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Di Carlo torna a Cesena: la storia del suo passato in bianconero

Di Carlo sulla panchina del Pordenone

Di Carlo al Pordenone (credit: Pordenone) - LaCasadiC.com

Corre la stagione 2014-15 in Serie A. Solita girandola di panchine fra le ultime della classe e all’interno di essa si ritrova Mimmo Di Carlo. L’attuale allenatore della Spal viene scelto dal presidente Giorgio Lugaresi come sostitituto di Pierpaolo Bisoli sulla panchina del Cesena. L’allenatore di Cassino arriva in Romagna dopo la quattordicesima giornata di quel campionato di serie A. Esattamente l’8 dicembre del 2014, il giorno dopo la sconfitta della squadra bianconera a Bergamo con l’Atalanta per 3-2. Il compito per lui è decisamente complicato, quasi una “mission impossible“: salvare i romagnoli, che hanno collezionato appena 8 punti nelle prime 14 giornate.

Di Carlo Pordenone

L’inizio difficile, le imprese consecutivi al Tardini e con la Lazio

Il tentativo di impresa non parte nel migliore dei modi: il Cesena ottiene appena un punto – nel derby col Sassuolo al 93′ grazie a Zé Eduardo- nelle restanti cinque partite del girone d’andata. Il sogno sembra svanire in poche settimane. Come d’incanto, tra il 25 gennaio e l’1 febbraio del 2015, il brutto anatroccolo però diventa un cigno. Al Tardini di Parma arriva il secondo successo stagionale – il primo era arrivato con Bisoli proprio in casa contro i gialloblù. Finisce 1-2 per gli uomini di Di Carlo. La decide, come all’andata, una rete di Alejandro Rodriguez all’86. La prima affermazione in trasferta dà carica a tutto l’ambiente, in primis all’allenatore, che prima della sfida afferma: “Il gruppo si è sempre ben allenato e ora vogliamo trovare continuità. Per battere la Lazio servono cuore e coraggio“. Due parole chiave che la squadra recepisce appieno e grazie ad un Orogel Stadium da grandi occasioni – quasi 15.000 gli spettatori presenti – confezionano il secondo successo di fila. Termina ancora 2-1 contro la squadra di Stefano Pioli. Segna Defrel e poi è un autogol di Cataldi a regalare la vittoria al Cesena. Alla Lazio, infatti, non basta la reazione nel finale e la rete di Miroslav Klose. Un nuovo inizio o un incantevole fuoco di paglia?

Di Carlo Pordenone

I pareggi con Juve e Inter non evitano la retrocessione

Purtroppo per il Cesena di Di Carlo non va a finire come nella fiaba di Hans Christian Andersen. Il Cesena non conferma quanto di buono fatto vedere nelle prime due giornate di ritorno. Rimane cigno solo per i due eventi con le squadre più titolate d’Italia. Il Cavaluccio, difatti, alla quarta giornata di ritorno ottiene un incredibile 2-2 contro la Juventus di Massimiliano Allegri – a fine stagione vincitrice del campionato per la 31esima volta – in un Orogel Stadium totalmente gremito. Poi nell’ottava giornata ottiene il terzo storico pari a San Siro contro l’Inter di Roberto Mancini. Termina 1-1, grazie alle reti del solito Defrel e di Podolski. La non-salvezza o meglio la retrocessione della squadra romagnola passa, tuttavia, dalle altre 15 partite, in cui, escluso il successo in casa con l’Udinese per 1-0, i bianconeri mostrano la propria versione peggiore. 4 pareggi e 10 sconfitte, questo il resoconto che può voler dire solo una cosa: retrocessione. O meglio due perché il ri-approdo in Serie B, un anno dopo la promozione nella massima serie, ha un’ulteriore conseguenza: l’esonero di Mimmo Di Carlo.

Il nono ritorno da ex di Di Carlo, ultimo allenatore del Cesena in A

Dura pochissimo, quindi, appena sei mesi, il sodalizio fra l’allenatore e il club bianconero ma è una parentesi storica. Di Carlo è difatti l’ultimo allenatore del Cesena in Serie A. Da quel momento il Cesena non è mai più approdato nella massima serie del campionato. Arriviamo così ai giorni nostri. Come detto, in apertura, ora il coach di Cassino allena la Spal e ri-incontrerà per la nona volta la sua ex squadra, la terza in Serie C. Sarà un derby e ci si attende un match infuocato all’Orogel, tra due squadre che mirano alla promozione diretta. Sia per il 59enne cassinate che per il Cesena la sfida di domani, 27 settembre, non è solo questo. Quei sei mesi non passano e non passeranno mai inosservati. Certo, ormai son passati diversi anni e varie vicissitudini, per entrambe le parti in causa però quella ferita non è mai stata del tutto rimarginata. Per questo l’incontro assume molteplici significati, che vanno ben oltre il risultato finale. Certo, i sostenitori del Cavalluccio sperano vada in modo diverso dagli otto precedenti, in cui hanno ottenuto solamente una vittoria a fronte di cinque sconfitte e due pareggi.

A cura di Alessandro Affatato