Da Wembley al Monopoli, il lungo viaggio di Battocchio: “Abbiamo tenuto testa a tutti, ai playoff vogliamo arrivare fino in fondo”

Cristian Battocchio copertina-credit S.S. Monopoli 1966 - www.lacasadic.com
L’intervista al giocatore biancoverde, tra i leader della squadra di Colombo.
Anno nuovo, vita nuova. Può essere questo il mantra del Monopoli che, dopo solo una stagione, ha completamente cambiato i propri obiettivi. Dalla salvezza al sogno Serie B, nella città pugliese l’entusiasmo è alle stelle e i ragazzi di Alberto Colombo vorranno farsi trovare pronti in vista dei playoff. Tra i leader di questa squadra c’è sicuramente il centrocampista Cristian Battocchio, una delle pedine fondamentali dello scacchiere biancoverde.
È stata una stagione speciale anche per il numero 8, che ha voluto ribadire il grande lavoro fatto dalla squadra. “È stato un campionato molto positivo. Non ci aspettavamo di arrivare così in alto dopo l’anno scorso, puntavamo a una salvezza tranquilla, ma alla fine ce la siamo giocata con tutti e abbiamo meritato la terza posizione“.
Il classe 1992 porta con sé un enorme bagaglio di esperienza, grazie alle tante maglie vestite e ai diversi contesti con cui si è confrontato durante la sua lunga carriera. Esperienza che potrebbe essere decisiva in un momento così importante della stagione. “Sono qui per dare una mano come tutti quanti. Insieme agli altri giocatori più esperti vogliamo aiutare la squadra e i ragazzi più giovani. L’obiettivo è giocarcela e arrivare fino in fondo“.
Nelle vene di Battocchio scorre sangue argentino, ma l’Italia ha ormai un posto fisso nel suo cuore: “Lasciare casa a 16 anni è stata dura, ma l’ho fatto per me e per coronare il mio sogno. Ho scelto di prendere la cittadinanza italiana perchè mio nonno era italiano. L’Italia sarà sempre la mia seconda casa, mi ha aperto le porte e mi ha permesso di giocare nella Nazionale U21“. Nel 2015 le prestazioni del classe ’92 attirarono l’attenzione anche dell’allora commissario tecnico Antonio Conte, che lo indicò come nome per il futuro. “Ricevere i suoi complimenti è stato un onore sia per me che per la mia famiglia, anche se alla fine non ho mai avuto l’occasione di esordire in Nazionale maggiore“.
Momenti unici
Cristian Battocchio conosce molto bene l’atmosfera della post season, soprattutto dopo la sua esperienza in Inghilterra al Watford. Al Vicarage Road riuscì a sconfiggere il Leicester nella semifinale playoff di Championship (seconda serie inglese, ndr.) diventando uno dei protagonisti di una partita a dir poco folle, che ancora oggi gli appassionati di calcio ricordano molto bene. “Ancora oggi i miei compagni mi ricordano che ero in campo in quella partita e mi rendo conto di non averlo realizzato del tutto (ride, ndr.). Quella vittoria mi ha regalato l’esperienza unica di giocare una finale a Wembley, di fronte a 80mila persone. Peccato non essere riusciti a centrare la promozione“.
Durante il suo periodo al Watford, Battocchio ha incrociato Gianfranco Zola, che ha guidato la panchina degli inglesi nella stagione 2012-2013. “È stato molto importante per me: all’inizio della mia avventura ho avuto difficoltà perchè non parlavo inglese e venivo dal calcio italiano, che era molto diverso. Dal suo arrivo, grazie alla sua persona e al suo stile di gioco, mi sono adattato velocemente ai ritmi inglesi“.

La rinascita in Francia
Dopo gli anni in Inghilterra, Battocchio approda alla Virtus Entella, dove non riesce a rendere e incassa una retrocessione in Serie C. Nonostante una stagione non brillante, il Brest gli dà fiducia e lui la ricambia al meglio, portando la squadra alla promozione nella massima serie.
“Dopo la retrocessione con l’Entella sentivo che in Italia nessuno credeva in me. In quel momento è stato il Brest a darmi una chance. Ancora prima di arrivare mi avevano già assegnato la maglia numero 10. Grazie a loro ho giocato anche in Ligue 1. Questo club rimarrà sempre nel mio cuore“.
Tutto il mondo è Paese
Una carriera caratterizzata da molti spostamenti, quella di Cristian Battocchio, che gli ha permesso di entrare a contatto con lingue e culture diverse. Sono ben 8 i Paesi in cui ha giocato e da ognuno è riuscito a portare con sé ricordi indelebili. “Da buon argentino ho un grande spirito di adattamento, viaggiare non è mai stato un problema e mi piace molto, ogni esperienza mi ha lasciato qualcosa. Oggi, grazie anche al calcio, sono in grado di parlare 5 lingue”.
Durante la sua carriera, il classe ’92 è riuscito anche a giocare in Europa League con le maglie di Udinese e Maccabi Tel Aviv. “Esordire con l’Udinese in questa competizione è stato bellissimo. Avevamo un girone tosto, in quel momento non mi ero reso conto del livello a cui stavo giocando, pensavo di star facendo una partita normale. Quando sono andato a Tel Aviv e ho giocato per la seconda volta in Europa League, ho realizzato che quello avevo vissuto era qualcosa di straordinario“. L’esperienza in Friuli ha permesso a Battocchio di condividere il campo con grandi giocatori: “In quella squadra c’era tanto da imparare. In attacco c’erano Sanchez e Di Natale, a centrocampo Inler e D’Agostino. Tutti giocatori che mi piacevano molto e da cui ho provato ad apprendere qualcosa“.

Musica
Essendo nato a Rosario, Cristian è ovviamente cresciuto, come si suol dire, a ‘pane e pallone’: “Rosario è una città che vive di calcio, c’è tanto sentimento“. Ma come ogni argentino che si rispetti, tra le sue passioni c’è anche spazio per la musica.
Il canto e il piano sono sono diventati per lui una vera e propria valvola di sfogo, un modo per ritrovare equilibrio e serenità lontano dal campo. “Adoro la musica perché mi permette di staccare un po’ la spina dal calcio” racconta. “Quando sono a casa mi piace suonare il piano e cantare. Da quando sono papà lo faccio anche per mia figlia: si diverte molto ad ascoltarmi.”