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Giugliano, Capuano: “Allenare qui è meglio della Champions. Ma se volete lo spettacolo andate al circo”

Giugliano-Capuano-foto interna cdc

Giugliano-Capuano-foto interna cdc

Al solito, Ezio Capuano mostra scarso remore nell’esporre i suoi pensieri in purezza. Ecco l’intervista rilasciata a ”La Gazzetta dello Sport”.

Tre partite, due vittorie e un entusiasmo alle stelle. Il Giugliano, sotto l’attenta guida di Ezio Capuano, sembra aver cambiato passo. E non è un caso che, dopo la sconfitta di Monopoli, abbia conquistato il massimo della gioia sia contro il Benevento (in Coppa Italia) che contro il Siracusa. Non sono nient’altro che traguardi figli di un orgoglio che il condottiero ex Taranto alimenta sul campo…e anche fuori. Come testimoniato dall’intervista appena rilasciata a La Gazzetta dello Sport.

L’allenatore riparte dai suoi principi, specchio di una passione che arde forte: ”Il calcio è entusiasmo. Dopo 38 anni in panchina volevo smettere. Ho vissuto dieci mesi di sofferenza per la traumatica separazione con il Trapani. La famiglia mi ha convinto a ripartire. Oggi sono rinato. Mi sveglio ogni mattina per andare allo stadio e fare felice la città”. 

Quella di Giugliano in Campania, una sfida inedita, che Capuano commenta così: ”Sarò come un chirurgo. Voglio rimettere in piedi una squadra che prima di me faticava a camminare. Indosserò il camice, ma resto sempre un allenatore del popolo”.

La cura, al momento, sembra funzionare. A testimoniarlo, i sopracitati numeri concordi. Il segreto? Questo: ”Ho trovato un gruppo di uomini, prima che di calciatori. Al Giugliano c’è uno spogliatoio compatto, unito. In carriera mi è capitato spesso di arrivare in squadre che vivevano situazioni difficili. Ai ragazzi ho subito detto che ‘vincere è un desiderio di tutti, sapersi preparare alla vittoria è invece un privilegio di pochi”. Poche parole, un obiettivo chiaro: lasciare il segno.

Giugliano, a tutto Capuano: “L’allenatore deve essere come un pittore”

Sui dettami del suo Giugliano, Capuano mostra idee chiare. Anzi, chiarissime: “Ripartiremo dal gioco verticale e aggressivo. Dobbiamo correre, arrivare primi sul pallone, combattere. Il calcio è uno sport semplice: la squadra deve saper proporre e mantenere le posizioni. Per lo spettacolo c’è il cinema o il circo. Tutto qui? Non esattamente: “E non parlatemi di costruzione dal basso. Io la chiamo distruzione dal basso. Il club è un’azienda e come ogni società vuole i risultati. È lo stesso anche per i tifosi, il popolo pensa soltanto alla vittoria. Ho raccontato il 3-5-2 nella mia tesi a Coverciano 16 anni fa, quando pochi colleghi in Italia lo utilizzavano”.

Un innovatore, nel suo piccolo: “Per me un allenatore deve essere come un pittore. Ammiro il pragmatismo di Conte e Allegri, e non sono un giochista. Intendo dire, un allenatore deve avere idee. Pensiamo a Van Gogh, un genio. Quante repliche dei suoi quadri ci sono in giro? Tantissime. Però non appartengono all’originale, quindi non sono arte. Nel calcio serve fantasia, in Serie A come in Prima Categoria. E per un periodo l’ho smarrita”. Il riferimento, ovviamente, è alla sua esperienza a Trapani.

Ezio Capuano, allenatore Trapani
Ezio Capuano, allenatore Trapani / credit Trapani

L’esperienza a Trapani e le difficoltà: “Come fanno a dormire sereni?”

I pochi giorni passati in Sicilia non sono stati positivi. Eziolino li commenta così: “Come fanno a dormire e ad accarezzare i loro cari pensando a quello che mi hanno fatto. Accettare di lavorare con quella dirigenza è stato l’errore più grave della mia vita. L’ho pagato a caro prezzo. Con una lettera vergognosa mi hanno accusato di falsità. Ho portato la questione in tribunale e il giudice mi ha dato ragione. I dieci mesi di dolore che ho passato non li auguro a nessuno. Azzardo il paragone, probabilmente avrei preferito stare in un nosocomio“.

Esperienza dura, che però non cancella le tante imprese realizzate in 38 anni di viaggio: “Ho trovato la forza di reagire, grazie all’amore della famiglia e allo straordinario lavoro degli avvocati. Non la potevo dar vinta a un gruppo di persone che fanno calcio da tre giorni. Il Giugliano è più della Champions, è l’occasione giusta per ripartire. Del passato, invece, ricordo particolarmente l’ultimo anno a Taranto. E per il futuro, ho un solo obiettivo: restare in questo mondo, con le mie idee, fin quando ne avrò la forza”.