Dal miracolo a Crawley Town alla gavetta in C: Cioffi, il girovago modesto che fa sognare Udine

Dai campi di periferia alla salvezza con l'Udinese

28 Aprile 2022

Antonio Salomone - Autore

Viaggiare rende modesti” – non per scomodare Flaubert, ma Gabriele Cioffi lo ha dimostrato durante i suoi anni di crescita. Dalle periferie d’Italia, all’Inghilterra, fino agli Emirati Arabi per poi chiudere il cerchio. Una vita da dietro le quinte, conosciuto poco nonostante alcune piccole imprese, fino alla prima vera epifania da allenatore alla guida dell’Udinese. Una salvezza raggiunta con quattro giornate d’anticipo e mostrando un ottimo calcio.

Il girovago della Serie C

Da giocatore la sua migliore caratteristica era quella di anticipare gli avversari, spesso di testa. Come fa ora anche da allenatore, ma in modo differente. Ha calciato i primi palloni con la Sestese, con i dilettanti, e poi con il Poggibonsi. Dal 1997 ha incominciato ad assaporare i campi della Serie C, prima a Marsala dove ha fatto il suo esordio tra i professionisti in C2 e poi ad Arezzo e Taranto. Tanta gavetta, molta polvere, fino al primo grande passo con il Torino.

Daniele Cioffi

L’Italia aveva appena vinto il Mondiale e Cioffi aveva passato da poco la soglia dei trenta anni. Una chiamata ha svoltato i suoi ultimi anni di carriera. Il Torino aveva bisogno di un centrale e lui era svincolato dopo l’ottima stagione con il Mantova. Così nell’ottobre del 2006 ha coronato il suo sogno di esordire in Serie A. Zaccheroni lo ha lanciato nella mischia contro il Chievo per poi guadagnarsi man mano la fiducia dell’allenatore. A fine stagione però i granata e Cioffi hanno deciso di separarsi. Ha terminato la sua carriera da giocatore con il Carpi, dove però è incominciata anche la sua nuova vita.

Il miracolo in terra Araba

Il suo primo viaggio fuori dall’Italia ha come destinazione l’Australia, come allenatore delle giovanili dell’Eastern United. Il cordone ombelicale con il suo paese di nascita non lo taglia, anzi. Diventa direttore tecnico dei centri estivi dell’Aston Villa in Italia. Si sa, dopo il primo viaggio la malinconia di casa si fa sentire e allora decide di prendere le redini del Sudtirol, ma questa esperienza non dura molto.

Risolve consensualmente il contratto e inizia un nuovo viaggio, ma questa volta con maggiore consapevolezza. Accetta l’incarico dell’Al-Jazira, club di Abu Dhabi, come assistente di Henk ten Cate. Formano una grande coppia: risollevano la squadra dalle ultime posizioni ed ottengono una salvezza tranquilla. A rendere magica quella stagione però è la vittoria della Coppa del Presidente degli Emirati Arabi che vale la qualificazione diretta ai gironi della Champions League asiatica. Un traguardo raggiunto dopo dodici anni di assenza.

Il duo magico con Zola e l’esperienza in Inghilterra

Nel 2016 arriva la tappa in Inghilterra. Lo ingaggia il Birmingham City, in una città “scenografica” e con un’ambientazione da film. Diventa la spalla di Gianfranco Zola. Assapora il calcio inglese e capisce subito le differenze. Dopo due anni accetta la proposta del Crawley Town, club in quarta serie. Ottiene una salvezza tranquilla, ma non è questa la sua più grande soddisfazione. Diventa il primo allenatore in grado di battere una squadra di Premier League nella Efl Cup (1-0 contro il Norwich City) e riesce a raggiungere anche il secondo turno in FA Cup. In League Two incomincia a farsi un nome, per poi chiudere il cerchio con il ritorno in Italia a Udine. Prima dietro la quinte e poi da assoluto protagonista.

A cura di Antonio Salomone