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Tony D’Amico e il passato tra Foggia e Cavese: “Pensavo di essere un giocatore da Serie B”

Screen Tony D'Amico, ds dell'Atalanta - www.lacasadic.com

Screen Tony D'Amico, ds dell'Atalanta - www.lacasadic.com

L’attuale direttore sportivo dell’atalanta racconta le sue esperienze in Serie C con le maglie di Cavese e Foggia

Negli ultimi anni il nome di Tony D’Amico è tra quelli che ha reso grande il nome dell’Atalanta, sempre più big del calcio italiano. Se i bergamaschi non possono più essere considerati una “sorpresa” della nostra Serie A lo si deve anche a chi, dal 2022 fino a oggi, in veste di direttore sportivo, ha gestito la rosa ora a disposizione di Ivan Juric.

Da ormai 3 stagioni la famiglia Percassi ha deciso di affidarsi al dirigente nativo di Popoli, in Abruzzo. Una scommessa vinta con l’ex ds del Verona tassello fondamentale nel progetto che ha fatto conquistare all’Atalanta la prima Europa League della sua storia.

In un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, Tony D’Amico ha parlato della sua carriera – con i noti avvicendamenti estivi che lo vedevano vicino al Milan – marcando un fondamentale passaggio in Serie C. Da ex centrocampista, infatti, l’attuale dirigente dell’Atalanta ha avuto alcune esperienze nelle allora Serie C2 e C1.

Torre Alex (oggi Chieti), Città di Marino, Empoli, Gela, Lecco, Cavese e Foggia. Proprio queste ultime due piazze sono state tra le più importanti e significative per la carriera di D’Amico.

Il percorso con la Cavese: dai dilettanti alla C1

A Cava de’ Tirreni dal 2003 al 2007 prima, e nel 2010-11 per una seconda e ultima parentesi, l’attuale dirigente percorre alcune delle tappe più belle in Serie C. Con la Cavese partimmo dai dilettanti e arrivammo a sfiorare la Serie B in quella semifinale playoff persa contro il Foggia. Da mediano divenni mezzala con Salvatore Campilongo come allenatore, fu un precursore: modulo 4-3-3 quasi a uomo durante la fase difensiva”.

Nel 2006 la Cavese vince il proprio girone di Serie C2 e ottiene una storica promozione. Per D’Amico però, e per l’intera comunità campana, quel 16 aprile è una data amara da ricordare. “La notte della festa promozione in Serie C1 il mio miglior amico di quella squadra, Catello Mari, morì in un incidente stradale. Quel giorno è ‘morto’ anche il ragazzo spensierato che ero.

Tony D'Amico, all'epoca giocatore del Foggia - www.lacasadic.com
Tony D’Amico, all’epoca giocatore del Foggia – www.lacasadic.com

D’Amico: “A Foggia avevano aspettative mostruose su di me”

Dopo un anno in Serie C1 ancora con la maglia della Cavese, per D’Amico è tempo di fare una nuova esperienza. Il Foggia sceglie Campilongo e io faccio un casino per andare con lui: un ‘caso Koopmeiners’ di vent’anni fa. Il trasferimento, come accaduto per Koopeiners, alla fine si concretizza ma le cose in rossonero non vanno per il meglio: Le aspettative su di me erano mostruose, così mi danno la numero 10 anche se non ero un 10. Mi battezzano ‘Il nuovo Shalimov’ ma gioco male e finiscono per fischiarmi in 20mila. L’anno dopo però, con Filippo Fusco direttore e Fabio Pecchia allenatore, il ‘pacco D’Amico’ diventa il capitano e comincia a essere applaudito”.

Dopo la parentesi foggiana, l’attuale direttore sportivo ha l’occasione di una breve esperienza in Serie B con l’Empoli. Tappa di carriera che, come proseguito nell’intervista, lo porterà a chiudere la carriera qualche stagione dopo, nel 2012, all’età di 32 anni. Ho smesso di giocare perché vivevo di motivazioni. Mi scesero perché pensai di essere un giocatore da Serie B e quando arrivai a Empoli stetti solamente sei mesi. Corsi me lo ripete sempre: ‘Bravo dirigente, però quanto eri scarso quando giocavi’. Non era vero ma se sono stato 15 anni in Lega Pro e solo per pochi mesi in B, vuol dire che ero da Lega Pro“.