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Lecco-Foggia, la finale di Frigerio e un ritorno… a casa. I genitori: “Che emozione”

Papà gli sistema il colletto, poi una carezza tenera della mamma. Un abbraccio a entrambi prima di salire sul pullman. “Non lo vedevamo da 2 mesi. Ritrovarci qui è un’emozione incredibile. Speriamo che sia un cerchio che si chiude…”. In quegli sguardi si condensa tanto. I ricordi del passato, 90’ speciali nel presente e una speranza per il futuro. Per Marco Frigerio, classe 2001 del Foggia, quella di domani contro il Lecco è una partita diversa. Una partita in cui ci sono tutti i significati che una finale può raccontare.

La cultura della fatica per raggiungere quel risultato, una stagione racchiusa in un match, il sogno di una promozione. Ma non solo. Non solo se quella finale la giochi lì dove sei nato e cresciuto. Un ritorno… nel ritorno. Perché Frigerio si gioca la Serie B ‘a casa’. Quella di Marco e del Foggia è la storia di un viaggio. Le difficoltà all’inizio. Prima la capacità di rialzarsi, poi il coraggio di inseguire quel sogno. E il centrocampista, con le sue prestazioni di cuore e volontà, ne è tra le rappresentazioni più belle. “Deve mantenere questa umiltà”. Parola di mamma Monica. Perché la mamma è la mamma. Insieme a papà Paolo ha aspettato il figlio a fine allenamento. L’ultimo prima della finalissima, svolto nel campo al confine tra Verano e Carate Brianza, paese dove è nato. Intrecci passati e presenti che si incontrano, si guardano e si sorridono. Coincidenze o destino? Non importa. Restano le emozioni di quegli sguardi e di quell’abbraccio. In attesa della finale.

Credit: Martina Cutrona

Frigerio e il calcio: “Palleggiava mentre studiava. È la sua vita”

“Il calcio è nel suo destino”. Quando lo hanno capito? “Quando mentre teneva in mano i libri per studiare palleggiava con il pallone”. Immagini nitide nella mente, tanto da replicarle, imitando quello che al tempo era il (suo) bimbo. La mamma conferma, sorridendo. A fine allenamento Marco dal campo indica ai genitori dove trovarsi. Eccoli, di nuovo insieme. “Era da due mesi che non ci vedevamo”. Hanno appena salutato Marco, salito sul pullman con i compagni per andare in hotel. Una notte e poi la finale: “Lecco per noi è un posto particolare. Lì è morta sua nonna. Speriamo che lo guardi dall’alto”. Liete e delicate note di emozione e commozione accompagnano nel racconto la voce di papà Paolo. “Si è impegnato molto quest’anno, ci auguriamo che possa concludersi bene. Poteva segnare altri gol nelle ultime due partite. Noi comunque lo lasciamo tranquillo, non lo pressiamo sul calcio. Sa cosa deve fare”.

Nel mentre passano dei tifosi rossoneri: “Lasciateci Frigerio a Foggia”. Testimonianze d’amore. Testimonianze del valore del ragazzo, come quella del presidente Canonico che, a fine allenamento, si è fermato a parlare con i due genitori: “Crescerà, diventerà un giocatore importante. Deve mantenere questa umiltà”. Già, l’umiltà: “Un valore che abbiamo sempre cercato di trasmettergli”. Da genitori ai figli. E ora toccherà anche a Marco: “Tra pochi mesi diventerà papà. Una bellissima notizia”. Mesi importanti: “Sarebbe bello coronare tutto questo con una vittoria”. Questione d’amore. Un pallone e un abbraccio. Un ritorno… nel ritorno. Casa dolce casa, la finale di Frigerio.

A cura di Nicolò Franceschin

Nicolò Franceschin

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