A tutto Merola: dall’esordio in Europa League al Foggia. ‘U bambinu’ di Zdenek Zeman

La nostra intervista al fantasista che ha stregato il boemo a suon di gol

Foggia Calcio Merola
17 Aprile 2022

Redazione - Autore

Enfant prodige. Come definire, se non così, Davide Merola. Il fantasista del Foggia che fa impazzire Zdenek Zeman, con un passato nobile e un futuro tutto da scrivere. Ieri è arrivato un altro gol nella partita contro la Virtus Francavilla. Un viaggio lunghissimo, di sogni, emozioni e insegnamenti. Raccolte in una chiacchierata con l’uomo, prima che col calciatore, ai microfoni de LaCasaDiC.com.

Parlavamo di sogni, gli stessi di un bambino che per la prima volta tira qualche calcio ad un pallone: “Avevo 4 anni quando ho iniziato, giocavo nella Juve Sammaritana. Ma non mi allenavo sempre, anzi avevo paura a giocare con la gente che non conoscevo”. Timidezza, quella di un ragazzino con i piedi pronti a disegnare arcobaleni. Se non c’era anche mio fratello, che è più grande di me, non mi ci mettevo proprio a giocare. Un sinistro illuminante, come quella luce della porta che gli si apre a soli 12 anni.

Foto Antonellis

La chiamata dell’Inter

E’ il 2012. Estate, un ragazzino tifoso dell’Inter riceve la chiamata della sua squadra del cuore. “Ho vissuto un’emozione incredibile”. Così piccolo, costretto a dover spiccare il volo e lasciare la sua casa. “La botta più pesante l’hanno sentita i miei genitori. Si sono dovuti trasferire con me. Questo mi ha aiutato tanto. Il loro appoggio è stato fondamentale”. Inizia il percorso di Davide nel mondo Inter. Ogni anno la sua squadra porta a casa un trofeo, quasi trascinata dal talismano Merola che in campo inizia a far vedere sprazzi da campione:Ogni anno ho vinto qualcosa”. Il ragazzo è cresciuto ed ha trovato personalità, ma la timidezza? “E’ andata via col tempo. Allenatori e dirigenti mi hanno accolto benissimo”. 

Foto Antonellis

Il triplete in Primavera e i ritiri con Zaniolo

E’ la stagione 2017/2018. Zaniolo, Pinamonti, Zappa: l’Inter cresce i giovani del futuro in casa. Tra questi c’è anche lui, il classe 2000 Davide Merola. La Primavera di Vecchi vince Campionato, Supercoppa e torneo di Viareggio. Triplete servito, sulle orme dell’Inter del 2010. E tra ritiri con Zaniolo e prima squadra, Merola continua il suo percorso di crescita: Condividevamo la stanza. Siamo stati in contatto nei primi periodi in cui lui è andato via, ora ci sentiamo ogni tanto”. Campione nella Roma, ora in Nazionale con Mancini: “Di lui mi ha sorpreso la sicurezza di se stesso. Sapeva di arrivare in alto“.

Il veterano di quella squadra è proprio lui. Davide Merola, un capitano senza fascia al braccio: “Ero quello con più anni nell’Inter. Si allenava con noi Sebastiano Esposito, aveva due anni in meno. L’ho accolto, come fecero con me quando arrivai”. E poi il racconto di un aneddoto: “Avevo giocato con Salvatore, il fratello. Lo tranquillizzavo, gli dicevo ‘Seba è con noi, non preoccuparti'”. Da bambino, a veterano. Dalla timidezza, alla personalità. Esempio di come ti cambia il mondo Inter. “Sono diventato un ragazzo diverso da quello che ero. Forse mi hanno coccolato troppo”. Processo di maturazione, dalla A alla Z.

L’esordio in prima squadra

Nel corso della stagione, molti elementi della Primavera vengono spesso aggregati alla prima squadra. E’ il caso di Merola nella stagione 2018/2019. “All’inizio andavo ad allenarmi, ma non ero mica sicuro di essere aggregato”. Eccola la timidezza, pronta a tornare in auge al momento di diventare grandi. “A loro serviva l’attaccante per l’allenamento e nel corso dell’anno qualcuno andava sempre”. Gli allenamenti con i grandi diventano sempre di più e la timidezza lascia spazio alla sicurezza: “Più mi allenavo, più capivo di poterci stare dentro”. Tra i grandi, c’è sempre qualche veterano che dà una parola di conforto ai più giovani: “Candreva mi diceva di fare ciò che sapevo. Mi spiegava che se ero lì c’era un motivo”.

 
 
 
 
 
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E’ il 14 marzo 2019. A San Siro è in programma Inter-Eintracht Francoforte, gara di ritorno degli ottavi di finale di Europa League. “Mi stavo riscaldando. Dalla panchina il secondo mi fa il gesto con la mano di venire”. Emozioni, sogni ed ecco rispuntare la timidezza. “Mi sono domandato mille volte ‘ma devo andà io’. Zappa mi diceva ‘vai vai’. Io ancora mi stavo a domandare se toccasse davvero a me”. 10 minuti in campo per Merola, nella Scala del calcio. “E’ stata un’emozione forte. C’erano i miei genitori, la mia ragazza. Ho sentito di avergli restituito qualcosa”. 

L’Empoli e l’esordio in B

In estate arriva la chiamata dell’Empoli. Davide è pronto a giocarsi le sue carte in Serie B: “All’inizio c’era Bucchi, mi buttò dentro e aveva iniziato a darmi fiducia”. Le cose cambiano in fretta, anche per Davide. Bucchi viene esonerato, a gennaio per Merola è il momento di ricominciare dalla Primavera. “Feci bene anche lì. Feci gol, ma poi il Covid fermò tutto”. L’estate passa in fretta e sulla panchina dell’Empoli siederà Alessio Dionisi: “Avevo iniziato il ritiro con lui, gli piacevo e parlava bene di me”. Poi ecco pronta l’occasione: “Giocavamo col Renate in Coppa Italia, faccio doppietta. E penso, magari dai ho dimostrato di poterci stare”.

 
 
 
 
 
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Nulla di scontato, a due giorni dalla fine del calciomercato Davide passa all’Arezzo in Serie C. Anche qui la situazione non è facile: “10 giornate e cambia di nuovo l’allenatore. Giocai poco, ma non dissi mai una parola fuori posto. Anche questo è un insegnamento del mondo Inter”. Ma si sa, la pazienza è la virtù dei forti. A gennaio arriva la chiamata del Grosseto, Davide trascina la squadra ai playoff. 

Il Foggia, “U Bambinu” di Zeman

Nell’estate del 2021 Davide ha tante offerte. I sei mesi al Grosseto non sono passati inosservati, così come la doppietta e l’assist nei playoff contro il Lecco. Poi arriva la chiamata del Foggia: “Avevo paura di andarci”. E’ tornata la timidezza, ancora una volta. Mi terrorizzava dover fare il ritiro con Zeman (ride, ndr)”. Alla fine Merola sceglie Foggia: “Il mister mi ha spinto ad andare oltre. Per due settimane non abbiamo toccato la palla. Gradoni, corse nei sacchi. Notti insonni a pensare cosa dover fare la mattina dopo”. E un soprannome nato con il boemo: “Eravamo ad Andria. Stava facendo la formazione, dice tutti i nomi e poi mi guarda, ‘qui gioca u bambinu’. Solito Zeman, personaggio dentro e fuori dal campo. “Non me lo aspettavo, la partita andò bene e segnai la prima rete in stagione”.

Foto Antonellis

E fuori dal campo? “La Playstation con mio fratello e i miei amici. Anche a FIFA gioco per vincere. Vorrei la mia carta 99 e insultare solo il mio giocatore (ride, ndr)”. Il ragazzo timido è diventato grande. In un lungo viaggio partito da Santa Maria Capua Vetere.

Davide Merola, ‘U bambinu’ di Zeman che sogna di tornare grande. 

A cura di Francesco Marra Cutrupi