro. Hanno fatto qualcosa di straordinario e non sono ancora sazi: abbiamo ancora la Coppa, dove siamo ai quarti, e quattro gare di campionato”.

A fine ottobre la sua panchina non sembrava solidissima dopo l’1-1 contro il Nardò. Quanto ha contato la fiducia della società?

Dopo quella partita c’è stata una svolta. Ci sta, nel momento in cui costruisci una squadra per vincere il campionato e ti trovi a otto punti dal primo posto, che la società avanzi delle riflessioni. In quel momento i miei calciatori si sono presi delle responsabilità importanti e ci hanno messo la faccia. Credevano in ciò che io e il mio staff stavamo proponendo, non smetterò mai di ringraziarli per quello. In quel momento i miei giocatori si sono presi un peso considerevole. Non vi nascondo che ho passato tantissime notti in bianco, la mia ossessione era guidare la squadra alla vittoria ed era ciò che io e il mio staff volevamo. Quell’urlo liberatorio al termine della partita contro il Bitonto è stato anche per questo. Mi sento di ringraziare i miei giocatori, il ds Di Toro e l’avvocato Marino, persona di spicco della società che cerca sempre di mantenere l’equilibrio giusto”.

Quando ha capito che il campionato era nelle vostre mani?

“Direi più una in cui ho iniziato a vedere il valore della squadra: la gara di andata contro la Casertana, in trasferta, dove abbiamo pareggiato anche in maniera rocambolesca ma l’abbiamo fatto contro un avversario costruito per vincere il campionato e che nel momento in cui l’abbiamo affrontata era in grandissima forma”.

La festa di famiglia ha lasciato un’altra eredità sullo smartphone di Michele Pazienza: foto di famiglia con festa su Whatsapp.

“Sì, nelle difficoltà e nei momenti di gioia mia moglie e i miei figli sono sempre presenti. Ti ascoltano, ti sopportano e supportano. Nei momenti di tensione, capita di trasferire tutto a casa e senza il loro sostegno fai fatica ad arrivare fino in fondo”.

Che hobby ha Michele Pazienza al di fuori del campo di allenamento?

“Il calcio, a casa si vedono partite di continuo. Studio la Serie D ma quando questo non accade ci sono Serie C, B, A, coppe europee. Insomma, c’è l’imbarazzo della scelta. Poi ovviamente mi piace rilassarmi con la famiglia e vedere film, più che altro commedie”.

Michele Pazienza Cerignola

Lei è stato allenato da tanti punti di riferimento della panchina: da Prandelli a Conte, passando per Mazzarri e Pioli. Ma Pazienza è più giochista o risultatista?

“Sono stato molto fortunato ad avere allenatori molto bravi. Ho cercato di prendere il meglio da ognuno, cercando ciò che si avvicinava di più al mio modo di essere. Il mio obiettivo è allenare i giocatori durante la settimana a scegliere la soluzione migliore durante la partita. Nel calcio moderno altrimenti fai fatica. La gente vuole spettacolo ma sta diventando una moda la ricerca ossessiva del giro palla, del possesso a tutti i costi. Io nella categoria in cui alleno e con i giocatori che mi ritrovo in squadra cerco sempre di ragionare tra pro e contro: in D abbiamo spesso portieri Under, perché devo mettere responsabilità importanti come quella dell’impostazione di gioco sulla testa di un ragazzo di 20 anni?”.

Il giocatore più forte con il quale ha giocato e quello che le ha trasmesso più di tutti il concetto di professionalità?

“Ne ho trovati diversi nell’ambiente Juve, penso a Pirlo, Del Piero, Buffon e Chiellini. Non mi aspettavo, a un livello tecnico e tattico così alto, di trovare giocatori che dedicavano così tanto tempo alla professione. Ho capito che invece non erano a quel livello per un dono di natura ma anche per la loro abnegazione e la loro serietà. A Napoli c’era Hamsik che è un ragazzo straordinario da questo punto di vista. Poi ci sono compagni di squadra che mi hanno trasmesso anche grossi valori umani come Leandro Rinaudo, che ho conosciuto a Napoli e con il quale ancora oggi c’è un solido rapporto di amicizia”.

Ora c’è la Serie C all’orizzonte: con la società avete parlato di futuro?

“Beh, dopo aver raggiunto i professionisti sul campo c’è la voglia di allenare in C. Questa è una gioia condivisa con il mio staff, che è stato fondamentale nel mantenere gli equilibri e fare da collante. Un lavoro straordinario dal punto di vista tecnico e umano. Con la società non ho ancora parlato ma lo faremo a fine stagione, dopo gli impegni di campo. Ci metteremo a tavolino e decideremo insieme”.