La prof, Danilo e il coraggio di non mollare. Dario D’Ambrosio: “Il mio viaggio fino a Carrara”

Gli infortuni e la famiglia. La somiglianza con il fratello e il calcio: il difensore si racconta a LaCasadiC

d'ambrosio carrarese
29 Giugno 2023

Redazione - Autore

Il suono delle onde, sullo sfondo. Da Napoli al confine che divide la Toscana dalla Liguria. È il mare di Carrara. Ed è la città dei marmi il luogo da cui risponde Dario D’Ambrosio, difensore della Carrarese di Dal Canto, quinta nel girone B di Serie C. “Siamo partiti bene, ce la giocheremo fino in fondo”. Un tono tranquillo, proprio di una maturità costruita negli anni. Un percorso partito nella sua Campania con il fratello gemello Danilo, numero 33 dell’Inter, che oggi, giovedì 29 giugno, ha detto addio ai nerazzurri dopo 9 anni. Se li vedi, quasi non li distingui: “Sono abituato a essere confuso per lui”. Ne sanno qualcosa una loro professoressa e… Spalletti. Ma ci ritorneremo.

Quella di Dario è una storia costruita con lavoro e mentalità. Il pallone e gli infortuni. Superati: “Dipende tutto dalla testa e dal carattere di una persona”. I sacrifici di mamma e papà, il rapporto con il gemello, le gioie e i dolori dello sport. In viaggio con Dario D’Ambrosio.

Squarci di pallone

La memoria torna lì, tra i profumi e le immagini dell’infanzia. Una passione, quella del calcio, trasmessa dalla mamma: “Ha giocato per diversi anni. Era anche nel giro della Nazionale femminile”. Una storia iniziata con Danilo. Tra i campetti e le stanze di casa: “Ricordo le televisioni e i vetri rotti. Quanti schiaffi da mio padre”. La prima società, lo Sporting Caivano: “Era la scuola calcio del paese”. I sacrifici di mamma e papà: “Nonostante il lavoro, trovavano sempre il tempo per portarci e seguirci”. Un anno alla Damiano Promotion e poi la Salernitana. I due gemelli: “Siamo andati via di casa da piccoli. Essere insieme ci ha aiutato”.

In quegli anni l’interesse del Chelsea per Danilo: “Lo volevano, ma non ci andò”. Si cambia squadra. Si cambia città. Firenze, ma poteva essere Napoli: “Beppe Santoro ci voleva, ma avevamo già un accordo verbale con la Fiorentina”. La scelta ricade sui viola: “A chiamare Pantaleo Corvino. Erano gli anni dei Della Valle. Società importante e solida”. Con la Primavera della Fiorentina una finale persa contro la Juventus di Giovinco e Marchisio: “Non eravamo costruiti per arrivare fino in fondo. Eravamo un bel gruppo. Poi si sa, le finali si vincono e si perdono”.

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Dario D’Ambrosio e l’Italia

Dai dribbling in casa a Firenze. Da Firenze al salto nel calcio dei grandi. Un nuovo inizio. Per la prima volta senza Danilo. Pagine scritte tra la Serie C e la Serie B. Un viaggio per l’Italia. Da Trieste a Siena, passando per Lumezzane, Monza, Lecce. Poi San Benedetto, Viterbo e Carrara. Anni importanti: “Ho fatto parte di grandi gruppi. Ricordo con piacere, le esperienze di Lecce e di Siena”. Siena, Viterbese e Carrarese.

Tre tappe importanti. Uno il filo conduttore. L’allenatore, Alessandro Dal Canto:L’ho seguito anche quest’anno. È una persona perbene che capisce di calcio. Non c’entra nulla con questa categoria”. A Carrara sono già tre le reti. Non male per un difensore: “Come prima cosa penso a difendere. Se poi arrivano anche i gol, tanto meglio (ride ndr)”. Società ambiziosa e progetti importanti: Voglio vincere qualcosa qui.

Rialzarsi

Un (dis)continuo procedere. Stop. Il fisico si ferma. Corse e rincorse. Nel mezzo, gli infortuni. Dario ha imparato a conoscerli. Guardarli, accettarli, affrontarli. Senza paura.Gli infortuni incidono in una carriera. Un infortunio grave come il mio alla caviglia influenza il percorso di crescita di una carriera”. Difficoltà. All’orizzonte, possibilità. Fermarsi per maturare. Ti fanno guardare i problemi in maniera diversa. Si impara ad affrontarli con una maggiore forza e consapevolezza. Anche se questo dipende sempre dal carattere di una persona”. Processo.

E Dario, con e grazie agli infortuni è cambiato: Guardo subito avanti. Cerco la soluzione al problema”. Nessun rimpianto. Questione di prospettiva. Variabili indipendenti. Decidere di affrontarli come unica risposta. “Mai mollare”.

Fratelli gemelli

Nel destino un legame indissolubile con il fratello Danilo. Tangibile nelle parole e nel cuore: “Sono orgoglioso per il percorso che ha fatto. So da dov’è partito. Tutto il merito è suo. Ha saputo cogliere le opportunità e concretizzarle. E se fai tutti questi anni all’Inter e in Serie A, non è un caso. A maggior ragione in un club come quello nerazzurro”. Fratelli gemelli: “Mi è capitato che sugli spalti mi scambiassero per lui, nonostante Danilo fosse in campo a giocare”. Tifosi, e non solo: “Anche Spalletti o altri suoi compagni mi hanno confuso con lui”.

D'Ambrosio Calhanoglu Instagram

Dal vivo… e sui social: Calhanoglu appena arrivato all’Inter iniziò a seguire me, invece che Danilo. “Hai cercato il fratello sbagliato”. Una storia su Instagram per avvisarlo. Quando ancora aveva un profilo: “Non ho più social. Ho fatto questa scelta, ho più tempo e mi sto trovando bene”. Le gioie condivise: “Quando vinse il campionato con il Torino organizzammo una festa. Non capita tutti i giorni che un fratello vinca la B e inizi a giocare in A”. Lo scudetto e le coppe con l’Inter: “Emozioni incredibili”. I due matrimoni vissuti da testimoni: “Le sere prima delle cerimonie le abbiamo passate insieme”.

Dario D'Ambrosio Danilo D'Ambrosio

E quella somiglianza capace di trarre in inganno anche la professoressa di Scienze delle superiori. Il giorno prima interrogò lui ma mise il voto a me. Il giorno dopo lo richiamò. ‘Dario, digli che sono io quello che ha sentito ieri’. Io ero impreparato, lo convinsi a farsi rinterrogare”. I voti? “Il più alto lo prese il primo giorno”. Il voto più alto, quello di… Dario.

Ricordi e orizzonti di Dario D’Ambrosio

Ricordi e orizzonti. Figlio della sua terra: “Ci torno sempre. È un modo per rivedere durante le feste tutti i familiari. E se il Napoli vincesse lo scudetto mi farebbe piacere”. Quel bambino di Caivano ora è diventato un uomo. Cresciuto nelle sfumature della vita. Anche, anzi, soprattutto in quelle più dure. Radici profonde. Gli occhi si chiudono per un istante. Un’immagine speciale colora la memoria:Quei lunedì… Mio padre chiudeva la pizzeria la sera e andavamo a cena fuori tutti insieme a Napoli. Un momento per stare uniti e vivere la famiglia”. Un sorriso sincero. Ricordi da custodire. Con cura. Ora c’è anche una nuova famiglia, quella costruita in questi anni. “Mia moglie e i miei figli. Troppo importanti”.

Il bambino, l’uomo di Caivano. Dario D’Ambrosio. Maturità e coscienza. Mai mollare.

A cura di Nicolò Franceschin