Dion Ruffo Luci, il bolognese del Trento: “Voglio giocare in Serie A”

Il centrocampista classe 2001 si racconta ai nostri microfoni. Dagli inizi con la maglia fino all'idolo Pellegrini, passando per tanti episodi e un futuro tutto da scrivere

25 Novembre 2021

Redazione - Autore

Consapevolezza. Questa è la parola che più si addice a Dion Ruffo Luci, centrocampista del Trento ma di proprietà del Bologna. “Il mio trasferimento è un prestito a secco. Alla fine della stagione tornerò a Bologna.” La risposta del classe 2001 mostra tutta la sua consapevolezza sul futuro. Dagli inizi, passando per i trionfi in Primavera, gol pesanti, infortuni e la scelta del Trento. Entriamo nel mondo di Dion Ruffo Luci.

Bologna, amore vero

“Che se poi esiste la felicità, chi ti dice che non passi anche di qua” è una parte dell’inno del Bologna. Quando le squadre entrano in campo, “Le Tue Ali Bologna” di Lucio Dalla riecheggia in tutto lo stadio. Una frase che più di tutte racchiude l’amore di Ruffo Luci per i colori rossoblù, una vera e propria seconda pelle. “Io voglio giocare da protagonista in Serie A. Tutta la vita a Bologna non sarebbe male. Io ci sto proprio bene, è casa mia. Se raggiungerò questo sogno mi abbonerò in curva, così le partite nelle quali non vengo convocato le guardo allo stadio”.

L’inizio di carriera calcistica del centrocampista è particolare, avviene grazie ad una fiera. “Io ho iniziato da piccolo. Giocavo al parco con i miei amici. Un giorno ad una fiera mi ha visto un osservatore di una squadra di Bologna che non esiste più, la Virtus Calcio. Mi hanno chiamato a giocare, ho fatto un anno lì e poi mi ha preso il Bologna. Da lì ho fatto tutta la trafila fino alla Primavera. Il primo anno non venivo convocato e pian piano mi sono guadagnato il posto. L’ultimo anno con la Prima Squadra sono diventato anche capitano in Primavera”.

La stagione indimenticabile e l’esordio in Serie A

La stagione 2018/2019 per la Primavera rossoblù è un vero e proprio tripudio. Promozione in Primavera 1 e vittorie della Supercoppa e del del Torneo di Viareggio, il più importante a livello giovanile internazionale “È stato bellissimo, anche per la vicinanza con i tifosi. Quell’anno abbiamo vinto Campionato, Viareggio e Supercoppa. È stata una stagione senza mai perdere, una stagione bellissima. I tifosi sono venuti a Casteldebole (centro sportivo d’allenamento dei rossoblù, ndr). Il giro di curva allo stadio, è stato emozionatissimo, poi per un bolognese sentire i tifosi che cantano è bellissimo.”

La stagione successiva per Dion Ruffo Luci è quella della consacrazione. Almeno in Primavera. Sinisa Mihajlovic decide di farlo allenare in Prima Squadra con continuità e nella calda estate del 2020 arriva anche l’esordio in Serie A. 12 luglio 2020 contro il Parma nei minuti di recupero. Una emozione forte anche se “rovinata” dalla atmosfera e dal risultato finale. “È stata una grandissima emozione ma un po’ rovinata dal fatto che era a porte chiuse. Senza tifosi, lo stadio vuoto. È come debuttare in una amichevole. Stavamo vincendo 2-0, sono entrato e ho detto al team manager ridendo “provo a fare gol” perché entravo da trequartista. Ti giuro, non so come sia stato possibile (dopo il suo ingresso sono arrivati due gol da parte dei ducali, ndr). Io al loro secondo gol sono morto dentro, mi ha spezzato il cuore.”

Credits foto: Damiano Fiorentini

L’infortunio e il ritorno da capitano

Quando la carriera sembra pronta a sbocciare definitivamente, ecco il primo grave ostacolo. Il 31 dicembre 2020, durante un allenamento con la squadra riporta una frattura parzialmente scomposta della tibia destra. “Stavo andando benissimo, aggregato da Mihajlovic alla Prima Squadra e poi mi sono rotto la gamba. Era l’ultimo dell’anno perché giocavamo il 6 gennaio, non avevamo giorni liberi a parte Capodanno. Erano le ultime azioni della partitella finale. C’è stato un angolo ribattuto, una palla mezza e mezza e siamo arrivati in corsa io e un mio compagno. Lui si ferma, io calcio il pallone fortissimo e facciamo tibia contro tibia. Io mi sono spaccato la gamba.”

L’infortunio costringe il classe 2001 a quasi cinque mesi di stop nelle quali Ruffo Luci si prefissa un solo obiettivo: rientrare il prima possibile. “Ho fatto l’operazione, quattro mesi di terapie e poi mi hanno rimesso in campo un po’ a forza per aiutare la Primavera. Io volevo rientrare e sono riuscito a giocare qualche partita perché quell’anno abbiamo giocato fino al 30 di giugno per la pandemia”.

Un rientro prezioso per i giovani rossoblù perché l’annata successiva al trionfo, non è delle più fortunate e termina con un playout contro la Lazio per evitare la Primavera 2. Nel match di ritorno, dopo l’1-1 dell’andata, Ruffo Luci da capitano trascina i suoi alla vittoria e alla salvezza. Nel match di ritorno segna il rigore del momentaneo 1-1 che porta la sfida ai supplementari in virtù del risultato dell’andata. Ai supplementari poi è Rocchi al 105’ a segnare e a regalare una salvezza difficile quanto voluta agli uomini di Troise. “Bellissimo, era l’ultima partita di un percorso lunghissimo che si sarebbe chiuso al termine di quella partita. C’era tanta emozione”.

“Per conquistarsi il posto bisogna lavorare”

La stagione 2021/22 è quella della decisione. Prima squadra o prestito perché troppo grande per continuare in Primavera. Per chi ha l’ambizione di tornare in Serie A da protagonista, la scelta è scontata. Io ho fatto un ragionamento. “Volevo giocare in una squadra con continuità, senza imprevisti perchè io non ho mai fatto una stagione intera tra infortuni e la pandemia. Avevo bisogno di una squadra che mi desse continuità. Purtroppo non sto raggiungendo gli obiettivi prefissati a inizio anno perché non sto giocando come speravo. Evidentemente devo darmi da fare e migliorare su molti aspetti” Il gol contro il Lecco? “Un’altra casella spuntata. È solo il primo di tanti obiettivi.”

I traguardi personali sono chiari, così come quelli di squadra. Sognare non costa nulla. “Noi siamo in zona playoff ma la classifica è cortissima. Sei a tre punti dai playout e dal quarto posto, è davvero forte. Vinci una partita e sei la squadra più forte. Perdi una partita e sei la squadra più scarsa. Ci vuole equilibrio. Il nostro obiettivo è di salvarsi ma secondo me possiamo puntare ai playoff. Ne sono convinto, abbiamo una squadra forte

L’idolo nato grazie al procuratore e una laurea da raggiungere

A 20 anni gli idoli sono Messi o Ronaldo per (quasi) tutti. L’idolo di Ruffi Luci è un altro, con una storia molto particolare. “A me fa impazzire Lorenzo Pellegrini per le sue caratteristiche. Tre anni fa, quando iniziai a lavorare con il mio procuratore, lui mi disse “guardati Pellegrini, per me gli assomigli. Guarda i suoi movimenti”. Allora io ho finito l’allenamento e mi sono guardato i movimenti di Pellegrini ed effettivamente ci assomigliavamo. Da lì ho iniziato a guardare tutte le partite e mi sono innamorato. Giocatore pazzesco”.

Fuori dal campo? Un obiettivo da raggiungere al più presto. “Sto cercando di studiare. A me piace molto la Finanza. Sono iscritto all’università ma ho cambiato due indirizzi. Prima Economia e poi Scienze della Comunicazione online, ma online è davvero dura. Frequentare i corsi di una università pubblica come tutti i ragazzi non è possibile per i miei orari. Sto valutando cosa fare ma una laurea sicuramente la voglio prendere, è un mio obiettivo”.

“La vita è così vicina, ogni cosa è ancora da fare. Il futuro è verde è freddo è profondo come il mare.” Cantava Lucio Dalla. Un futuro tutto da scrivere per Dion Ruffo Luci, profondo ma verde. Come il prato del Renato Dall’Ara.

A cura di Samuele Manzoni