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Giugliano, inizia l’era Capuano: tra frasi iconiche, momenti unici e una vita prestata al calcio

L'allenatore Ezio Capuano (credit: IMAGO) - www.lacasadic.com

L'allenatore Ezio Capuano (credit: IMAGO) - www.lacasadic.com

Ezio Capuano saprà ancora sorprenderci? Le premesse sono, al solito, ottime. E il Giugliano può sperare nella rimonta-salvezza.

Nove mesi di stop, poi il grande rientro in pista. Ezio Capuano, per gli amici Eziolino, vuole ancora stupire. E, in questi giorni frenetici, ha accettato l’ennesima sfida della sua ricchissima carriera: cercherà di salvare il Giugliano dalle sabbie mobili della Serie C. Quel campionato che ne riaccoglie a braccia aperte l’estro, la schiettezza e la leadership, prerogative su cui l’allenatore classe ’65 ha gradualmente costruito un personaggio mediaticamente potentissimo e una personalità calcisticamente vigorosa e influente.

Partito dai vicoli della sua Pescopagano, il piccolo Ezio si fa presto strada tra i grandi. Con il timbro rauco e tagliente, con la voce libera da vincoli, con il passo svelto e la testa sempre alta. Coltivando, giorno dopo giorno, una passione che vuole lasciare il segno. Senza mai disperdere i tratti della sua unicità. E senza mai dimenticare le sue radici. Che, a detta dello stesso Capuano, parlano la lingua ”dell’umiltà, del perbenismo e del lavoro”, fonti di quel “poco successo” che sente di aver raggiunto. Tanto per rimarcare la fatica del percorso.

Lungo, complesso, ma estremamente gratificante. Poco? Affatto. Prima osservatore, in seguito condottiero e capopopolo di piazze calde, trascinate fisicamente ed emotivamente a successi insperati, figli di un’idea e di una forza che nasce e si sviluppa lì, direttamente sul campo. Covo di imprese e di relative conquiste, teatro di battaglie intense e di rese dolorose, di sconfitte e di annessa crescita: Eziolino ha sperimentato ogni aspetto di questo gioco, dal più bello al più infido. Ma non ha certo smarrito l’orgoglio, il coraggio e la sete di traguardi che lo ha sempre contraddistinto.

Ecco spiegato il pronto ritorno, questa volta alla regia di un Giugliano che va ricompattato e di una piazza che necessita di riferimenti, linee guida e direttive. Mission impossible per tanti…ma non per chi “frigge il pesce con l’acqua minerale”. Parola di Eziolino. Prendere nota.

Capuano, un viaggio nel suo mondo: frasi iconiche, imprese uniche

Imperativo riavvolgere il nastro, per ripercorrere alcune delle cavalcate più iconiche della sua lunga carriera. La prima è doppia: promozione in C2 sia con l’Altamura che con la Cavese, rispettivamente nel 1996 e nel 1997. Ma le vittorie più belle restano quelle inattese, quelle nate dal nulla e capaci di riscrivere le regole del gioco. I giocatori, del resto, ”vanno baciati solo di notte”: Eziolino, durante il giorno, bastona nel senso bonario del termine. Lo dice lui, ed è lecito credergli, perché l’identità e la singolarità dei tanti risultati ottenuti partendo dalle retrovie portano solo la sua firma.

Nel 2010 salva un Potenza destrutturato e retrocesso solo d’ufficio. “Un po’ alla Santa Rita da Cascia e un po’ alla Robin Hood”: parallelismo, sdoganato in un’intervista, azzeccato, per quanto estroso. Ribadito anche dalle successive imprese: prima trascina la Sambenedettese dall’undicesimo al secondo posto – salvo venire esonerato con enorme rammarico – e, forse in cima a tutte le altre, regala a Taranto il classico sogno di una notte di mezza estate. Agguanta la salvezza, poi sbraccia ai vertici della C, infine lascia l’incarico. Un addio amaro, riconducibile a divergenze con la società e ai dubbi crescenti riguardo la salute della stessa. In seguito, difatti, privata dello Iacovone, fallita nel silenzio e ripartita dalle ombre dell’Eccellenza. A conferma di quanto calcio abbia vissuto e assorbito: vittorie, esoneri, contesti difficili, addii cocenti. L’altro lato della medaglia, spesso legato a situazioni sociali extracampo e altrettanto celebri per aver scatenato più volte il leone dentro di lui.

Ezio Capuano, allenatore Trapani
Ezio Capuano, allenatore Trapani / credit Trapani

”L’Arezzo in D? Come Belen che fa la barista”

Capuano allena da quando ha 20 anni. E di traguardi ne ha tagliati parecchi: tra questi, anche la salvezza con la Paganese (trasformata nella miglior difesa del campionato) e la possibilità di allenare anche al di fuori dei nostri confini. Per un brevissimo periodo, infatti, Eziolino provò il campionato belga alla guida dell’Eupen, lasciato dopo alcune difficoltà interne. Non un unicum nella sua parabola, che ha formato la sua traiettoria nella gavetta e nei fallimenti prima di indirizzarsi verso l’immaginario collettivo. Ad Arezzo, in particolare, un suo sfogo è diventato storia: “io vi squarto!”, senza fronzoli e senza censure.

Libero pensiero di un allenatore che farebbe di tutto per motivare e responsabilizzare i ragazzi: anche dargli contro. Sempre ad Arezzo resta impresso il parallelismo tra la permanenza nei dilettanti della squadra con Belen Rodriguez ridotta a semplice barista; ed è ancora ad Arezzo che fiorisce la sua unica volontà di vedere ”una banda di maiali assatanati e ignoranti”. Mai banale. “Fenomeni, nei miei gruppi, non esistono”: un’altra gemma di un immenso repertorio. E chissà che proprio questo aspetto non gli abbia creato problemi in quel di Trapani, dove fu esonerato causa pesante alterco con i giocatori. Stesso decorso a Foggia, solo qualche mese prima di prendersi la panchina granata: esonero lampo e nuova corsa. Direzione, Giugliano. Per continuare a stupire, con schiettezza e animo da combattente.