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Il presidente dell’Inter Marotta: “La Serie C è una palestra di vita”

Giuseppe Marotta a "La notte della C"

Giuseppe Marotta a "La Notte della C"

Le parole del presidente dell’Inter al business value della Serie C

Giuseppe Marotta, presidente dell’Inter e con un passato in Serie C con il Varese, è intervenuto al business value della Serie C per commentare l’importanza del campionato: “Rappresenta una palestra di vita, non solo per la crescita dei ragazzi, che poi possono diventare professionisti o meno. Però anche il mio caso è emblematico: oggi sono qua anche in rappresentanza del calcio di Serie C“.

Un percorso che lo ha portato a essere il numero uno della società campione d’Italia in carica: “Se sono presidente dell’Inter è perché ho fatto gavetta nelle categorie inferiori. Io ho iniziato nel ’79/80, avevo 22 anni e vincemmo il campionato di Serie C col Varese: ero un direttore generale e comunque prendevo delle decisioni, pur avevo un presidente molto attivo. Ho appreso quelle che erano le qualità richieste al mondo del calcio“.

L’ex dirigente di Juventus e Sampdoria tra le altre è tornato con la mente alle prime scelte da dirigente, ai tempi del Varese: “Direi che ho superato il primo esame, quell’anno la società passò dalla famiglia Borghi a Colantuoni. Lui mi disse che avrebbe puntato su di me, ma dovevo superare l’esame di scegliere l’allenatore. Ho immaginato che il direttore del corso di Coverciano dell’epoca potesse consigliarmi: ci davamo del tu, gli chiesi chi fosse un allenatore su cui puntare. Mi parlò di un ragazzo che si chiamava Eugenio Fascetti: è stata la mia fortuna, ho scelto l’allenatore giusto“.

Giuseppe Marotta ha avuto la fortuna e la bravura di lavorare con tanti campioni che hanno scritto la storia del nostro calcio: “I premi individuali come il Pallone d’Oro vanno generalmente agli attaccanti. Poi c’è gente come Chiellini, che menava ma è stato un grande campione. Con Giorgio ho lavorato, bisogna apprezzarne le qualità umane, professionali, di leadership: sono qualità che aveva. Il calciatore, se fa solo gol ed è un campione singolo, non fa squadra“.

Il numero uno dell’Inter ha parlato anche della grande sfida di San Siro contro il Barcellona, in programma per domani sera, 6 maggio: “Credo che l’emozione non sia intaccata dall’esperienza. È il bello del calcio, l’adrenalina: io ho vissuto l’epoca in cui sono arrivati gli agenti dei calciatori, e avrei potuto fare il procuratore. Però non hai l’adrenalina di quando fai il dirigente. Sono contento di soffrire“.