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Il modello “made in Italy” della FeralpiSalò: un solo straniero in rosa

La storia siamo noi”: possono cantarlo, recitarlo ed urlarlo nello spogliatoio della FeralpiSalò dopo il match con la Triestina. Una pagina in un libro ricco da sfogliare, in una piccola città che ha avuto tanto da raccontare. Ora lo ha fatto con il pallone tra i piedi, guidati dal maestro Vecchi. Per la prima volta in Serie B dopo solo 14 anni dalla fondazione del club. Progetto, programmazione e valorizzazione dei giovani. Per chi vive intorno alla riva del Garda è più facile sognare.

Credit: FeralpiSalò

Il “made in Italy” della FeralpiSalò

I giocatori parlano tutti la stessa lingua. Non è la classica frase fatta, ma la realtà. Viene sollevato spesso il problema dei pochi azzurri nei club, non è questo il caso. La dirigenza della FeralpiSalò ha costruito una rosa con quasi tutti giocatori italiani. Un mix tra esperienza e gioventù, che nel corso del campionato ha fatto la differenza. L’unico straniero? Butic, arrivato dal Pordenone nel mercato di gennaio, dopo la fine del prestito al Cosenza in Serie B. Denis Hergheligiu, giovane di prospettiva che nella scorsa stagione ha ricevuto molta fiducia da Vecchi, ha invece la doppia cittadinanza, sia rumena sia italiana. Programmazione e idee, dal settore giovanile alla prima squadra, come ha sottolineato il presidente Pasini. E, a proposito di settore giovanile, per questo grande traguardo sono arrivati anche i complimenti di Blanco.

Credit: FeralpiSalò

Butic, l’eccezione che conferma la regola

Un altro calcio è possibile, lo ha dimostrato la FeralpiSalò, che con oculatezza ha creato un vero e proprio riferimento per tutti gli altri club di Serie C. Stipendi proporzionati, talenti scoperti e un allenatore bravo sia nella gestione dello spogliatoio sia nella crescita del valore della rosa. Vecchi già nella Primavera dell’Inter aveva mostrato un occhio spalancato per i giovani.

E pensare che proprio in quegli anni ha conosciuto Butic, appunto l’unico calciatore straniero ora in rosa. Il croato, classe 1998, ha giocato nelle giovanili nerazzurre nel 2016. Era appena maggiorenne e in questi casi la lontananza da casa si fa sentire più del dovuto. Ed è proprio lui ad aver segnato il gol decisivo per la promozione

L’ambientamento è stato difficile, ma grazie all’aiuto di Vecchi è riuscito a fare il salto di qualità, vincendo il campionato Primavera e conquistando il titolo di capocannoniere nel Torneo di Viareggio con sei gol. Ha poi avuto anche la fortuna di allenarsi in prima squadra, chiamato da De Boer. L’esperienza però è terminata dopo solo un anno, vista la troppa concorrenza in attacco con Pinamonti. Dopo la consacrazione al Torino U19 e un giro di maglie in Serie C e Serie B, nel mercato invernale l’attaccante e l’allenatore si sono ritrovati alla FeralpiSalò e quando c’è la fiducia essere l’unico croato in uno spogliatoio solo di italiani non conta nulla. Il campo lo ha dimostrato e ora l’unica importante è festeggiare, in qualsiasi lingua, perché a parlare è la storia.

A cura di Antonio Salomone

Antonio Salomone

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