Livorno, si è sbloccato Di Carmine: due doppiette nelle ultime quattro

Samuel Di Carmine / Credit: FOTO NOVI-US Livorno
Contro il Pontedera è arrivato il quinto sigillo stagionale per l’esperto classe ’88. Il Livorno ritrova così bomber Di Carmine.
Seguire la testa o il cuore? Ascoltare la ragione o l’istinto? Restare fermi o continuare a scoprirsi un passo alla volta? Di domande così, ce ne poniamo molte. Sospesi, quotidianamente, tra il sogno di volare e la paura di cadere: siamo umani, è normale. Ma c’è chi va oltre ogni ragionevole dubbio. C’è chi, insomma, non ne ha mai davvero abbastanza. E in questa ristretta cerchia di grandezza rientra di prepotenza anche Samuel Di Carmine. Lui ne ha vissute tante. Anzi, tantissime.
Sin dalla sua infanzia, passata al fianco di papà Emidio. Anch’esso calciatore (nonché compagno di Gigi Riva nel Cagliari di Scopigno), anch’esso attaccante: un affare di famiglia. Per giunta, ex Livorno: gioco del destino, proprio l’ultima (e attuale) avventura intrapresa dal figlio Samuel, che oggi segna e ricorda alla maniera dei migliori boa il suo primo, grande mentore, venuto a mancare due anni fa. Parola al campo.
Arrivato in amaranto durante l’ultima sessione estiva di mercato, una volta terminata l’esperienza di Trento, il classe ’88 è ben presto tornato a fare quello che – a conti fatti – gli è sempre riuscito ottimamente: sovvertire codici ed equilibri al grido di “gol”. Vero, non era partito forte (solo una rete in dodici presenze), ma le ultime uscite hanno prontamente restituito a chi guarda il ritratto di un vero e proprio rapace. Punto di svolta datato 24 novembre, contro la Torres (una delle squadre di papà Emidio, tra l’altro): i toscani vincono 3-1 e riemergono veracemente dai bassifondi.
Hombre del partido, ovviamente, il nostro protagonista. Samuel Di Carmine: nome e cognome ben precisi che, in quel pomeriggio di pioggia, si iscriveranno a referto per ben due volte. Entrambe dagli undici metri, a differenza di quanto sfoggiato esattamente 180 minuti più in là. Altro giro, altra doppietta. Vorace, da attaccante puro, questa volta: un bellissimo tiro a giro, un pallonetto e un 2-2 contro il Pontedera che regala un bis di facili constatazioni. Il Livorno non molla, Di Carmine insieme a lui. Facile.
La Fiorentina, l’Inghilterra, i gol pesanti: a Di Carmine piace solo segnare
Eppure, il suo animo è viola. Sì: la sua prima dimora calcistica è stata la Fiorentina. Con lei esordì tra i grandi, segnò tra i grandi (in Europa League, contro l’Elfsborg) e può dire di aver staccato i piedi da terra. Direzioni, molteplici: tra esse, persino il QPR, in Inghilterra. Un’esperienza fugace (27 presenze e 2 reti) che però gli darà lo slancio definitivo. Per esporsi, segnare e dettare legge, in particolar modo nelle nostre Serie B e C. Non ne vuole sapere di mollare, proprio come il suo grande idolo: un certo Batistuta. Su questa falsariga, affatto casuale, basa ogni sua piccola-grande conquista.
A Cittadella si sblocca, alla Juve Stabia incamera la prima doppia cifra (14 reti) mentre a Perugia supera i 20 e si guadagna persino la Serie A. Disputata con l’Hellas Verona, onorata al massimo nonostante qualche frizione iniziale con l’allenatore Juric: il primo centro, scherzo del destino, lo sigla alla Fiorentina. Gli altri sette ne esalteranno tutta l’incisività, negli anni a seguire venuta progressivamente meno ma pur sempre parte del suo background calcistico. Due le conferme definitive: a Catania (dove, per sua stessa ammissione, ha ritrovato desiderio) e a Trento. 10 gol con i rossazzurri, addirittura 14 sotto l’egida di Tabbiani. Anni, 36. Fame, la stessa. E Livorno conferma.

Fermarsi, mai
Anche perché il 2026 è alle porte e nessuno vuole farsi trovare impreparato. Il club amaranto in primis, specialmente dopo l’ultimo pari contro il Pontedera. Il quinto risultato utile consecutivo per la truppa di Venturato, che ha decisamente fatto centro: da quando siede sulla panchina livornese non ha mai perso.
Anzi: ha persino fermato le due regine del girone B. Pareggio per 1-1 contro il Ravenna, successo per 2-1 contro l’Arezzo. Poco male, insomma. Nonché frutto di una consapevolezza crescente, che il 2026 dovrà certamente alimentare di continuo. I primi impegni lo richiedono: Ternana, Juventus Next Gen, Guidonia. Poi, la Vis Pesaro a chiudere un mese in cui servirà tutto. In primis, i gol di Di Carmine. Ma quelli non dovrebbero mancare: è la sua storia a dirlo.
