Dal Togo all’Everton, l’Italia e l’idolo Pirlo: Halid Djankpata, il titolarissimo del Gubbio

Djankpata - credit: IMAGO
Il lungo percorso del centrocampista originario del Togo, oggi punto fermo del Gubbio
“Certi amori non finiscono, fanno giri immensi poi ritornano”. Se il percorso di Halid Djankpata fosse un film avrebbe come colonna sonora la celebre canzone di Antonello Venditti che calzerebbe perfettamente con la sua storia. Un viaggio che parte da Lomè, in Togo, luogo di nascita del centrocampista del Gubbio. La sua famiglia decide di trasferirsi in Italia quando Halid ha appena 9 mesi.
Cresce a Milano e coltiva sin da subito la sua passione per il calcio, muovendo i primi passi nell’Usmate. L’amore per il pallone cresce di pari passo con quello per l’Italia, il paese che lo ha accolto e che ormai considera casa. E rincorrere un pallone per un bambino significa rincorrere un sogno, che accomuna tutti gli appassionati dalla tenera età: indossare la maglia azzurra.
Per arrivarci il percorso è duro e non potrebbe essere altrimenti perché più grande è il sogno, più probante è il cammino. Quando le strade tra l’Italia e Djankpata si dividono lui ha 11 anni e la decisione del trasferimento non lo entusiasma affatto. La valigia del centrocampista è di nuovo chiusa e la prossima destinazione è l’Inghilterra.
“I miei genitori dicevano che lì la vita sarebbe stata migliore, ma sinceramente io non ero d’accordo. Quando me l’hanno detto ho pianto tantissimo“, disse il centrocampista qualche anno dopo. Nonostante non fosse felice della sua nuova destinazione, Djankpata capisce presto che la tappa inglese sarà un crocevia fondamentale per la sua carriera calcistica. E con l’Italia non è stato un addio ma solo un arrivederci.
L’Inghilterra e l’Everton: la svolta della carriera di Djankpata
L’avventura inglese di Djankpata inizia con la maglia del Droylsden Fc, una squadra minore di Manchester. Il ragazzo gioca nel ruolo di attaccante e il suo talento inizia a sbocciare. Il suo nome viene appuntato nei taccuini degli osservatori di Manchester City, Liverpool ed Everton, che gli proposero dei provini. La sua scelta ricade sull’Everton, una realtà meno prestigiosa delle altre due ma Djankpata vuole andare per gradi: “Alla fine ho scelto l’Everton, mi affascinava la storia di questa squadra. E poi cercavo un posto in cui esprimermi, non volevo andare in uno dei top club per rischiare di bruciarmi”.
Una decisione che si rivelerà più che azzeccata per la sua carriera. Con la maglia dei “Toffees” cambia anche la sua posizione in campo, arretrando dall’attacco al centrocampo, sulle orme del suo idolo Andrea Pirlo. Compie tutta la trafila delle giovanili dall under 18 alla seconda squadra e indossa anche la fascia da capitano. Le sue prestazioni convincono il ct della Nazionale Under 19 Bernardo Corradi a inserirlo tra i convocati per la gara contro l’Austria. Il sogno di Djankpata si avvera e le lacrime del bambino che lasciò l’Italia a 11 anni sono soltanto un ricordo.

Nostalgia di casa: la chiamata dello Spezia e il trasferimento al Gubbio
L’esperienza inglese di Djankpata ha dato una svolta alla sua carriera e con la maglia dell’Everton è cresciuto in modo esponenziale. Ha trovato la sua collocazione in campo e realizzato il sogno di indossare la maglia della Nazionale Italiana, per la quale ha rifiutato la convocazione del Togo. Ma la nostalgia di casa si fa sentire e quando arriva la chiamata dello Spezia il centrocampista non esita un attimo ad accettare. In maglia bianconera colleziona 5 presenze con la Primavera 2 in una stagione, troppo poco per le sue ambizioni.
In estate è il Gubbio a decidere di puntare su di lui, una scelta che sta ripagando le aspettative. Il centrocampista è entrato da subito nei meccanismi della squadra e l’allenatore Domenico Di Carlo gli dà fiducia. Djankpata diventa subito un titolare della formazione umbra e si rivela elemento prezioso in mezzo al campo garantendo qualità e quantità. In maglia rossoblù l’ex Everton ha trovato la sua dimensione ideale, un allenatore che punta su di lui e una squadra che esalta le sue qualità. Il modo migliore per riabbracciare il suo paese e continuare il suo percorso di crescita, con l’intenzione di scalare i gradini del successo e continuare a coltivare il sogno del bambino arrivato dal Togo ma figlio adottivo dell’Italia.