Lecco, Minadeo: “Il miglior acquisto? La conferma dello zoccolo duro. Ma ai vertici metto sempre i giovani”

Il ds del Lecco, Antonio Minadeo - screen - www.lacasadic.com
Il direttore sportivo del Lecco ha tracciato una panoramica sulla situazione del club.
Quattro partite, 10 punti, testa della classifica e tanta, tantissima consapevolezza nel serbatoio. Il nuovo Lecco formato 2025/2026 va subito all’attacco e preme dalla voglia di dimostrare tutta la propria forza. Desiderio che pianta le sue radici su strade prospere, coltivate e curate con lavoro meticoloso e scelte accorte. Quelle che il direttore sportivo manzoniano, Antonio Minadeo, prende e difende allo strenuo. Erigendole a strumento di conquista: il campo, per il momento, gli sta dando ragione.
Giunto sulle sponde del lago due stagioni fa, il classe ’76 ha saputo gestire con anima e polso la retrocessione dalla Serie B incassata dal club biancoceleste. Accompagnandolo in un graduale processo di rafforzamento della base preesistente, creandovi attorno i presupposti per ritrovare serenità e risultati. Nonché freschezza: ingrediente delle grandi rincorse. Che i giovani ben incorporano e ben interpretano: restano loro il sale della crescita lecchese.
Un decorso lungo, incentrato su valorizzazione e identità, che l’ex Legnago e Campobasso ha così commentato ai nostri microfoni. Senza auto-elogiarsi, ma mettendo al primo posto lavoro di squadra e sinergie corali: “Io ragiono molto di squadra. Ogni componente ha la propria importanza. Se ho inciso in questo inizio soddisfacente, l’ho fatto solo nella parte che mi spetta. Speriamo di continuare così, ora che viene il difficile”.
Parola d’ordine, programmazione. E tempi di esecuzione: “Abbiamo avuto la fortuna, o sfortuna, di finire lo scorso campionato ad aprile. Dunque abbiamo avuto modo di pianificare con calma la nuova stagione. La società ci ha messo a disposizione mezzi economici e organizzativi; insieme all’allenatore, Valente, avevamo già pensato di costruire una rosa giovane e di qualità, rispettando determinati budget economici”. Aspetto, quello concernente la sostenibilità delle decisioni, su cui Minadeo basa tanto della sua politica.
Sviluppo sostenibile e giovani di qualità: la visione del club
L’intervento del ds prosegue proprio parlando di un fattore a lui tanto caro: l’equilibrio tra risultati sportivi e sviluppo durevole. Come raggiungerlo? Così: “In Serie C la sostenibilità si può ottenere solo con una rosa futuribile. Noi abbiamo una squadra molto giovane e soddisfiamo questo parametro, tra giocatori ancora in età rivendibile e prodotti del vivaio”. Questi ultimi restano sempre al centro dei pensieri di Minadeo, che a riguardo conferma idee chiare, forti: “I ragazzi devono trovare terreno fertile. Ossia una società accogliente e che li inserisca gradualmente. Secondo me, infatti, l’unica differenza tra prima squadra e Primavera resta puramente fisica. Extra-campo sappiamo già come far sentire i giovani a loro agio, difatti ne abbiamo lanciati tanti. Questo perché in cima poniamo l’etica. Dopo, viene il calciatore”.
Regola chiave, perseguita sul manto verde e anche dietro le quinte. Dove l’allenatore, Federico Valente, si fa portavoce del verbo vincere. Poche e semplici regole, un vademecum di vertice: “Valente lo conoscevamo già l’anno scorso. Non era la sua squadra, ma è sempre stato un grande professionista. Meticoloso e anche un pò pignolo. Gli va dato merito, perché il gruppo lavora tanto, anche 6-7 ore al giorno. Ha un’idea di calcio e sa come trasmetterla. E può contare su uno staff di assoluto livello”. Tanto per ribadire il concetto di squadra. La stessa che, attraverso forti opere di convincimento, è stata confermata in blocco. Continuando a seminare sogni tra le mura del Rigamonti-Ceppi: “Il miglior acquisto resta lo zoccolo duro. Io mi appello soprattutto allo spessore morale delle persone. Posso dire che il gruppo è davvero forte, e non solo tecnicamente”. Tra i volti nuovi, tre speranze: “Spero che Rizzo, Pellegrino e Alaoui possano ritagliarsi subito spazio”. Rimpianti? Nessuno. Presto detto il perché: “Sono uno che lascia correre. Non mi piace insistere. Noi vogliamo solo gente che, a sua volta, vuole giocare a Lecco“. Può bastare?

Difficoltà e obiettivi
Senza mai distaccare i piedi da terra, Minadeo traccia anche un bilancio sui suoi primi due anni di operato. Toccando anche temi delicati, difficoltà annesse: “Ne abbiamo incontrate molte lungo il tragitto, specialmente nella stagione passata. Quando sono arrivato non è stato facile gestire il peso di una retrocessione, al di là del valore tecnico dei giocatori. Poi tutti insieme abbiamo appoggiato moralmente i ragazzi, reagendo alle avversità. Con educazione, silenzio e tanto lavoro. Non c’è nessun segreto”.
E non vi è neanche una formula magica. Questo Lecco funziona da sé, e funziona bene. Ma vietato scomporsi. La Serie C richiede self-control (per dirla alla Raf). E anche quella sana voglia di urlare contro il cielo, per scomodare Ligabue. Minadeo, invece, abbassa il volume, riducendo a zero le emissioni. La musica resta bella, anche se tacita. Proprio perché reale, tangibile: “Obiettivamente, ci sono squadre che a livello di budget sono molto superiori a noi. Il campo sarà giudice supremo. Noi dobbiamo solo avere la voglia di correre più degli altri, di migliorare e di crescere tutti insieme. Chi superale difficoltà, ne beneficerà. Questa squadra è futuribile e, con l’aggiunta di un tassello ogni anno, può diventare davvero tanto forte. I risultati, poi, verranno da sé”. Ora sì: può bastare.