Leggere i nomi di Franco e Valentin Carboni nella lista delle pre-convocazioni dell’Argentina è stato incredibile per papà Ezequiel. Una soddisfazione enorme per l’ex Catania ma anche per la stessa città che non dimentica il suo ex mediano e i suoi figli che, seppur per poco, quella maglia l’hanno indossata anche loro. Ora il loro presente è all’Inter e il futuro si è appena tinto di albiceleste.
“Siamo contenti. Grazie a Dio una bella gioia: i ragazzi avevano già parlato con Mascherano che allena l’Under 20. La sera tardi, appena arrivata l’ufficialità eravamo ognuno nelle nostre stanze e i ragazzi dalla loro hanno ricevuto tanti complimenti un’ondata d’affetto incredibile, dagli amici ai nonni – ci ha raccontato proprio Ezequiel Carboni -.
Con una notizia del genere devi essere contento, tranquillo e con i piedi sempre a terra: non sempre succedono queste cose. La strada è lunga ma indossare la maglia dell’Argentina, anche solo in allenamento perché non si sa se giocheranno è già un orgoglio”.
Cosa si prova da papà? “Orgoglio incredibile, gioia immensa. I ricordi tornano a tanti anni fa, a tutto questo tempo lontano da casa. Mia moglie piangeva di gioia. L’hanno meritato loro, con tutto il lavoro che hanno fatto. Devono goderselo al massimo”.
Come la possibilità di condividere lo spogliatoio con una leggenda come Leo Messi. “E’ il loro idolo, in particolare di Valentin. Non so se condivideranno davvero lo spogliatoio o solo un allenamento ma già solo vederlo sarebbe un sogno. Per tutti i ragazzi che amano il calcio, non solo per loro. Dopo quella foto insieme tanti anni fa incontrarlo, specie per Valen, sarebbe incredibile”.
“Tutto questo è soltanto un passo, non è niente. Sappiamo che c’è ancora tanto da lottare e lavorare. Questo però è un premio e va sicuramente considerato.
Io sono troppo duro, dico sempre lo stesso: è un premio ma non è niente. Quel che hai fatto ieri non conta, quello che fai oggi un po’ e devi essere pronto per il domani che sarà bello ma duro. Piedi sempre per terra. Lavorare e migliorare ogni giorno perché si deve diventare giocatore vero”.
A cura di Damiano Tucci
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