“Non era una squadra, era una caserma. Sempre in trincea”. Queste sono le parole di Ermanno Fumagalli, portiere del Seregno, ai microfoni della Gazzetta dello Sport. L’estremo difensore bergamasco di nascita ci ha messo la faccia nella vicenda che sta coinvolgendo la sua squadra.
Il classe ‘82 si è confessato, con le dovute accortezze dato il processo in corso, parlando delle minacce personali arrivate da alcuni “personaggi” e racconta di una vicenda in particolare. “Stava per cominciare l’allenamento e mi si sono avvicinate alcune persone che conoscevo perché bazzicavano attorno alla squadra. “Ti veniamo a prendere a casa, forse non hai capito”; “Non rivedrai più la tua famiglia, stasera saluta Jacopo”. Quando hanno fatto il nome di mio figlio, non ho capito più niente”.
La paura faceva da padrona dentro lo spogliatoio, ma non solo. “Mia moglie, con due figli in casa, non era più serena. Non era calcio, era Gomorra. È stato devastante”.
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