Credit: Mantova 1911
Parlare della promozione del Mantova in Serie B significa raccontare una storia diversa. Diversa per com’è nata e per i suoi protagonisti, per le idee che l’hanno guidata, per i significati che ha assunto. Quella biancorossa è la storia della rinascita di una squadra, di un club, di una città. La metafora perfetta? Forse quella della fenice. Una cavalcata che affonda le sue radici nelle ceneri. Le ceneri di quello che era rimasto da anni fatti di incertezze e difficoltà. Ed è lì che è (ri)nato il Mantova. Nelle problematiche societarie del passato, nella delusione di una piazza ormai disillusa e, ancor di più, in una retrocessione dopo i playout nella scorsa stagione. Da quel 13 maggio 2023 il mondo biancorosso è cambiato. Una data con i contorni della “fine” trasformata in una possibilità di ripartire. Ripartire in un modo nuovo e diverso. Con credibilità, prospettiva e serietà. Con un progetto fondato sulle idee e sugli uomini. Ed è dagli uomini che il presidente Piccoli è voluto ripartire. Riscrivere la storia, il Mantova è in Serie B.
Una rivoluzione gentile. Un cambiamento fatto di scelte decise e una crescita progressiva. Un percorso prima pensato e immaginato, poi posto in essere. Il 31 luglio l’acquisizione delle quote di maggioranza da parte del presidente Piccoli. Uno l’obiettivo: “Fare il bene del Mantova”. E farlo “dando credibilità a un progetto sano e solido e recuperano la fiducia della gente”. Un ambiente da ridisegnare ricostruendone le fondamenta. La chiamata di Botturi come direttore sportivo, dopo l’annata dei miracoli a Sesto. La scelta di Possanzini come allenatore, dando un preciso segnale sulla filosofia da perseguire. Una squadra a travolta.
La storia la scrivono gli uomini. E Mantova ne è l’esempio. Piccoli con la sua volontà di ridare dignità e ambizione a una piazza storica. Botturi nella sua volontà di fondare il progetto sulle persone, prima ancora che sui giocatori. Persone valutate sul loro spessore umano e sulla loro “pressione sanguigna”. Mentalità chiara: “Penso che nella vita quando uno ha delle idee e vuole fare qualcosa di diverso non deve aver paura e deve portarle avanti, altrimenti si corre il rischio di snaturarsi”.
E poi la guida di questo gruppo, Davide Possanzini. Una impronta tattica e tecnica. Essere sempre fedeli alle proprie idee e ai propri principi. Valori mai traditi, neanche nei momenti di difficoltà. E il campo ne è l’esemplificazione più limpida. La ricerca del dominio e della qualità, il possesso del pallone e la gestione dei tempi e degli spazi. Burrai e Galuppini le menti portatrici delle idee del loro allenatore. E, infine, i tifosi. Una piazza tornata a esultare. Un entusiasmo ritrovato. All’ombra del Palazzo Te un canto è tornato: “Non ti lascerò mai”.
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