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Antonio Conte si racconta: “Ad Arezzo ho capito cosa vuol dire allenare”

Antonio Conte / Imago

Antonio Conte / Imago

L’allenatore del Napoli rivive i suoi inizi in panchina e la svolta decisiva che lo ha reso un vero allenatore

Nel corso di un’intervista ai microfoni di Sky Sport per Federico Buffa Talks, Antonio Conte ha aperto uno squarcio sincero e intenso sulla sua carriera da allenatore, partendo da quel momento spartiacque vissuto ad Arezzo, che lo ha portato a maturare una consapevolezza profonda del mestiere. Non solo successi e trofei, ma anche cadute e riflessioni: nel racconto dell’allenatore che ha vinto lo scudetto con il Napoli c’è tutto il peso di una trasformazione personale e professionale.

All’inizio non ero un allenatore, ammette Conte con la franchezza che lo contraddistingue. “Quando arrivo ad Arezzo non sono allenatore, sono uno che pensa di essere allenatore in virtù del fatto di essere allenato dai più grandi tecnici di quel periodo. Io sono stato allenato da Sacchi, Lippi, Trapattoni, Ancelotti, Fascetti, Mazzone… ma non ero un allenatore”. Parole che raccontano il disincanto di un esordiente che si illude di poter trasmettere conoscenza solo per osmosi.

Quello ad Arezzo non fu un esordio semplice. Conte non si nasconde dietro gli alibi e parla apertamente della “mazzata” presa nei primi mesi da allenatore: “Prendo questa bella mazzata nei denti e capisco che devo studiare. Ad Arezzo ho fatto 5 anni in uno e lì divento allenatore. Ringrazio il Signore di essere stato mandato via per aver capito alcune dinamiche“. Un’ammissione forte, che rivela l’importanza del fallimento nel processo di crescita.

La sliding door arriva proprio grazie a quella esperienza: “Se non fossi stato mandato via, non mi sarei messo a studiare, a cercare chi mi potesse dare qualcosa in più, sarei forse rimasto l’Antonio Conte che pensa di essere allenatore ma che è ancora giocatore nella testa“. Un momento di verità che definisce la genesi del “vero” Antonio Conte, quello che poi avrebbe guidato squadre al successo in Italia e all’estero.

Dalle difficoltà, la forza di ripartire

Il passaggio da giocatore ad allenatore non è mai semplice, ma per Conte è stato anche un processo interiore. Da Arezzo in poi, tutto cambia: lo studio, l’umiltà, la voglia di migliorarsi costantemente.

L’aver compreso i propri limiti è stato il primo passo per superarli. Conte oggi guarda a quel periodo con gratitudine, consapevole che senza quella lezione, probabilmente non avrebbe raggiunto i traguardi che tutti conosciamo.

Una carriera costruita su basi solide

Quella di Conte non è una storia di talento puro, ma di determinazione, sacrificio e voglia di migliorarsi. E parte proprio da un errore, da un’illusione infranta, che si è trasformata nel trampolino verso l’eccellenza.

Dietro l’allenatore vincente c’è un uomo che ha saputo mettersi in discussione. Una lezione universale, valida in ogni ambito della vita.